7.500 elettori, le risposte, i valori
Al nostro test elettorale hanno risposto in oltre 7500. Cosa hanno comunicato e come con essi si rapportano partiti e candidati.
Nella fase pre-elettorale avevamo coinvolto i nostri lettori, e un pubblico più ampio, in un test politico. Elaborate 20 domande programmatiche, le avevamo sottoposte ai candidati alla presidenza del Consiglio provinciale e ai partiti.
Ognuno di essi (8 candidati presidenti e 12 partiti) aveva espresso per ciascuna delle 20 affermazioni il proprio assenso o dissenso (in 6 gradazioni, da “molto favorevole” fino a “molto contrario”). Lo stesso test era stato poi effettuato on line dagli elettori, che alla fine potevano riscontrare la propria consonanza con i candidati: domanda per domanda, come pure la vicinanza totale, ricavata da una media. Il test ha riscontrato un notevole successo, superiore alle previsioni: oltre 7.500 cittadini lo hanno completato.
Da parte nostra è stato un servizio che abbiamo voluto proporre ai lettori, a chi ci conosce e a chi no.
Ma il notevole insieme di dati che è stato così raccolto si presta anche a molteplici considerazioni ed approfondimenti, che qui operiamo. Tenendo presente che il nostro non è stato un sondaggio: non si rivolgeva a un campione rappresentativo dell’elettorato, ma a una porzione di elettorato autoselezionata. E difatti la coalizione che è risultata più consonante con il nostro lettore è stata – al 37,75% - quella guidata da Giorgio Tonini, mentre quella di Maurizio Fugatti vincente nelle urne, nel nostro test ha riportato solo il 27% di consensi.
Questo è un limite ai nostri risultati. Ma fino a un certo punto. Perché evidenzia le sensibilità programmatiche di una vasta area, soprattutto di centrosinistra ma non solo.
Su questo, anche tenendo conto dell’imponente numero delle risposte (7.500 dicevamo, e su scala provinciale, contro le 1.000 che sono quelle dei tradizionali sondaggi su scala nazionale) vale la pena ragionare, addentrandoci nei risultati.
Qui lo facciamo attraverso due articoli: uno di Gaspare Nevola, docente di Scienza politica all’Università di Trento, che analizza le risposte suddividendole in alcune aree tematiche; e uno del direttore Ettore Paris, che confronta, nelle stesse aree tematiche, le risposte degli elettori con quelle dei candidati.
I rispondenti al sondaggio, benché “autoselezionati” e non scientificamente rappresentativi (ossia un campione casuale) né dei Trentini né del “popolo progressista” o del centrosinistra e dintorni, costituiscono un segmento che offre stimoli per cogliere i modelli di orientamento politico e ideologico-culturale diffusi tra i cittadini che “guardano a sinistra” o meglio al centrosinistra autonomista trentino e di governo degli ultimi anni, di cui il PD è parte importante. Presumiamo che chi si è cimentato col sondaggio sia persona particolarmente interessata alla politica e talora un militante politico o per delle idee: laico o cattolico, uomo o donna, giovane o meno, con titoli di studio, con reddito o patrimonio più o meno elevati. Da questi cittadini ci si aspettano scelte elettorali conformi, a grandi linee, al loro profilo politico-ideologico: sono l’elettorato atteso per almeno una parte cospicua delle forze politiche che hanno governato la Provincia di Trento nell’ultima legislatura, ma anche nell’ultimo ventennio.
I partecipanti al sondaggio sono stati sollecitati a posizionarsi su una serie di temi (si vedano le 20 domande-stimolo), formulati tramite affermazioni: è stato loro chiesto, caso per caso, di dichiararsi (secondo una scala graduata) favorevoli oppure contrari.
