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Educazione musicale: la sensibilità della PAT

Un’insegnante di musica

Il 10 settembre, alle ore 9.05, la Giunta Provinciale ha deliberato lo stanziamento di 150.000 euro per finanziare “progetti educativi in ambito musicale, con riferimento ad iniziative da attivare a partire dall’anno scolastico 2010/2011 e portare a regime negli anni scolastici successivi”. Bello.

Ma diamoci meglio un’occhiata... Il progetto è destinato esclusivamente alla scuola primaria, per un numero massimo di cinque progetti e per cinque classi al massimo in ogni istituto comprensivo. Solo per la scuola primaria: perché? Facile, è l’unico grado di scuola pubblica che non ha docenti specializzati in musica per insegnare la materia, come avviene negli altri ordini. Tanto, ai bambini basta far cantare una canzoncina con qualche accordo di chitarra, se proprio va bene due spifferate con il flauto dolce e son contenti. Non ci si nasconda, per favore, dietro uno dei requisiti dei progetti che devono “riguardare una programmazione didattica ed educativa integrativa rispetto a quella curricolare in ambito musicale”: sappiamo benissimo che, di fatto, essa non viene svolta quasi mai e quindi non ha senso una programmazione integrativa, visto che non c’è nemmeno quella di base. E non me ne vogliano i docenti “di scuola comune” della scuola primaria, conosco la mole di lavoro che sono tenuti a svolgere: devono essere preparati nei contenuti e soprattutto nella didattica di tutte le discipline, tranne le lingue straniere (per ora) e la religione. Comprensibile che la musica, anche e soprattutto per l’effettiva difficoltà di conoscerla, praticarla e quindi insegnarla, è probabilmente l’educazione più snobbata, che resta appannaggio della buona volontà di qualche insegnante che la pratica per conoscenza e passione personale. Sia chiaro, sto parlando dell’educazione musicale pubblica, non quella dei progetti a pagamento a carico della scuola o quella delle varie scuole musicali e bande a carico delle famiglie. Finchè paga Mamma Provincia o i genitori...

Ma che senso hanno tutti questi soldi per soli cinque progetti e per solo cinque classi per istituto e per soli cinque anni? E il resto del Trentino? Resterà a sperare in pochi insegnanti volonterosi o ad arrabattarsi per trovare i soldi per qualche progettino proposto dalle scuole musicali o dalle bande, cui la delibera provinciale fa l’occhiolino, individuandole come le istituzioni territoriali cui la scuola può raccordarsi (e con chi sennò, visto che i docenti di musica nella primaria non sono specializzati e i docenti di musica degli altri ordini di scuola hanno già il loro corposo carico di lavoro?). Non è forse il caso di fare le cose davvero seriamente e in maniera davvero professionale? Perché, se ci sono tutti questi soldi, non cominciamo a pensare di assumere nel comparto pubblico dei docenti qualificati anche dal punto di vista didattico ad insegnare la musica nella scuola primaria, al pari dei docenti di lingua straniera, di religione (e di educazione motoria, visto che nelle classi V da qualche anno insegnano i docenti di educazione fisica della scuola secondaria di primo grado)?

Questa sarebbe davvero un’iniziativa da scuola pubblica, che garantisce l’istruzione musicale gratuita a tutti i bambini: perché no, non lo è gratuita se non esiste un docente specializzato e i progetti di musica vanno appaltati e pagati con il Fondo d’Istituto a docenti interni specializzati (come succede a me) o a “istituzioni territoriali” esterne.

E un’ultima chicca: la delibera è stata inviata alle istituzioni scolastiche provinciali il 14 settembre: i progetti vanno presentati entro il 30. Ora, non mi pare scontato che si riesca a mettere in piedi un progetto pluriennale per più classi in due settimane. A meno che, certo, quella del finanziamento fosse una notizia che qualcuno, in anticipo, conosceva già.