Panico sul transatlantico SVP
Dopo il peggior risultato elettorale della sua storia, il partito si interroga. Per ora con pochi frutti.
"Disastro" ha titolato il normalmente sobrio Dolomiten, per annunciare il crollo della Svp alle elezioni. Tanto a lungo inutilmente atteso che le reazioni sono state deboli. Non solo il partito è sceso sotto la soglia della maggioranza assoluta, ma ha avuto il peggiore risultato nella sua storia, incominciata l’8 maggio 1945, quando nascosto dietro una facciata di pochi antinazisti, fu fondato un partito che aveva come suo obiettivo l’autodeterminazione. Politiche del 13 aprile: 44%. La Svp è sotto shock. Il racconto delle reazioni della prima assemblea post elettorale del partito, sulla Taz ha preso il titolo di "Panik auf dem Titanic". Perché è chiaro che non sarà affatto semplice rimuovere le ragioni consolidate e molteplici della drastica sconfitta del partito.
Arroganza e prepotenza. Grandi progetti e scarsi servizi per anziani. Prezzi fuori controllo. Speculazione, edilizia selvaggia e costo insostenibile delle case. Disprezzo della bellezza e della natura. L’avidità dei potenti e dei politici loro sottomessi che "fa più danni del fascismo". Scarsa attenzione ai temi della destra. Legame con il governo Prodi. Tradimenti con Berlusconi. La Blockfreiheit. La mancata Blockfreiheit in Bassa Atesina. L’eliminazione a cuor leggero di Hans Widmann, rappresentante degli Arbeitnehmer in alta Val D’Isarco. Il voto al Pd in funzione antiberlusconi. Il voto a Forza Italia di chi non vuole pagare le tasse.
Fra le ragioni portate nel dibattito dei funzionari e dei mandatari c’è di tutto e il contrario di tutto. Però sui giornali, nelle pagine delle lettere, nei blog dei giornali locali e sui siti in qualche modo politicizzati, si è aperta una valanga. Il popolo non nasconde più il disgusto e l’irritazione verso una classe politica locale che ha dimenticato ogni idealismo per dedicarsi anima e corpo a far soldi e a farli fare ai propri amici o ai potenti da cui ricavare vantaggi e sostegno, dimenticando le difficoltà di vita delle persone comuni, da tempo disorientate e ora arrabbiate di fronte all’indifferenza delle pubbliche istituzioni verso i bisogni fondamentali.
Le prime reazioni sono state sconcertanti. Come recuperare i voti persi, in fretta, perché le elezioni provinciali sono in vista? Ha incominciato Durnwalder, alla vecchia maniera: poiché abbiamo perso voti a destra, ripeschiamo Roland Atz, l’esponente più di destra che abbiamo avuto. Quest’ultimo si è messo a disposizione (è da un po’ che briga per tornare in auge). Ma anche in un partito abituato a troppe certezze, a qualcuno il dubbio è venuto, se davvero il vecchio Atz porti voti o non ne faccia scappare di più. La Svp infatti ha perso su entrambi i lati, salvo che verso la sinistra-verdi. Il segretario del partito, Pichler Rolle, non ha pensato neppure un minuto di dare le dimissioni, nonostante qualche esponente soprattutto dei distretti in cui la sconfitta è stata più forte, glielo abbia chiesto.
I grandi vincitori sono i Freiheitlichen, filiazione del partito haideriano in Austria, simile alla Lega Nord, sia per le campagne xenofobe, sia per il radicamento attraverso uno stile sobrio, l’attenzione alle piccole questioni, la vicinanza alla gente, il coinvolgimento dei giovani e la critica coerente allo stile sfarzoso e arrogante del partito etnico di maggioranza. Non si vede davvero che cosa potrebbe recuperare Atz in questo ambito.
La Svp ha affidato alle delegazioni locali il compito di fare proposte da portare ai vertici. La prima richiesta è stata di fare qualcosa perché l’acronimo Svp non si legga come Südtiroler Versorgungspartei, cioè partito per il ricollocamento, anziché Südtiroler Volkspartei, partito del popolo. Sotto accusa la pratica di avere più incarichi contemporaneamente. Ogni consigliere provinciale della Svp ha un secondo o più incarichi, e chi non ne ha, si sente sconfitto. L’impegno per cui è stato eletto, l’attività legislativa e parlamentare, non gli interessa, è solo uno stipendio. E tutti ne vogliono almeno due. Clamoroso il caso di Albert Pürgstaller, Arbeitnehmer che tre anni fa, dopo un paio di legislature in Provincia, si è sacrificato a fare il sindaco di Bressanone, ma ha preteso l’integrazione con l’incarico di presidente dell’Istituto case sociali. Fu uno scandalo (9.300 e rotti euro per il primo incarico, 4.500 per il secondo). Di fronte all’indignazione popolare, gli Arbeitnehmer, la corrente dei lavoratori dipendenti all’interno del partitone, fecero quadrato: a un giornale che aveva dato la notizia della faccenda, gli esponenti della corrente non concessero interviste per mesi.
Di recente agli onori della cronaca sono state le nomine alla Camera di Commercio, che agisce privatamente ma viene finanziata da mano pubblica. Il vincitore della corsa è nientemeno che uno dei proprietari dell’immenso gruppo Athesia, parlamentare in Europa, dove evidentemente non ha abbastanza da fare. E per far posto a un altro aspirante, il presidente del potente Bauernbund, la lega dei contadini, si è creata addirittura una seconda vicepresidenza. Il vicepresidente dev’essere italiano. Dunque se ne è fatto un secondo, Svp, senza che ce ne sia bisogno, come collocazione di lusso per un nome importante che con questo rinuncia alla candidatura alle provinciali.