Nell’osservare la distribuzione delle risposte, il primo dato di tendenza generale che emerge è che i rispondenti esprimono orientamenti per lo più polarizzati: tra i favorevoli di varia gradazione e i contrari di varia gradazione si registra quasi sempre un rapporto almeno di 2 a 1. Le uniche eccezioni riguardano le domande-stimolo 14 (giudizio sugli investimenti per grandi opere e infrastrutture) e 20 (giudizio sugli imprenditori del porfido), dove la popolazione dei rispondenti quasi si spacca a metà tra i favorevoli e i contrari. Per il resto, rispetto ai singoli temi, emergono posizioni nette sull’asse favorevole/contrario: larghe maggioranze (che arrivano in alcuni casi al 90% e oltre), da una parte, e piccole minoranze (anche sotto il 10%), dall’altra. Insomma, nel loro insieme i partecipanti esprimono tendenze ben marcate. Tale risultato è confermato anche dal fatto che le percentuali di coloro che sui vari temi scelgono una posizione più moderata, ossia la cosiddetta “opzione rifugio” (“abbastanza” favorevole, “abbastanza” contrario) si attesta al di sotto delle aspettative: inferiore a quanto spesso si registra con i sondaggi, tolte alcune eccezioni (domande-stimolo 1, 2, 15, 20), che includono, significativamente, quella relativa al giudizio sui 20 anni di governo del centrosinistra autonomista. In questo risultato ha probabilmente inciso la formulazione spesso “tirata” delle domande-stimolo, che può aver indotto molti rispondenti a giudizi tendenzialmente “radicali” in un senso o nell’altro.
Nell’analisi dei risultati che segue, la varietà dei temi sollevati dalle domande-stimolo è stata categorizzata in 5 principali aree tematiche. Sebbene alcune domande possano essere ricondotte a più e differenti macro-aree tematiche, per semplicità di analisi si è preferito forzarle tutte in una sola area. L’organizzazione delle aree tematiche è la seguente: a) “governo del centrosinistra autonomista” (domande 1, 2, 17); b) “immigrazione” (domande 5, 6, 7, 8, 12); c) “servizi (sanità)” (domande 18, 19); d) “sviluppo tra economia ed ecologia” (domande 9, 10, 11, 14, 15, 16, 20); e) “cultura, istruzione, ricerca” (domande 3, 4, 13).
1. Area tematica “Governo del centrosinistra autonomista”
In quest’area troviamo una serie di affermazioni concernenti lo schieramento politico che ha governato la Provincia autonoma. Possiamo supporre che una buona misura dei rispondenti nel 2013 (ma anche prima) abbia votato per le formazioni del centrosinistra autonomista. Ma alla vigilia del voto del 21 ottobre 2018 il loro giudizio complessivo sulla maggioranza di governo risulta negativo.
Il 60% aderisce ad un’affermazione piuttosto dura: “I 20 anni di Dellai e Rossi sono stati anni ricchi dell’Autonomia, sprecati in operazioni clientelari”, a fronte di un 40% che la respinge. Analoga tendenza si riscontra sull’affermazione: “Il centrosinistra autonomista è stato troppo succube rispetto ai poteri forti del Trentino” (e qui probabilmente si risente anche di alcuni scandali che hanno interessato l’amministrazione pubblica). Va tuttavia rilevato che in entrambi i casi il nostro segmento di “popolo progressista” non porta agli estremi il giudizio critico, come invece verifichiamo in altri ambiti: se l’insieme dei “molto favorevoli” e “favorevoli” alle due affermazioni tocca percentuali significative (il 28 e il 35%, rispettivamente), è anche vero che emerge un 33 e un 29% che si limita a dichiararsi soltanto “abbastanza favorevole” alla critica.
Con la domanda-stimolo 17 il giudizio si allarga agli enti pubblici e parapubblici: si chiede assenso o dissenso sul fatto che essi devono assicurare la trasparenza del loro operato, che la trasparenza dev’essere prioritaria rispetto agli interessi privati e che, ad esempio, vanno resi noti “gli elenchi degli abbonati omaggio della A22”. A diverso grado, favorevole a questa posizione è il 91%, di cui ben il 38% “molto favorevole” e solo il 22% “abbastanza favorevole”. Anche da qui è evidente un ulteriore segnale di presa di distanza dei rispondenti rispetto alle forze politiche al governo della Provincia, quelle verso cui supponiamo vadano per lo più le loro preferenze.
2. Area tematica “Immigrazione”
Qui entra in gioco il fenomeno dell’immigrazione: degli insediamenti degli immigrati e dei flussi migratori, con i pregiudizi e giudizi che accompagnano la questione più rumorosa ma anche più delicata degli ultimi anni. Su questo tema si catalizza l’attenzione delle campagne politiche e mediatiche; ma il tema, d’altra parte, mobilita con forza l’opinione pubblica, i quartieri della città e i vissuti dei cittadini.
