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QT n. 10, ottobre 2021

Dagli ambientalisti una app per vedere le aree cacciabili

Guardi lo smartphone e sai se puoi passeggiare tranquillo.

Se non provenisse dalle associazioni ambientaliste, saremmo tentati di considerare la notizia uno scherzo, o l’ennesima fake-news. Non è facile infatti credere a quanto scrivono gli ambientalisti nel loro comunicato quando affermano che il risultato del loro sforzo potrà risultare utile agli stessi cacciatori. Eppure è proprio così: la app di cui parliamo è utile non solo a chi frequenta i boschi per i motivi più vari, ma anche a chi va a caccia.

La mappa zonale con l’evidenziazione di tutte le aree non cacciabili

Vediamo di che si tratta. Sul territorio provinciale non si può cacciare ovunque ed è quindi importante sapere con precisione dove mi trovo se voglio andare a caccia in una certa zona. Per i non addetti ai lavori è facile ritenere che il problema sia facilmente risolvibile: tutti hanno ormai uno smartphone, che grazie al suo GPS incorporato, ti dice dove ti trovi in quel momento. Ma questa informazione da sola non basta. So dove sono, ma nessuna mappa mi dice se in quel punto la caccia è possibile. Finora è stato proprio così e questo è dipeso dal fatto che sono molti i fattori che intervengono a ridurre le aree cacciabili, come si capisce guardando la cartina che pubblichiamo, dove si vede che le aree non cacciabili sono molto frastagliate. Molteplici sono le cause di limitazione della caccia: i 287 ex biotopi, ora riserve comunali e provinciali; le foreste demaniali; i valichi di montagna interessati dalle rotte di migrazione; i giardini, i parchi pubblici e privati e i terreni adibiti ad attività sportive; le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici e privati di produzione di selvaggina; i luoghi ove vi siano opere di difesa dello Stato o divieti militari; le zone di rispetto (raggio di 100 metri da immobili usati come abitazione o posto di lavoro, e di 50 metri da ferrovie e strade) - le strade forestali di tipo B e le strade agricole di proprietà comunale.

Screenshot del cellulare con l’indicazione della propria posizione rispetto alle aree cacciabili

Il risultato finale dello sforzo di trasferimento di tutte queste informazioni nella cartografia provinciale è una mappa che finalmente le contiene tutte simultaneamente. La app che la utilizza, e che viene ora messa gratuitamente a disposizione di tutti, sovrappone con immediatezza la posizione dell’utilizzatore alla mappa che evidenzia appunto aree cacciabili e non. Nel comunicato le associazioni, diplomaticamente ricordano che: “A volte per banali motivi di sicurezza personale, a volte per poter meglio contrastare episodi di bracconaggio, capita che il comune cittadino, oppure l’escursionista in gita, o il proprietario di un fondo, o l’agente addetto alla vigilanza venatoria abbiano la necessità di sapere se un cacciatore possa o meno praticare la sua attività. Allo stesso modo, è possibile che, nell’esercizio legale dell’attività venatoria, i cacciatori stessi vengano a trovarsi in aree per le quali possono –anche in buonafede- non essere a conoscenza se si tratta o meno di uno spazio precluso alla caccia”.

Scrivono diplomaticamente perché tra le righe si può capire che anche un cittadino può segnalare all’autorità competente il cacciatore che spara dove non dovrebbe. Ma al contempo, anche i cacciatori possono sapere dove possono cacciare e quindi figurano tra i possibili utilizzatori di questo servizio. Che siano in grado di apprezzarlo o non lo considerino invece un attacco ai loro diritti, è tutto da vedere. La maggior parte dei cacciatori, infatti, tramite l’app, scopre che l’applicazione rigorosa delle normative ha come conseguenza che le aree a disposizione sono minori di quelle che loro ritengono disponibili.