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Maremoto: dei responsabili ci sono

Dopo lo sgomento e l’orrore, dopo il dolore per le vittime, dopo la soddisfazione per la coralità degli aiuti, credo sia venuto il momento della riflessione sul grande maremoto che ha devastato il sud est asiatico.

La domanda che ci assilla è questa: le dimensioni del disastro, in numero di vittime e in danni economici, potevano essere limitate? E’ noto che in genere i segni premonitori di un terremoto lasciano margini di tempo insufficienti per avvertire le popolazioni che stanno per essere colpite. E’ altrettanto noto che a un terremoto sottomarino segue, di solito, uno "tsunami "cioè un’onda gigantesca che giunge sulle coste in tempo variabile a seconda della distanza, calcolabile mediamente in due-tre ore. Il terremoto sottomarino è immediatamente rilevato dai sismografi (in tempo reale) e quindi c’è tutto il tempo necessario, almeno per le zone più lontane dall’epicentro, di avvertire con molto anticipo le zone che stanno per essere colpite dallo tsunami. E’ ciò che avviene normalmente in Giappone, che convive da secoli con i maremoti; negli Stati Uniti, e in altri Paesi anche asiatici.

La difesa principale contro gli effetti di un maremoto è il preavviso, cioè l’informazione, al fine di mettere al sicuro le vite umane e se possibile anche i beni. Le fotografie prese dai satelliti americani NOAA mostrano chiaramente l’onda gigantesca provocata dal maremoto, che viaggia nell’oceano e dopo alcune ore si abbatte sulle coste della Thailandia, dell’Indonesia, dello Shri Lanka, dell’India, delle Maldive e dell’Africa seminando morte e distruzione sugli abitanti e sui turisti ignari.

Perché non è stato dato l’allarme? Era forse impossibile? No, perché un segnale, per quanto misterioso, era arrivato: tutti gli animali selvatici del Parco naturale dello Shri Lanka si sono salvati seguendo il loro istinto. A Khao Lac gli elefanti, usati come attrazione turistica, si sono salvati rompendo le catene e fuggendo verso l’interno.

Un albergatore austriaco, che da molti anni vive nella zona ed è un naturalista, quando vide il mare ritirarsi prima della grande ondata, pur non sapendo nulla dell’avvenuto terremoto, capì che stava per arrivare uno tsunami, diede l’allarme ai suoi turisti e al personale, li guidò all’interno su una collina e li salvò tutti.

Quante persone avrebbero potuto essere salvate se il sistema di allarme, per quanto primitivo, avesse funzionato in modo organizzato? Ma era poi tanto primitivo questo sistema? Qualcuno vorrebbe farcelo credere, ma non è così. Il primo ministro della Thailandia ha licenziato in tronco il responsabile delle rilevazioni sismiche e oceanografiche così motivando: "Quando Sumatra il 26 dicembre è stata colpita da un terremoto di magnitudo 9, si sapeva che sulle coste tailandesi poteva arrivare uno tsunami. Perché allora non ci furono allarmi?" Nelle Haway il Pacific Tsunami Warning Center 15 minuti dopo il terremoto diede la notizia con precisione assoluta.

Mentre l’onda gigantesca era ancora in viaggio verso le coste del Bengala il matematico prof Titov del laboratorio di Seattle aveva elaborato una rappresentazione esatta della forza del sisma e delle gigantesche onde che aveva prodotto. Anche in Giappone l’osservatorio Matsushiro aveva rilevato un sisma di magnitudo 8 al largo di Sumatra, e il sig. Masashi Kobayashi, geofisico dell’osservatorio, aveva capito che al terremoto sarebbe seguito lo tsunami. Perché non fu lanciato l’allarme?

Lo stesso purtroppo deve dirsi per l’India, che pur avendo registrato il terremoto sottomarino col suo Geological Survey ha preferito tacere. Ramsey Clark, ex procuratore generale degli Stati Uniti ha accusato la NOAA di "criminale negligenza" per aver avvertito del rischio tsunami la base americana nell’isola di Diego Garcia in pieno oceano indiano, ma di non essersi preoccupata di avvertire le altre nazioni.

Questi i fatti. Per rispetto ai morti, occidentali e indigeni, io credo che i governi e le istituzioni scientifiche e amministrative che non hanno dato l’allarme devono essere ritenuti responsabili di eccidio e, senza fare nessuna caccia alle streghe, essere giudicati da un Tribunale Internazionale. Altrimenti è inutile piangere per i bambini uccisi.

Altrimenti i Governi corrotti del sud est asiatico e le multinazionali alberghiere continueranno a fare i loro comodi con totale disprezzo delle vite umane.