Nel partito, ma soprattutto sui giornali, circolano proposte che diano una regolata a questi eccessi: bloccando i doppi incarichi o rendendoli gratuiti. Oppure non aggiungendo ai vitalizi di ex consiglieri o ex parlamentari delle posizioni sfacciatamente remunerate. Ma subito si inseriscono eccezioni. Ad esempio, se l’incarico è di nomina regonale. E se si viene nominati dalle associazioni, magari di categoria? Il partito di maggioranza controlla direttamente tutte le associazioni di categoria, un consigliere provinciale è il direttore dell’associazione artigiani, con doppio stipendio e doppi privilegi, ed è solo uno dei casi più sfacciati.
Il dibattito nel direttivo del partito non si è concluso. Da parte di molti si tende a rimandare, si spera che il tempo faccia dimenticare. Ma è come se fosse saltato un tappo. Nell’informazione indipendente, Rai-Sender Bozen o Taz, le voci di sudtirolesi indignati si levano contro le grandi opere inutili finanziate dalla mano pubblica, come l’aeroporto (il ripianamento delle cui perdite milionarie è stato messo sotto accusa dalla Corte dei Conti), il cosiddetto Centro guida sicura che ha sostituito una delle poche zone verdi lungo l’Adige, e la distruzione da 100 milioni del Virgolo, che dovrebbe essere addebitata in parte ai bolzanini. E più forte si fa la stupita lamentela per il contemporaneo taglio degli insegnanti di sostegno, il rifiuto per ragioni di risparmio di dotare le piscine di strumenti per abbattere le barriere architettoniche, la carenza drammatica di centri di riabilitazione e di cura post-ospedaliera, la mancanza di un progetto generale di assistenza agli anziani, la tendenza a far pagare ai cittadini ogni cosa, mentre si regala piene mani il denaro frutto delle tasse dei lavoratori dipendenti. Ai microfoni del Mittagsmagazin, trasmissione radiofonica ben fatta ma in genere compassata, è una ripetersi di voci di tutte le età e di tutte le località, che esprimono uno scontento profondo.
L’atmosfera sembra quella precedente la caduta della Dc in Italia. Qualcuno si è spaventato. Albert Pürgstaller ha dichiarato che a partire dal prossimo maggio rinuncerà allo stipendio di presidente dell’IPES. Ma c’entra più la paura che un vero ritorno di onestà politica. Avrà o ha mai avuto il tempo di svolgerla, questa funzione? Oppure è come sindaco che non ha fatto e non fa il suo lavoro?
Ferdinand Willeit, che ha incassato per anni come presidente della A22 un’indennità ben maggiore di quella del presidente della giunta provinciale (che come è noto è ampiamente superiore a quella della cancelliera della Germania, Angela Merkel), ha dichiarato che "non può vivere con 2000 euro al mese".
La Svp ha fatto circolare l’ipotesi di un "codice morale" in dieci punti, messo in piedi in fretta, spettacolare, ma che non si sa come sarà attuato. Per cinque anni dopo la deposizione di una carica pubblica non si potrebbero assumerne incarichi se a nominare è il partito. Le cariche assunte, in caso di pensione politica, sono gratuite. Ma a domanda dei giornalisti il parlamentare europeo-proprietario dell’Athesia ha risposto evasivamente: forse dirà di no all’indennità, fino alla scadenza del mandato parlamentare, ma poi…
E i cinque anni di moratoria? Chi crede veramente che il direttore del Bauernbund rinuncerà alla sua inutile ma ben remunerata vicepresidenza inventata?
La Svp fatica a rendersi conto che potrebbe perdere già in autunno la maggioranza assoluta. Ma dove e come cercare di ricostruire in pochi mesi un’identità credibile, dopo aver basato per tanto tempo il suo potere su questa certezza, frutto di un’enorme disponibilità finanziaria ma anche dello spregiudicato uso dei fantasmi di un conflitto etnico inesistente ma opportunamente attizzato?
E’ presto per sapere come andrà a finire.
Se la Svp non riuscirà a rinnovarsi e se le operazioni estetiche, come qualcuno ha definito le proposte finora emerse, non convinceranno il popolo, chi ne trarrà vantaggio? Di certo i Freiheitlichen e l’Union, usciti entrambi vincitori dalle elezioni, nonostante non abbiano nascosto che non c’era alcuna possibilità di fare un eletto, vicini alla sensibilità leghista che sta trionfando. Difficilmente i verdi. I suoi dirigenti da molto ormai non fanno politica ma solo tattica. Anch’essi, come la Svp, liquidano il loro tracollo come errore di alleanza: gli elettori tedeschi sarebbero spaventati dai comunisti. Dimenticano che nel capoluogo con i comunisti fanno addirittura un unico gruppo consiliare. I verdi hanno perso da tempo l’elettorato interetnico e italiano; sulle questioni ambientali e della democrazia in funzione anti-Svp hanno nei partiti di destra tedesca dei concorrenti temibili e spesso più coerenti. La strategia di sbalordire con costose campagne elettorali e con il ripescaggio dei cascami della Svp sembra la più chiara conferma dell’assenza di un progetto di Sudtirolo su cui costruire un consenso e da contrapporre a quello berlusconiano che sta egemonizzando la Svp o a quello leghista (senza Lega) delle destre tedesche. Perché in Sudtirolo l’unica alternativa all’egemonia di un partito etnico è interetnica, un aggettivo che non piace più agli snob della politica di oggi, ma cui la democrazia sudtirolese non può sfuggire. Cruciale rimane nella società plurietnica e separata la necessità di elaborare politiche partecipate e valide per tutti.