Trento, i nodi vengono al pettine
Una serie di ceffoni da parte della Provincia in faccia al Comune del capoluogo. Sgarbi istituzionali? No: è la Giunta Pacher che - succube di mille convenienze immobiliari - non è in grado di gestire il territorio.
A Trento sono diverse le questioni venute al pettine in questi giorni: tutte riguardano l’urbanistica, e tutte vedono il Comune incapace di gestire l’espansione della città, ed entrare in conflitto con altre istituzioni. Poi c’è chi dice che è QT che ce l’ha con l’assessore all’urbanistica Andreatta...
Ma andiamo con ordine.
Il primo caso riguarda la ditta Rigotti, di rottamazione auto. E’ situata giusto giusto al casello autostradale di Trento centro, ai bordi della rotatoria che smista il traffico verso il centro e la tangenziale: insomma, il biglietto da visita della città. Pessimo. E’ chiaro che l’accatastamento e la rottamazione delle carcasse d’auto non può avvenire in quell’area. Della cosa si rende conto la ditta; che acquista, per trasferirsi ed espandersi, un’area, in località Vela.
E qui iniziano i primi interrogativi. Come mai la Rigotti acquista quell’area?
Perchè sembra un’area pochissimo adatta: in parte è una zona agricola primaria, con un bellissimo vigneto, e non si capisce proprio perchè si dovrebbe sacrificarlo per mettervi carcasse d’auto; in parte è un biotopo, per di più confinante con un Sic (Sito d’interesse comunitario, area di riproduzione per avifauna di pregio, aquile e gufi). Come se non bastasse è una zona non servita da una strada, ma in compenso esposta alla caduta di massi dalle friabili pareti sovrastanti: è il caso di inserirvi un’area produttiva, per poi piangere sugli incidenti sul lavoro? Basta? No, non basta, è anche una zona di esondazione dell’Adige.
Bene, in quest’area che più inadatta non si può, Rigotti acquista. E’ matto? Boh... E il Comune che fa? Il Comune vi prevede un Polo della Rottamazione, affiancando alla Rigotti anche un centro raccolta inerti.
E qui arriviamo ai balletti in sede politica.
Si riuniscono, in riunione congiunta, le Commissioni comunali Urbanistica e Ambiente: l’assessore Andreatta presenta la proposta di un Centro rottamazione e uno di Raccolta inerti in località Vela come già visionato ed approvato sia dalla Via provinciale che dall’Ufficio Ambiente del Comune. L’assessore all’Ambiente Pompermaier (dei Verdi) dice di dissociarsi da questa decisione (peraltro presa dal suo ufficio). L’ufficio presenta anche alcune ipotesi alternative, ma è tutta una burletta, perchè nessuna di queste aree pseudo-alternative ha una superficie sufficiente; anzi, i consiglieri si irritano: ma che le presentate a fare, volete proprio farci perdere tempo?
La palla passa a un’altra riunione della sola Commissione Ambiente: che si pronuncia contro. Poi si riunisce la sola Commissione Urbanistica: Andreatta si dichiara favorevole, ma rimane solo, e la commissione boccia.
Si arriva così a martedì 5 giugno: in Consiglio Comunale, il relatore Pompermaier presenta il progetto, ribadendo peraltro la sua contrarietà personale; il Consiglio approva un ordine del giorno che boccia la localizzazione alla Vela e impegna a trovare un’altra localizzazione entro tre mesi. Questo odg deve essere trasmesso alla Provincia, ma non vi arriva in tempo. Infatti, tre giorni dopo, venerdì 8, con un tempismo straordinario, prima di avere materialmente il parere espresso dal Consiglio, la Giunta Provinciale a maggioranza risicata decide di approvare l’ubicazione del polo rottamazione alla Vela.
A questo punto in Comune si stracciano le vesti. Tutti, anche coloro (Andreatta in prima fila) che avevano sostenuto lo scombinato progetto nelle varie fasi dell’iter: "autonomia calpestata" "sgarbo istituzionale" ecc.
Il presidente Dellai risponde strafottente: "per favore non facciamo ridere i polli" "è una decisione che riguarda lo spostamento di un’attività che è lasciata in maniera indecorosa alle porte della città" noi non abbiamo fatto altro che "decidere la collocazione di un capannone proprio nella collocazione individuata tra anni fa dal Comune" il quale Comune ora "si è espresso dopo il termine non dicendo nè sì nè no, e noi abbiamo proceduto".
Una serie di ceffoni in piena faccia.
