Traffico in Fiemme e Fassa, problema irrisolto
I problemi vengono al pettine, e qualcuno, finalmente, comincia a svegliarsi...
Le valli di Fiemme e Fassa sembrano svegliarsi da un torpore durato troppo a lungo. Vengono al pettine i problemi che il mondo ambientalista ha denunciato per oltre vent’anni: la sensibilità ambientale fino ad oggi è rimasta isolata, offesa, e chi la proponeva ha subito anche minacce. La questione delle seconde case oggi è riconosciuta da quasi tutti gli amministratori come una emergenza: si è consumato territorio utile, si è inciso negativamente sul paesaggio, e sui comuni sono piovuti innumerevoli problemi, il più grave dei quali è dato dall’impossibilità per un giovane di costruirsi una abitazione con costi sopportabili, o peggio, in alcune realtà, perfino di trovare uno spazio utile alla costruzione della prima casa.
La percezione della drammaticità della situazione è però arrivata fuori tempo massimo, quando ormai risulta impraticabile ogni risposta, ogni correttivo.
Analogo percorso lo troviamo sul tema del traffico. Vent’anni fa gli ambientalisti locali denunciavano come la costruzione della strada di fondovalle e le circonvallazioni dei paesi di Fassa, fossero un errore urbanistico irreversibile. Con la strada di Fiemme non solo si andava a distruggere uno dei più delicati fondovalle alpini e il relativo torrente, l’Avisio, ma nonostante il notevole costo, nonostante le forzature amministrative nell’assegnazione dei lavori (ricordiamo la discutibile e ancora oggi non chiara gestione di Mondialfiemme), non si sarebbe risolto alla radice il problema del traffico in valle di Fiemme. La nuova strada avrebbe solo offerto sollievo al traffico turistico destinato alla valle di Fassa.
E così è stato. Oggi Cavalese non riesce a fornire ai suoi cittadini ed ai turisti una minima isola pedonale, il centro abitato è costretto a sopportare non solo il traffico turistico, ma anche quello proveniente dai comuni limitrofi, o destinato a Pampeago, i parcheggi sono risibili e tutti disposti nel centro storico. Identica la situazione per Tesero. Solo Ziano e Predazzo hanno risolto il problema.
Se poi ci inoltriamo in valle di Fassa, l’imbuto si restringe e le colonne di auto, in troppi periodi dell’anno, forzatamente si allungano. I centri abitati di Moena, Pozza di Fassa e Canazei per mesi sono invivibili. Le macchine dominano ovunque e ovunque si impongono. Siamo a conoscenza di alcuni numeri su patologie tumorali di abitanti che vivono lungo la viabilità principale di accesso alla valle: sono numeri che da tempo avrebbero dovuto allarmare qualunque amministratore o operatore sanitario, che avrebbero dovuto imporre, già molti anni fa, l’emergenza traffico.
Ora finalmente le due valli si stanno risvegliando. Non certo grazie al progetto estivo di viabilità della Provincia e dei comuni di Varena, Cavalese e Castello di Fiemme, come prevedibile miseramente fallito causa la debolezza della proposta, come abbiamo già scritto. Ma grazie alla sensibilità di diversi soggetti, in modo particolare della associazione Transdolomites. Si tratta di un gruppo di volontari che un decennio fa, partiti dal tema del traffico e dalla opposizione alla volontà di costruire una invadente circonvallazione a Vigo di Fassa, sono riusciti a coinvolgere residenti di tutta la vallata, amministrazioni pubbliche, istituzioni culturali e ricercatori anche di oltre confine, per far convergere energie e idealità nella ricerca di una soluzione definitiva e non impattante della mobilità nelle due valli.
Dopo alcuni anni di convegni e insistenze, quest’anno Transdolomites ha organizzato a Moena, per il 25 e 26 ottobre, un convegno particolarmente intenso ed impegnativo. Il tema della mobilità è stato associato a quello altrettanto strategico del risparmio energetico e della diversificazione della produzione di energie, si sono analizzati diversi modi di muoversi all’interno di una vallata alpina. L’obiettivo finale è radicale: convincere il cittadino, l’operatore turistico e quindi il turista a rinunciare in modo drastico all’utilizzo del mezzo privato.
