La crisi della Scuola Musicale di Rovereto
Fra precarizzazione del lavoro e spending review
La Scuola musicale di Rovereto è una delle istituzioni culturali più vecchie della città, essendo partita in epoca austro-ungarica, a fine Ottocento. Dal 1908 è municipale, e un decennio dopo l’altro ha offerto formazione musicale di tipo classico a generazioni di roveretani, con insegnanti spesso molto qualificati.
Negli anni ‘70 si era prospettata l’occasione di trasformarla in conservatorio, come sede distaccata di quello di Milano, ma l’occasione fu lasciata perdere per i risvolti amministrativi che la cosa avrebbe avuto: i docenti che già vi insegnavano (ed il direttore padre Ottone Tonetti) avrebbero dovuto sottostare alle regole di un concorso pubblico con graduatoria nazionale, con la possibilità - in caso non scontato di vittoria - di finire ad insegnare non a Rovereto ma altrove, lontano. L’occasione fu invece raccolta da Riva, che da allora ha un conservatorio, oggi aggregato a Trento e non più a Milano.
La Civica Scuola Musicale di Rovereto continua così il suo solito tradizionale lavoro di formazione musicale sostanzialmente d’élite, ma senza lo status di conservatorio, mentre la domanda di musica e formazione musicale le cresce impetuosamente attorno e cambia natura.
Si diffondono massicciamente linguaggi musicali non classici, come il jazz, il rock ed il pop, e anche la domanda di formazione ne risente. Nascono nel roveretano altre scuole musicali: quelle su base cooperativistica di Villa Lagarina (Novàk) e di Ala (4vicariati), dove gli insegnanti sono di solito soci-lavoratori, hanno quindi investito personalmente nella costruzione delle scuole, mentre negli anni ‘90 conosce una grande espansione a Rovereto il CDM (Centro Didattico Musica/teatro/danza), una scuola privata in cui gli insegnanti lavorano in genere come liberi professionisti, ma anch’essa non priva di significativi finanziamenti provinciali. La PAT infatti interviene a un certo punto con una propria normativa sulle scuole musicali che stanno proliferando in tutta la provincia, e forma una piattaforma obbligatoria per quelle che intendono accedere a finanziamenti provinciali, costituendo un registro apposito, che però non definisce i rapporti amministrativi con gli uffici comunali. Queste nuove scuole sono più aperte ai nuovi linguaggi, soprattutto il CDM, che in questa apertura ha le sue ragioni di forza, ed oggi raccolgono molte più iscrizioni della Civica Zandonai (come s’è venuta a chiamare la scuola di Rovereto): contro i circa 160 alunni della Zandonai, la Novàk ne raccoglie 200, oltre 300 quella dei 4 vicariati e ben 700 il CDM.
I contributi provinciali alle scuole musicali sono più o meno riferiti al numero di iscritti: per il 2013 ammontano a 143.000 euro alla Zandonai di Rovereto, 425.000 al CDM, 341.000 a Villa e 279.000 ad Ala. Per il 2013, ammontano complessivamente ad euro 4.694.000 gli importi stanziati dalla Provincia per tutte le scuole musicali del Trentino, importi che non possono non suscitare preoccupazioni di sostenibilità sui prossimi anni.
Dagli anni ‘70 comunque la Zandonai di Rovereto conosce una fase di stabilizzazione degli insegnanti - tramite concorsi comunali ed inserimento del personale nella pianta-organica del Comune - e ottiene l’attuale bella sede su vorso Rosmini.
Arriva la crisi
Le cose filano più o meno lisce fino al nuovo secolo, quando anche la scuola musicale di Rovereto comincia a sentire il fiato sul collo della pressione finanziaria a cui sono sempre più sottoposti gli enti locali (con blocco delle piante-organiche, del turn-over, della spesa corrente ecc.) e prova a risolvere i problemi con il ricorso a contratti di collaborazione temporanei, importando in questo modo tensioni fra i vecchi insegnanti in ruolo e quelli entrati più recentemente con contratti precari. Il sindaco della precedente amministrazione, Guglielmo Valduga, cercando il modo di risolvere il problema della precarietà dei nuovi insegnanti, appalta i corsi per alcuni strumenti alla scuola musicale Novàk di Villa (una cooperativa, quindi non sottoposta alle restrizioni degli enti-locali, e dove insegnano ora vari ex-allievi della Zandonai). Contesta pubblicamente la cosa anche il direttore della Zandonai Filippo Bulfamante, anche lui precario con rinnovo dell’incarico anno per anno, che si becca dall’amministrazione Valduga il divieto di parlare con la stampa. Bulfamante ricorre contro questa censura vincendo la sua causa, ma compromette in questo modo i suoi rapporti con la struttura comunale e la storia si trascina fino all’estate del 2014, quando dopo varie vicende il suo incarico di direttore non viene rinnovato, e il Comune avvia invece un incarico per il “coordinamento” della scuola roveretana, affidando anche questo al direttore della Novàk di Villa (oltre che ad una interna).