Di fronte a questa sfida sociale e culturale, oltre che politica, fino a qualche anno fa il Trentino era restato sostanzialmente estraneo alle paure, alle ansie e alle discussioni, perché terra di scarso o poco visibile insediamento extracomunitario. Il Trentino è oggi anch’esso in preda alla sindrome del “come” e “cosa” fare con i migranti e gli immigrati. Al tema il sondaggio dedica ben 5 domande-stimolo, declinandolo in riferimento a religione e luoghi di culto, a bassa natalità degli “indigeni”, ad accoglienza e integrazione dell’immigrato, a “aiuti a casa loro” e “alloggi prima ai Trentini”.
Il segmento di “popolo progressista” si qualifica per una chiara chiusura nei confronti degli atteggiamenti anti-immigrati: l’84%, ad esempio, è d’accordo con l’affermazione che di fronte agli immigrati è cruciale “saper accogliere” e “integrare”, mentre il 79% concorda con l’affermazione secondo cui ogni religione abbia diritto a costruirsi i propri luoghi di culto, e che non debbano esserci discriminazioni dettate, ad esempio, da motivazioni urbanistiche.
Ma anche in questo segmento di “Trentini progressisti” notiamo qualche segno in controtendenza. C’è infatti un 15-20% di contrari alle due affermazioni pro-accoglienza/integrazione degli immigrati: è una spia del fatto che il tema migratorio non sia vissuto e valutato con un atteggiamento del tutto condiviso. L’emersione di atteggiamenti che ammaccano il “politicamente corretto” nei confronti della “questione migratoria” arriva dalla domanda-stimolo che afferma l’ineluttabile bisogno di immigrati a causa degli attuali scarsi tassi di natalità tra gli autoctoni: qui solo poco più della metà dei rispondenti si dichiara favorevole, a fronte di un quasi 45% di contrari.
Non è facile interpretare il significato di queste risposte, ma azzardiamo l’ipotesi che una gran parte dei “nostri progressisti” trovi l’argomento funzionalista a sostegno dell’immigrazione non convincente: non basta fondare le ragioni dell’apertura agli immigrati sulle necessità demografiche della nostra società. Resta da capire se, per i “contrari” all’affermazione che stabilisce un nesso tra scarsa natalità e bisogno di immigrati, un più elevato tasso di natalità autoctona possa portare a una chiusura verso gli immigrati oppure che il loro sostegno all’apertura si fondi su altre ragioni, di tipo non demografico-funzionalista (fratellanza umana? virtù del multiculturalismo? sostegno alle “contaminazioni” etnoculturali?).
L’ipotesi che la questione immigrati getti un po’ di scompiglio nei modelli di orientamento valoriale “progressista” è sul tavolo. Nel sondaggio trova ulteriore spazio con le risposte alla domanda-stimolo 12, quella relativa agli alloggi: prima ai Trentini (o agli Italiani) o no?
Coerentemente alla tendenza generale fin qui emersa, il 59% si dice contrario (anche se con un significativo 30% di solo “abbastanza” contrario); ma non può non colpire che tra il “popolo progressista” ci sia un 41% che si dice (variamente) favorevole a “prima gli Italiani, anzi i Trentini”. Forse dentro l’epocale sfida migratoria dei nostri tempi si sta consumando un riaggiustamento dei modelli valoriali, un riequilibrio dei bisogni e dei vissuti tra egoismi e altruismi, e con ciò un mutamento nella cultura politica del popolo del centrosinistra.
Sono, questi, fenomeni difficili da misurare, ma che stanno dietro a quel rifacimento della politica che sempre più si manifesta attraverso i risultati elettorali che, volta dopo volta, escono dalle urne. Al riguardo fa riflettere pure un altro dato del sondaggio. Di fronte alla sfida migratoria, ben il 70% si mostra favorevole alla politica (o allo slogan?): “Aiutiamoli a casa loro”, incrementiamo i fondi per lo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo. La sensatezza di questo orientamento non può essere nascosta, ma nemmeno la debolezza della sua effettiva praticabilità o efficacia. Ma è anche difficile nascondere come questa politica sia proprio quella da tempo sostenuta da tutti i “populismi”, “sovranismi”, “xenofobismi” occidentali e dal leghismo nostrano, ivi compreso il Salvini ministro degli Interni.