Per arrivare a questo c’è chi invoca la ricostruzione della ferrovia Ora-Predazzo prolungandola fino a Canazei. Progetto problematico, visto che il passaggio da Moena o da Pozza è interdetto da una logica edificatoria irresponsabile e dissennata del passato. Altri propongono la costruzione di una tramvia, forse l’intervento meno invasivo dal punto di vista strutturale. Altri ancora invocano un investimento radicale sul trasporto pubblico, arrivando a considerare le due valli come una città diffusa, divisa in tanti piccoli quartieri che devono tutti essere serviti.
In questi ultimi anni abbiamo visto come il tema sia maturato nella coscienza civile e all’interno delle amministrazioni pubbliche con tempi veloci, impensabili. Dopo il convegno, sul tappeto rimarranno aperti gli studi per valutare fattibilità economica e ambientale di tanti progetti. Servono risorse, ma sembra che la via indicata dal tracciatore Dellai, quella di una serie di gallerie lunghissime che portano su Trento, sia proprio la meno praticabile, la meno sostenibile: dal punto di vista della fattibilità, dei costi, del consumo energetico e dell’efficacia dei risultati per le due valli.
Anche in Fiemme si discute animatamente sul problema. In vista della candidatura della valle ai mondiali di sci nordico del 2013 si sono costituite più commissioni, di amministratori e cittadini, che dovranno indicare i percorsi utili per costruire un appuntamento sportivo basato sulla vivibilità e sulla sostenibilità ambientale. Presso l’Azienda di Promozione turistica di Fiemme si crede con forza in questo progetto ed in tempi rapidi la commissione mobilità porterà all’attenzione della Provincia una serie di indicazioni che dovranno essere valutate. Anche in Fiemme l’obiettivo è da tutti condiviso: fermare le auto, sostenere e rafforzare il sistema pubblico. Rimane da valutare la soluzione tecnica: più autobus di linea? Un treno o una metropolitana leggera? Alcune funivie che dal fondovalle raggiungano i paesi di mezza costa e poi le aree sciistiche?
Questi fermenti non vanno sottovalutati: ormai a tutti è evidente come il tema della mobilità sia un’emergenza, perché continuando in questo modo, cioè favorendo l’uso del mezzo privato, i paesi soffocheranno e si arriverà all’immobilità. Le superfici urbanizzate dei paesi sono ormai occupate per oltre il 40% da spazi destinati a parcheggi o servizi all’auto.
Oggi i sindaci, probabilmente senza nemmeno rendersene conto, stanno rispolverando le soluzioni che gli ambientalisti proponevano alla fine degli anni ’80, durante il duro dissenso contro la costruzione della strada di fondovalle. Allora i documenti non venivano nemmeno letti, si dava incarico a qualche giornalista di demonizzare ogni proposta "verde", di dipingere queste persone o come degli irresponsabili o degli affamatori della valle. Le proposte "verdi" di allora oggi divengono progetti credibili: la costruzione di parcheggi interrati alle estremità ovest ed est di Cavalese e Tesero, una circonvallazione in galleria per tutti e due gli abitati, l’avvio di un servizio autobus continuo che colleghi tutti i paesi e le frazioni della valle.
Certo, anche qui si arriva tardi, ma almeno la consapevolezza e la volontà di risolvere il problema è maturata, e in modo significativo. La resistenza più forte la troviamo però a Cavalese, dove il sindaco Walter Cappelletto e la sua giunta sembrano intenzionati a non voler nemmeno provare in modo sperimentale la chiusura al traffico del centro urbano; dicono di voler attendere prima la costruzione delle infrastrutture di servizio, anche se consapevoli che per arrivare a questo i tempi saranno lunghissimi.
Anzi, fanno di peggio: invece di investire energie nella costruzione dei parcheggi esterni all’abitato, hanno dato il via alla progettazione di un parcheggio in pieno centro: come intenzionati ad attirare e favorire l’uso dell’auto privata, come sempre pavidi davanti ad ogni innovazione che presenti il minimo rischio. Se Cavalese conferma questa diffidenza e questo ritardo culturale il fatto non è di poco conto: stiamo parlando dell’abitato più importante di Fiemme, del vero capoluogo e dell’anello che in materia di traffico presenta la situazione più pesante e invivibile.