Quando nel 2010 a Rovereto arriva l’amministrazione Miorandi, si trova anche questa patata bollente della Scuola Civica Musicale. Il sindaco dice di pensare ad una apposita Fondazione (in Fondazione viene trasformato anche il Museo Civico) e viene formata una commissione (in realtà due, una dopo l’altra) per trattare l’argomento. La fase della “commissione” si trascina ancor oggi senza conclusioni precise (anzi “consegnata” ad un certo punto dall’invito ad occuparsi solo di didattica), secondo alcuni per la mancanza di indicazioni univoche da parte della Amministrazione, ed invece con input diversi da parte delle varie parrocchiette, legate a proposte diverse e a diverse ipotesi di candidatura per la direzione della nuova Fondazione. Facciamo qui di seguito la rassegna di alcune idee circolate nei lavori della commissione, che non hanno portato per il momento ad una proposta precisa, ma che sono sul tavolo come ipotesi.
Partendo dal progetto della Fondazione, si è posto il problema di quali delle strutture attuali provare ad includere: all’ipotesi di una fusione ristretta alle scuole di Rovereto e di Villa (che già collaborano, come abbiamo visto) si segnala il problema che in questo modo rimarrebbero fuori i numeri ragguardevoli di quella di Ala e soprattutto del CDM, la più “diversa” fra le strutture attuali, ma anche la più pesante quantitativamente (e la quantità di iscrizioni, come abbiamo visto, ha il suo peso sia per la forza organizzativa in sé, che per i rapporti con la PAT). Ovviamente la natura delle varie scuole è molto diversa, ma si è ipotizzata anche la possibilità di una articolazione interna alla Fondazione, che tenendo fermo il principio dell’unione fa la forza, consenta di tracciare possibili percorsi differenti, con un’area di formazione musicale amatoriale alla base, dalla quale però si possa a un certo punto selezionare l’utenza più motivata, avviandola verso un percorso professionalizzante tipo liceo-musicale, indirizzato ad un accesso al conservatorio di Trento.
Ovviamente mettere assieme nel progetto di un’unica Fondazione realtà così differenti anche dal punto di vista giuridico crea molti problemi, basti pensare che nella nuova Fondazione dovrebbero confluire anche i patrimoni delle varie scuole di partenza, e pensiamo lo stato d’animo - per esempio - dei soci-lavoratori delle scuole di tipo cooperativistico che vedrebbero assorbito dalla nuova entità il patrimonio della loro scuola di partenza, che hanno contribuito personalmente a formare, senza magari neppur vedersi garantito il posto di lavoro (per possibili “razionalizzazioni” in corso d’opera). Al punto in cui siamo sembra impossibile arrivare a concludere il percorso ad ostacoli della costituzione della Fondazione prima delle elezioni comunali del 2015, ma la prossima amministrazione dovrà prendere decisioni delicate.
Contro l’ipotesi della Fondazione annunciata da Miorandi si muove una opposizione che rimpiange il piccolo mondo antico. Prendiamo come esempio le parole del consigliere Plotegher di “Alleanza per Rovereto” (destra), che dopo aver sfottuto Miorandi per i “suoi futuristici progetti per il miglioramento della città”, si chiede “come si può pensare di far crescere una pianta tagliandone le radici?... non c’è di certo futuro”(L’Adige, 18.7).
Forte sembra essere il partito di chi vorrebbe toccare il meno possibile la vecchia Scuola Civica Musicale Zandonai. Ma i bei tempi c’erano un volta e non ci sono più. La vecchia Zandonai già s’è trovata in difficoltà a fronte delle nuove politiche pubbliche di tipo liberista, alle spending review, alla crisi del debito pubblico, al fiscal compact messo in Costituzione (che significherà il taglio dai bilanci pubblici, ogni anno per una ventina d’anni, di 45 miliardi). Piacciano o non piacciano queste politiche d’austerity, chi governerà a livello locale se le troverà sul groppone senza poter far altro che subirle, e riorganizzare i servizi, o tagliarne un bel po’.