Verso quale scuola?
Il disegno di legge Salvaterra concernente il riordino della scuola di primo e secondo grado in Trentino, sarà in discussione in Consiglio Provinciale il prossimo giugno: esso contiene novità rilevanti, sia sotto il profilo tecnico, sia sotto il profilo più generale. In gioco c’è il futuro della scuola trentina almeno per i prossimi dieci anni.
Il dibattito all’interno delle scuole e nella società, complice forse l’imminente scadenza elettorale, tarda però ad entrare nel vivo. L’art. 8 del disegno di legge prevede la sostanziale unificazione tra scuola pubblica e scuola privata equiparata, le quali vengono a costituire il servizio educativo provinciale. Tramonta definitivamente l’idea di scuola pubblica e laica, fondata sul concetto di istruzione, tesa a fornire allo scolaro, allo studente, gli strumenti della conoscenza e le capacità di affrontare i problemi nel rispetto delle individualità culturali e dei diritti alla diversità di pensiero e di credo, per passare ad una scuola fondata sull’educazione, dove possono entrare nell’apprendimento condizionamenti di ordine morale, etico, religioso, in contrasto, ci pare, con quanto la Costituzione stabilisce all’art. 33 in merito alla libertà di insegnamento.
Il disegno di legge 129 dà avvio in modo ufficiale ad un sistema misto di scuole pubbliche emanazione diretta dello Stato e di scuole private ad indirizzo anche dottrinale, che oggi sono scuole cattoliche come l’Arcivescovile, domani saranno anche scuole musulmane o di qualsiasi altro credo religioso. La verità rivelata, il dogma, entra a far parte ufficiale del sistema educativo provinciale. E qui, su di un punto così fondamentale sarà bene interrogarsi, insegnanti, studenti, genitori, società civile, per capire se la scuola del Duemila sempre più multiculturale, debba o meno sopperire alla chiusura degli oratori, al venir meno del ruolo educativo delle parrocchie e delle famiglie, o se invece la sfera religioso-cultuale non debba ricercare promozione e spazi di azione in istituzioni esterne e distinte dalla scuola.
Da un punto di vista più "tecnico" il disegno di legge Salvaterra prevede la costituzione di un Consiglio dell’Istituzione, formato anche da persone rappresentative del territorio. Chi designi tali persone rappresentative del territorio non è dato sapere nel disegno di legge, ed il rischio di ingerenza politica a discapito dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche è reale, rischio avvalorato dal fatto che il Collegio dei docenti, attualmente organo generale autonomo che detta gli indirizzi della scuola, viene ridotto a organo tecnico, e quindi esecutivo di deliberazioni generali prese in altre sedi. Le modalità di costituzione e funzionamento degli altri Organi (vedi ad esempio il Consiglio del sistema educativo provinciale o il Comitato provinciale di valutazione o l’Istituto per la ricerca didattica ed educativa) sono demandati a successivi regolamenti, come se, chi e in rappresentanza di chi, dovrà fare parte di questi organi, non sia una questione primaria e di sostanza da inserire fin da subito nel testo della legge.
Il disegno di legge 129 affronta questioni di non poco conto, di cui qui abbiamo fatto parziale cenno, che abbisognano di un vaglio attento da parte della comunità scolastica affinché ai nostri rappresentanti politici giungano stimoli per apportare al testo correzioni ed integrazioni; il dibattito è sino ad ora confinato in una ristretta cerchia di esperti, di qui a giugno, speriamo che si apra un confronto aperto e diffuso.
Paolo Cova,
Istituto di istruzione "La Rosa Bianca" di Cavalese