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QT n. 19, 28 ottobre 2000 Scheda

E la Chiesa che dice?

Sulla cagnara leghista per la moschea di Lodi la Chiesa cattolica è stata molto discreta. Il segretario di Stato cardinal Sodano è autorevolmente intervenuto, ribadendo il valore della libertà di culto. E il giornale cattolico Avvenire ha stigmatizzato l’avvenimento. Eppure non ci sembra una reazione all’altezza della gravità della cosa; anche perché l’attacco alla libertà religiosa è stato portato proprio in nome del cristianesimo.

Volevamo parlarne con il vescovo di Trento mons. Bressan, ma abbiamo incontrato un cortese rifiuto: "In questo momento il silenzio è d’oro. Sia perché può sembrare un conflitto tra vescovi, sia perché siamo in campagna elettorale: e ogni cosa viene strumentalizzata in vista delle prossime elezioni" - ci è stato risposto.

Ma come? C’è chi, in nome vostro, incita all’odio religioso, e voi non avete niente da dire? Per il timore di interferire con un voto che ci sarà tra sei mesi?

"Non è che non diciamo niente, ma lo facciamo con toni pacati. Per esempio il card. Martini sul tema ‘Dall’accoglienza al dialogo’ proprio nei rapporti con l’Islam. E noi terremo a metà novembre un convegno su ‘Noi e l’Islam’: appunto un convegno, una cosa seria, non urlata."

Occorre dare doverosamente atto della serietà di queste iniziative; e soprattutto bisogna riconoscere come il mondo del volontariato cattolico sia in primissima fila nel difficile momento dell’accoglienza agli immigrati, senza mai essere stato sfiorato da alcuna perplessità di fronte alle differenze di fede. Eppure, di fronte ai pronunciamenti di Biffi (e non solo suoi), di fronte all’emergere di una pericolosa intolleranza che si vuole ammantare di pretesti religiosi, ci si sarebbe aspettati maggior chiarezza. Oggi nessuno ha dubbi su quale sia la posizione della Chiesa sul tema dell’aborto; non così invece su quello della libertà di fede degli immigrati.

"Effettivamente la Chiesa su questi temi si trova in difficoltà – afferma Piergiorgio Rauzi, ex-prete e docente a Sociologia – In questi anni si è andati molto avanti, anche attraverso azioni simboliche dello stesso Wojtyla: visite a moschee, al Muro del Pianto, abbracci a esponenti di altre religioni. Questo andava bene finché gestito a livello diplomatico, di vertice, su iniziative prese da Roma. Ma le cose preoccupano quando si passa alle iniziative di base, all’ammissione dei divorziati ai sacramenti, alle cerimonie comuni con i protestanti. Allora si teme che nei fedeli si insinui il temutissimo ‘relativismo’ (va tutto bene..), che sarebbe la fine dell’ortodossia, l’avvicinarsi all’eclettismo della New Age, per cui nel supermercato della religione mi prendo qua e là quello che più mi serve. Di qui il freno. E i due documenti di Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in cui viene ribadito come la pienezza della salvezza sia solo nella Chiesa cattolica. Ed ecco allora che sui rapporti con le altre religioni c’è una certa reticenza a intervenire, anche perché questo sarà un nodo cruciale del prossimo pontificato, e ormai siamo nel pieno della lotta per la successione a Wojtyla."