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QT n. 20, 25 novembre 2006 Scheda

Le richieste inascoltate

Da oltre un decennio i Comuni veneti di Arsiero, Tonezza e Lastebasse chiedevano alla loro Regione, sempre inascoltati, un piano di rilancio dell’Alpe e della zona del torrente Astico. La loro piattaforma, condivisa anche dalla locale comunità montana, prevedeva dieci punti di sviluppo. Quelli prioritari riguardavano l’alpeggio, la ristrutturazione delle malghe, il turismo naturalistico e storico, la selvicoltura. Non casualmente lo sci stava scritto solo al punto nove. Senza coinvolgere nessuno la giunta regionale veneta di Galan, visto il fallimento della vertenza Lastebasse contro Folgaria, ottenuti dall’Unione Europea i fondi per lo sviluppo della zona, li indirizzava unicamente al potenziamento delle aree sciabili e alla costruzione dei nuovi impianti di arroccamento. E’ nella cornice di questa azione amministrativa che la società Carosello Ski di Folgaria riesce a costruire il suo nuovo progetto.

Giancarlo Galan, governatore del Veneto

Agli altopiani non si offre alcuno sbocco nel settore dell’agricoltura di montagna o al turismo sostenibile: ogni risorsa è indirizzata allo sci e all’edilizia speculativa.

L’intera area non si presta all’industria dello sci. Mentre su tutto l’arco alpino ci si prepara ad affrontare gli sconvolgimenti che saranno portati alle economie dei centri sciistici d’alta quota dagli effetti del mutamento del clima, diversificando il più possibile l’offerta turistica, evitando ulteriori potenziamenti delle aree sciabili, a Folgaria e nel Veneto si punta l’attenzione solo su questo settore. Si deve aver presente che ci troviamo con piste progettate su quote che variano fra i 1000 e i 1800 metri, in un’area che già oggi soffre una grave carenza di riserve idriche. Le piste, qualora realizzate, avranno una pendenza media del 12%, ridicola per lo sci alpino, una pendenza che invita ad una nuova tecnica: la spinta a braccia.

Si vanno ad intaccare zone di alta valenza paesaggistica, non solo per la presenza di tetraonidi, ma perché si andrebbero ad incidere sistemi forestali unici nelle Prealpi italiane. La valle delle Lanze, che da Costa d’Agra scende verso i Fiorentini, è poi un paradiso naturalistico, sia per l’escursionismo estivo che invernale, una zona che va riqualificata con interventi seri sul patrimonio delle malghe, con la ristrutturazione delle trincee della Grande Guerra, con i segni diffusi di una storia secolare della Magnifica Comunità di Folgaria.

Marita Busetti, assessore ai Trasporti della Provincia di Vicenza

Si dovrebbe poi riuscire a ricostruire una rete progettuale che costruisca sinergie e unità di intenti fra i comuni di Lavarone, Luserna e Folgaria, Non ci si può accontentare di ripristinare lo sci sul Cornetto e rimanere legati alla banale offerta di lavoro precario (i famosi nove posti veneti) e dequalificato in alberghi o sulle strutture sciistiche invernali. I giovani dell’altopiano devono pretendere dai loro amministratori strategie ben più articolate. L’operatore turistico attento sa che i cambiamenti climatici in atto non offrono alcuna sicurezza al turismo invernale, specialmente a quelle quote. E’ doveroso diversificare, unire tante nicchie in una rete che offra nuova dignità al lavoro dell’alpe, alla zootecnia, alla selvicoltura, all’alpeggio, alla ristorazione tipica. E’ necessario riprendere le fila della filiera del legno e completarla, è necessario legare il turismo all’agricoltura di montagna, portare innovazione anche nelle vallate delle Prealpi, proprio come chiedevano dieci anni fa gli allora attenti amministratori dei comuni veneti.

Le associazioni ambientaliste sono anche convinte che il sistema sci presentato non sia fine a se stesso: certo, non si parla più dei 43.000 metri cubi di seconde case previsti a Lastebasse, come si tace delle nuove concessioni edilizie nel comune di Folgaria. Ma l’intero progetto non ha solo lo scopo di rilanciare l’industria alberghiera: è strettamente legato, come avvenuto ovunque in Trentino, come avviene in modo ancora più spudorato nel Veneto, all’edilizia speculativa. E lo spazio più intonso che sembra predestinato a subire nuove colate di cemento sembra proprio la delicata e oggi ancora leggera valle delle Lanze.

Mauro Gilmozzi, assessore all’Urbanistica della Provincia di Trento.

Rimane un altro aspetto strano. I tre Comuni trentini, con il concorso dell’Azienda per il Turismo, hanno commissionato un costosissimo studio all’Università Bocconi per valutare le linee guida di uno sviluppo serio dell’altopiano. Fra le anticipazioni del piano della Bocconi emerge che l’investimento sciistico invernale è da evitare nel modo più assoluto, causa la morfologia del territorio e il pregio del paesaggio prealpino. Questi docenti seguono il ragionamento complessivo svolto dalle associazioni ambientaliste. Se è vero che Folgaria, e non solo questo Comune, ha già scelto le indicazioni della società Carosello Ski, perché insistere nello sperperare denaro pubblico in consulenze che poi non si vogliono prendere in considerazione? E la Provincia di Trento, dopo le promesse rivolte agli ambientalisti, preferisce rimanere spettatrice per evitare di entrare in conflitto con il partito di maggioranza dei DS?

L’ambientalismo trentino attende risposte ed impegni certi da Dellai e da Gilmozzi. Governatore ed assessore saranno in grado di rispettare le promesse, anche, laddove necessario, entrando in conflitto con i sindaci diessini dell’altopiano?