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QT n. 10, ottobre 2012 Servizi

Referendum da cambiare

Le dieci proposte del comitato “Più democrazia in Trentino” per praticare una politica partecipata.

Per la politica italiana la democrazia partecipata attraverso i referendum è come l’acqua santa per Belzebù. Il nostro è un paese dove, anche a referendum che hanno portato alle urne 27 milioni di italiani, come quello sull’acqua pubblica e sul no alle centrali nucleari, spesso non viene data applicazione, eludendo totalmente la volontà popolare. È capitato negli ultimi due anni che i cittadini andassero con entusiasmo a votare per indire un referendum (1 milione e 200 mila firme in un mese per abolire il Porcellum), ma qualche cavillo burocratico - giuridico studiato ad hoc blocca tutto, il “manovratore” è salvo, nessuno disturberà il suo operato, buono o cattivo che sia.

Anche in Trentino i referendum e la democrazia partecipata danno fastidio, basta ricordare, come riportato da QT nel numero dello scorso settembre, cosa è accaduto due mesi fa col referendum comunale indetto dai cittadini di Ivano Fracena in Valsugana, contrari alla costruzione di una nuova caserma dei pompieri. La Provincia ha deliberato che finanzierà per intero l’opera, la quota di partecipazione alla spesa del comune per la costruzione della caserma non sarà più necessaria ed il referendum è stato disinnescato. Il “la” all’utilizzo di strumenti democratici in possesso dei cittadini in Trentino l’hanno dato piccoli gruppi autonomi che, nonostante le enormi difficoltà, si mobilitano per promuovere strumenti più democratici nei confronti dei grandi temi della politica, sobbarcandosi un impegno oneroso, tra burocrazia, raccolta delle firme, dei certificati elettorali e scrittura di una vera e propria legge articolata. È il caso del comitato “Più democrazia in Trentino”, un gruppo di volontari che ha scritto una legge per avvicinare la volontà dei cittadini alle scelte della politica. Una decina di punti salienti: la trasparenza e pubblicizzazione telematica delle iniziative, la creazione di un portale digitale delle petizioni con possibilità di sottoscrizione on-line, una commissione per la partecipazione con rappresentanza dei comitati civici, il voto elettronico e postale, il limite dei mandati delle cariche pubbliche per un massimo di due legislature, la cessazione del trattamento economico dei consiglieri che non acconsentono alla pubblicazione della loro situazione patrimoniale, l’eliminazione del quorum nei referendum provinciali, giornate referendarie per accorpare diverse consultazioni in un’unica data anche in coincidenza delle giornate elettorali, ed altro ancora reperibile sul sito www.piudemocraziaintrentino.org.

Alex Marini, 35 anni darzese, è il portavoce del Comitato: “Siamo soddisfatti: in 3 mesi, da maggio 2012, abbiamo raccolto 4.000 firme, in agosto le abbiamo depositate in Consiglio Provinciale. La proposta di legge di iniziativa popolare finalmente è nata ed è stata assegnata alla I Commissione permanente. Nella prima seduta di commissione, il 6 settembre, abbiamo illustrato i contenuti ed ora inizierà l’iter istituzionale. Vi sono altri 4 disegni di legge simili, proposti da maggioranza e opposizione, riguardanti il quorum nei referendum; si arriverà ad una sintesi. I più vicini alle nostre posizioni sono quelli del verde Roberto Bombarda e quello sottoscritto da Bruno Firmani (IDV) e Margherita Cogo (PD), ma dire che l’accoglienza da parte della politica sia stata calorosa sarebbe un’eresia. La cittadinanza trentina invece ha risposto molto bene e questo ci ha dato un grande stimolo”.

Ma dov’è in sintesi il cuore innovativo della vostra proposta?

 “Direi nel referendum propositivo, ossia nella possibilità per una nuova legge di grande rilevanza sociale, di una consultazione preventiva da parte della popolazione. In Svizzera e in altri paesi è una prassi. Quasi mai, nemmeno nei cantoni elvetici, la politica accoglie tutte le istanze che la gente propone, ma si arriva ad introdurre correttivi sostanziali e il testo finale di solito è migliore di quello originario. Inoltre si educa la cittadinanza ad un maggiore civismo attraverso la partecipazione”.

Ma il quorum zero per i referendum è davvero una soluzione?

“Serve a favorire un maggiore coinvolgimento, spesso la popolazione non si interessa perché è impotente, salvo poi scoprire una valanga di leggi ad uso e consumo dei politici, invece che per migliorare la vita dei cittadini”.