3. Area tematica “Servizi. la sanità”
Questa area tematica consente di registrare quali siano gli orientamenti prevalenti nel campo dei servizi pubblici e, segnatamente, della sanità in Trentino. Ma, allo stesso tempo, tali orientamenti riflettono giudizi sul governo provinciale del centrosinistra autonomista, date le forti polemiche e opposizioni che hanno suscitato negli ultimi anni talune sue scelte in quest’ambito.
Una prima domanda-stimolo del sondaggio afferma che è giusto e razionale centralizzare i servizi sanitari a Trento, anziché disperderli in servizi periferici. Per certi aspetti, questa è stata la linea seguita di recente dall’Amministrazione provinciale trentina. Sul punto il 60% dei rispondenti si dichiara contrario (anche se quasi il 30% solo “abbastanza” contrario). Una seconda domanda-stimolo afferma che è preferibile destinare più fondi pubblici “per convenzioni con la sanità privata piuttosto che spendere in quella pubblica”. Anche questa è stata una policy seguita dal governo provinciale uscente. E anche in questo caso arriva la disapprovazione dei partecipanti al sondaggio: sonante è l’83% di contrari (dove abbondano i “molto” contrari). Non è ipotesi peregrina intravedere che sulla pesante sconfitta del centrosinistra nel voto di ottobre abbiano pesato anche questi orientamenti, a quanto pare fortemente diffusi nell’universo politico-valoriale vicino alla maggioranza di governo uscente, e non solo in quello avverso al centrosinistra.
4. Area tematica “Sviluppo fra economia ed ecologia”
Il nostro segmento di orientamento variamente “progressista” è fortemente convinto che lo sviluppo del territorio trentino e della sua Autonomia debba essere ancorato alla sua identità ed economia “di montagna”, che per rispondere adeguatamente alle sue esigenze si debbano privilegiare i rapporti con le regioni alpine contigue, dare impulso ad “un’Euroregio vera” e rinsaldare i legami con Bolzano, Innsbruck e Belluno (alla domanda-stimolo che delinea questa visione si è detto favorevole l’87%).
Sulle politiche di investimento per lo sviluppo economico del territorio i rispondenti si mostrano contrari alla strategia delle grandi opere, ad esempio a quelle che prevedono forti investimenti in grandi infrastrutture di comunicazione o in grandi eventi che facciano da volano all’economia del turismo. Al riguardo, una prima domanda-stimolo afferma: “La mobilità sostenibile non deve intralciare la mobilità effettiva, quella che oggi funziona: realizziamo la Pi-Ru-Bi”. La maggioranza delle risposte è contraria, sebbene con una percentuale limitata (56%). Una seconda domanda-stimolo afferma che per migliorare l’offerta turistica si devono costruire nuovi impianti funiviari e allestire grandi eventi musicali e motoristici in alta quota: qui il dissenso è più netto, tocca il 68%. In entrambi i casi, i rispondenti sembrano preferire uno sviluppo (anche economico) di tipo “sostenibile”, che risponda alle esigenze ecologiche del territorio e alle sensibilità post-industriali e post-materialistiche affermatesi nella cultura politica progressista a partire dagli anni ‘70, e che trova sostegno soprattutto nei ceti sociali “centrali”, benestanti e più istruiti.
Queste esigenze ecologiche e sensibilità post-materialiste trovano riscontro anche nei risultati di una batteria di domande-stimolo centrate sul tema della natura e dell’ambiente. In una si afferma che l’agricoltura del Trentino deve puntare alla qualità anziché alla quantità, ritenendo sbagliato dare priorità a fattori di sviluppo economico quali aumento della produzione per ettaro, colture in terreni non vocati, uso sistematico di fitofarmaci: i rispondenti si sono detti favorevoli per il 94% (uno dei due picchi dei risultati di tutto il sondaggio, assieme a quello riguardante la scuola).