Qui si pongono alcuni interrogativi. Il primo riguarda i rapporti tra Giunta Pacher e Consiglio Comunale: se Dellai afferma che "tre anni fa" era stata già inoltrata in Provincia la richiesta di localizzare alla Vela il Polo della rottamazione, perchè ci si fa discutere sopra Commissioni e Consiglio ed approvare documenti del tutto pletorici?
Il secondo interrogativo riguarda la sostanza del problema. Una ditta artigianale decide di localizzarsi in una certa area: che a tutti appare vistosamente inadeguata, tranne all’assessore all’urbanistica e agli uffici comunali. La pratica va avanti e infine arriva, con tempismo eccezionale, una decisione della Giunta Provinciale a decidere quello che la Giunta Comunale non ha la forza di approvare. Il fatto che poi Dellai derida Pacher e Andreatta che si mettono a protestare, ci sembra cosa buona e giusta. Se occorre, aggiungiamo anche noi un paio di sberleffi.
Ma il punto vero (che riguarda tutti e tre) è: si governa così l’espansione della città? E’ questa la maniera per creare consenso attorno alle scelte urbanistiche? E ancora: che rapporti instaurano i nostri amministratori con i privati che devono spostare la propria attività? Perchè aleggia sempre la questione iniziale: ma chi ha suggerito a Rigotti di comperare un’area del genere?
Il fatto è che il caso Rigotti ricorda molto il caso Auto In. Anche lì eravamo in presenza di un’azienda che, per espandersi, doveva trasferirsi. E all’uopo comperò un’area inadatta in quanto agricola, che però l’assessore Andreatta trasformò in commerciale. Il fatto grave era che il venditore era la Trentino Trasporti, cioè il Comune stesso, che vendette l’area non al prezzo di zona commerciale ma a uno di parecchio inferiore: in pratica un regalo diretto dal Comune a Auto In. Dal momento che poi emerse che tutto questo avvenne con la supervisione fattiva dello stesso Andreatta, il Consiglio Comunale si ribellò, e mandò tutto a gambe all’aria.
E ora il problema si ripresenta alla Vela. Rigotti, come a suo tempo Auto In, ha avuto assicurazioni da qualcuno, prima di acquistare quel terreno? E perchè mai l’assessore Andreatta ha pesantemente sponsorizzato una localizzazione inadeguata?
Ma, dicevamo, i nodi al pettine sono più di uno. Il secondo riguarda via dell’Albera, a Martignano.
Anche qui una zona artigianale. In un’area ritenuta intoccabile, la "linea del Piave" per fermare l’urbanizzazione selvaggia della collina. Però quell’area era di proprietà della ditta Leveghi, che decise di trasfervi l’attività costruendovi un più ampio capannone. Contro ogni logica urbanistica, ma con il supporto dei socialdemocratici e, naturalmente, di Andreatta e della Giunta Pacher. Lo scontro in Consiglio comunale fu molto duro, la maggioranza di Pacher si divise, ma alla fine, per pochi voti, l’area artigianale fu approvata.
Ma non era finita. In questi giorni la Commissione Urbanistica Provinciale ha cassato quella decisione: passare sopra in questa maniera alle aree verdi ed agricole non si può.
Basta? Non basta. Alcune settimane fa il Tar ha stralciato un’altra area artigianale, sciaguratamente decisa dalla Giunta Pacher in uno splendido vigneto in collina, immediatamente sotto Povo. Le leggi urbanistiche non lo permettono.
Mettiamo assieme tutte queste cose e salta fuori una conclusione evidente. La Giunta Pacher e il suo assessore all’urbanistica semplicemente non controllano il territorio.
In questi anni non hanno redatto un piano delle aree artigianali, ed ora sono succubi delle pressioni degli imprenditori che si trovano nella necessità di ampliare la propria attività. Pacher ed Andreatta credono di dare una risposta a questa (legittima) esigenza facendo strame della logica e delle norme urbanistiche. Ma, per fortuna, le norme hanno una loro cogenza: e forzarle più di tanto non si può.
L’insipienza e l’arroganza di questa Giunta (che già abbiamo visto all’opera nella nostra inchiesta sul "Marcio in Comune" in merito all’edificazione selvaggia in collina, vedi i servizi dal numero 18 dello scorso anno in poi) finisce con il delegare alle convenienze immobiliari delle imprese artigiane la pianificazione di brani anche importanti della città. Con il risultato di fare il male loro (perchè poi non si vedono costruire un bel niente) e della città.
E’ da alcuni mesi che diciamo che sarebbe il caso di far tornare Andreatta fra gli scranni del Consiglio Comunale (e più avanti sulla sua cattedra di professore d’italiano).
Anche se probabilmente non basterebbe...