Anche se in modo meno marcato, la stessa enfasi sui limiti di una concezione antropocentrica dello sviluppo economico e la spinta a ridefinire lo sviluppo economico nel rispetto della natura e dell’ambiente arrivano da altri due risultati: 1) uno inerente il problema dell’inquinamento, con il 64% delle risposte favorevoli alla domanda-stimolo secondo cui “Le azioni della PAT per migliorare la qualità dell’aria sono state inesistenti (mancata regolamentazione sull’uso delle stufe a legna) o inadeguate (poco stringenti limitazioni al traffico)”; 2) l’altro riguardante la questione degli orsi e dei lupi, con il 63% di contrari all’affermazione: “Orsi e lupi sono incompawwwwquesta area tematica, vale la pena porsi un interrogativo: il modello di orientamento valoriale, diffuso tra chi riteniamo guardi politicamente soprattutto alle forze del centrosinistra, ha trovato soddisfazione o no nelle politiche di sviluppo del territorio perseguite dalla maggioranza di governo uscente? Quanto questi orientamenti possono aver pesato sulla sua sconfitta?
5. Area tematica “Cultura, istruzione, ricerca”
Nell’ambito dei temi della cultura, dell’istruzione e della ricerca le risposte del sondaggio sono nette e univoche, almeno apparentemente. In primo luogo, il 94% è favorevole al fatto che, affinché nella scuola aumenti la qualità dell’istruzione, dopo una stagione di importanti investimenti negli edifici ora è necessario dirottare più risorse sui fattori primari per una buona istruzione, anzitutto sul “fattore umano”: spendere di più per le pratiche dell’insegnamento e per gli insegnanti. In secondo luogo, i rispondenti sono stati stimolati sul terreno della ricerca, e quindi sull’Università. Come sappiamo, l’Università e la ricerca trentine sono un fiore all’occhiello del territorio locale e per la stessa Amministrazione provinciale. Tuttavia, in Trentino non mancano le critiche sulle risorse, ritenute eccessive, destinate a questo settore, né le perplessità sull’effettivo contributo delle istituzioni della ricerca allo sviluppo locale, sulle sue ricadute “concrete”. Tali critiche e perplessità, va osservato, spesso faticano a valutare il contributo che Università e centri di ricerca danno allo sviluppo economico del territorio e della società trentina, con il loro variegato indotto produttivo, commerciale e dei servizi; ma soprattutto eludono il contributo propriamente culturale alimentato dalle istituzioni della ricerca e della didattica universitaria, fatto di conoscenze, professionalità e idee, di “visione” e strumenti per comprendere, interpretare e valutare la realtà. In terzo luogo, i partecipanti al sondaggio mostrano consapevolezza del “valore” della cultura. All’affermazione secondo cui: “La ricerca scientifica deve avere ricadute concrete e visibili sul territorio. Altrimenti è meglio che si finanzi da sola”, il 70% si è detto contrario e tra i favorevoli solo il 7% “molto” favorevole. D’altra parte, i partecipanti al sondaggio non sono alieni dal riconoscere alla cultura un impatto economico positivo, specie nel caso dei grandi eventi culturali di massa, che sprigionano energie e risorse solitamente associate agli spettacoli. Ma, si sa, la cultura ha molte facce. Di fronte all’affermazione secondo cui: “Con la cultura non si mangia. Spese come quelle per finanziare il Festival dell’Economia vanno cancellate”, l’87% dei rispondenti si dice contrario (e ben il 45% persino “molto” contrario, a fronte di un esiguo 4% di “molto” favorevole). In quest’ultimo caso, però, non è del tutto chiaro se la notevole contrarietà espressa si riferisca a “con la cultura non si mangia” oppure all’idea di cancellare il Festival dell’Economia. Con tutto il rispetto per il secondo, prestare seria attenzione alla prima questione ci pare cosa più importante.
Per concludere
Sulla base dei risultati sopra ricostruiti, abbiamo cercato di affrontare alcune salienti questioni. La prima concerne quali sono i valori politici del segmento di popolo di centrosinistra autonomista qui considerato. La seconda rimanda al profilo di cultura politica, o meglio di sub-cultura politico-territoriale, che esso esprime. La terza è relativa a come esso si posiziona rispetto ad una serie di temi che rivestono una rilevanza generale, extra-territoriale per così dire, ma anche una loro più specifica declinazione e connotazione nel contesto locale trentino. La quarta concerne alcuni spunti sui quali riflettere: da un lato, a proposito del giudizio che emerge sull’operato e sulle scelte di policy della maggioranza di centrosinistra autonomista uscente, della condivisione o della lontananza dall’orientamento politico tenuto dal centrosinistra al governo; dall’altro, a proposito di alcuni fattori che possono essere stati alla base della cocente sconfitta del centrosinistra nel voto di ottobre, e quindi sul terremoto elettorale dello scorso mese. ?
* * *
Gaspare Nevola è docente di Scienza politica al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale all’Università di Trento, dove è responsabile dell’Unità di Ricerca VADem (Valori, Appartenenza e Democrazia). È editorialista del Trentino e dell’Alto Adige.
I quesiti del nostro test
Quanto concordi con queste affermazioni?
- I 20 anni di Dellai e Rossi sono stati gli anni ricchi dell’Autonomia, sprecati in operazioni clientelari.
- Il centro sinistra autonomista è stato troppo succube rispetto ai poteri forti del Trentino, come Itas, Fondazione Caritro, la Cooperazione di Schelfi, o Isa, la finanziaria della Curia.
- Con la cultura non si mangia. Spese come quelle per finanziare il Festival dell’Economia vanno cancellate.
- La ricerca scientifica deve avere ricadute concrete e visibili sul territorio. Altrimenti è meglio che si finanzi da sola.
- Ogni religione deve avere diritto a costruirsi, con propri fondi, luoghi di culto. Le norme urbanistiche devono esserci, ma non devono essere usate per discriminare le religioni.
- Finchè avremo una natalità come l’attuale (1,37 nascite per ogni donna) avremo assoluto bisogno di immigrazione.
- Con gli immigrati bisogna saper accogliere, integrare e impedire possibili parassitismi.
- Aiutiamoli a casa loro. Incrementiamo quindi i fondi per la cooperazione-sviluppo nei paesi del Terzo Mondo.
- Per migliorare l’offerta turistica costruiamo nuovi impianti funiviari, apriamo all’eliski, e ai grandi eventi motoristici e musicali anche in alta quota.
- Orsi e lupi sono incompatibili con la presenza dell’uomo in montagna. Vanno drasticamente ridotti di numero, o del tutto eliminati.
- L’agricoltura trentina deve puntare alla qualità. Per questo non vanno incoraggiate le azioni che puntano alla mera quantità (come l’aumento delle produzioni per ettaro, le colture in terreni non vocati, l’uso sistematico dei fitofarmaci).
- Prima gli italiani, anzi, i trentini. Oggi gli alloggi pubblici sono assegnati in base a due graduatorie, una per cittadini comunitari, un’altra per extracomunitari (cui viene assegnata una percentuale di alloggi pari alla loro % di residenti, circa il 10%). Basta alloggi agli stranieri, diamo priorità ai Trentini veri.
- Sulla scuola si è speso molto, soprattutto per gli edifici. Si dovrebbe ora spendere di più, soprattutto per l’insegnamento.
- La mobilità sostenibile non deve intralciare la mobilità effettiva, quella che oggi funziona: realizziamo la PiRuBi (l’autostrada Trento-Vicenza-Rovigo).
- Le azioni della Pat per migliorare la qualità dell’aria sono state inesistenti (mancata regolamentazione sull’uso delle stufe a legna) o inadeguate (poco stringenti limitazioni al traffico).
- Autonomia vuol dire attenzione alla montagna, alla sua economia, alle sue esigenze: dobbiamo privilegiare i rapporti con le altre regioni alpine, a iniziare da Bolzano, Innsbruck (facendo un’Euregio vera) e Belluno.
- La trasparenza degli enti pubblici e parapubblici deve essere prioritaria sugli interessi privati: vanno resi noti gli elenchi degli abbonamenti omaggio all’A22.
- È razionale e quindi giusto centralizzare i servizi sanitari. Pertanto un servizio più efficiente per tutti a Trento, con minor dispersione in servizi periferici.
- Destiniamo più fondi per convenzioni con la sanità privata piuttosto che spendere in quella pubblica.
- Imprenditori come quelli del porfido vanno considerati positivamente, invece di descriverli come una lobby cui viene svenduto un patrimonio comune che poi gestiscono malamente.