Un centrosinistra irriconoscibile
Ancora sulle elezioni: perché la destra ha stravinto nelle valli.
I risultati delle elezioni per il rinnovo del Parlamento hanno finalmente scosso una troppo lunga asfissia del dibattito politico nelle valli trentine.Vedremo nei prossimi mesi se questo dibattito verrà alimentato, o se risulterà essere solo una reazione passeggera ad un inatteso trauma subito dai vertici del centrosinistra trentino. C’è il rischio che questo accada, specialmente se valutiamo le piccate reazioni del Presidente Dellai o quelle del forte assessore provinciale Mauro Gilmozzi, proveniente proprio dalle valli della disfatta del centrosinistra: "Il calo di voti alle politiche non ha ripercussioni sulla Provincia: il voto alle provinciali è tutt’altra cosa, viene mosso da altre dinamiche".
Un dato di fatto: nelle Alpi orientali, ovunque il turismo rappresenti il settore economico dominante, la cultura politica del centrosinistra viene messa all’angolo. A Cortina d’Ampezzo il centrodestra supera l’80% di consensi, a Bormio il 70%, nelle valli di Fiemme, Fassa e nelle Giudicarie le percentuali si aggirano fra il 60 e il 70%. Perfino a Selva Gardena e a Corvara, Forza Italia da sola riesce a sfondare il 20% di consensi, togliendo voti al partito dominante, la SVP.
Nell’analizzare il voto delle valli, pur partendo da un dato tanto evidente, raccogliamo l’invito del senatore diessino Tonini (L’Unione arranca. Via d’uscita: il Trentino della qualità ) a non criminalizzare l’industria delle vacanze, ma non possiamo tacere che per come viene vissuta questa industria, per le conseguenze sociali che porta sui territori quando diviene monocultura, qualche riflessione vada aperta all’interno del centrosinistra, dove si dovrebbero ridiscutere i comportamenti tenuti verso le richieste di albergatori e impiantisti.
Ha fatto scalpore soprattutto la sconfitta del candidato senatore Beppe Detomas, deputato uscente della UAL (Unione Autonomistica Ladina), anche perché la sconfitta non è maturata nel Primiero o in Valsugana, ma nelle valli dell’Avisio, le sue valli. E’ vero che Detomas in dieci anni di attività parlamentare ha lasciato scarse tracce del suo impegno, che è stato troppo assente dalla vita sociale di Fiemme e Fassa e che la sua stessa campagna elettorale non lo ha portato ad incontrare gente. E’ anche vero che le sue incredibili uscite sulla Valdastico lo hanno indebolito sul fronte ambientalista. Ma le responsabilità più pesanti non possono essere addebitate solo a lui. Detomas è stato lasciato solo. Anzitutto dalla Margherita e dal Presidente della Giunta Dellai, ma anche dall’assessore Mauro Gilmozzi. I due leader della Margherita hanno condotto una campagna elettorale invisibile, intimistica, legata ad alcune amicizie certe, a qualche incontro poco pubblicizzato; hanno evitato accuratamente di costruire sul territorio un humus emotivo che coinvolgesse le tante anime che compongono il centrosinistra, hanno evitato di accendere calore nei cuori, di scuotere animi rassegnati o sfiduciati. Del resto, non potevano fare diversamente: sono rimasti coerenti al loro agire e alla loro lettura della politica.
Si sono sempre premurati di tenersi lontani dalla sinistra, di mantenere un legame forte col mondo imprenditoriale, hanno alimentato il sistema assistenziale, la cultura delle deroghe. Una campagna politica nazionale li avrebbe costretti a schierarsi in modo chiaro, determinato, il che avrebbe messo a rischio gli spazi di potere conquistati nel passato.
Coerenti con il comportamento dei vertici della Margherita sono stati anche i sindaci di vallata. Salvo rarissime eccezioni (Carano – Capriana, centrodestra) tutti ruotavano attorno alla Margherita o alla UAL. Ma non potevano esporsi più di tanto, avendo costruito le giunte e le proprie fortune politiche grazie ad alleanze con liste civiche prive di idealità, avendo dovuto portare in amministrazione assessori o vicesindaci di storica appartenenza a forze politiche di destra (Cavalese, Predazzo, Moena e non solo). Avessero espresso con chiarezza il loro voto, avrebbero avuto ricadute pesanti nelle loro amministrazioni.
E i DS trentini? Completamente assenti. Non un dibattito, nemmeno il tentativo di organizzare qualcosa.
Un’eccezione si è avuta a Capriana, uno dei pochi comuni che ha dato fiducia al centrosinistra, dove il voto è maturato grazie all’impegno di persone esterne al Consiglio Comunale, a dimostrazione che la vittoria di Detomas e il ridimensionamento della destra erano possibili. All’interno dello schieramento, solo Rifondazione Comunista ha costruito un confronto, ha cercato la popolazione, ed in parte è stata premiata, in tutti i comuni.
Se questo è stato il comportamento dei politici più rappresentativi, va detto che l’economia turistica porta la maggioranza degli imprenditori a ragionare in termini egoistici, ad aver timore della solidarietà, a pretendere sempre più contributi, sempre meno regole. Questa è politica di destra, e questi imprenditori hanno letto con chiarezza quale parte politica a livello nazionale meglio li rappresenta. Ma sia in Fiemme che in Fassa questa imprenditoria non rappresenta la maggioranza della popolazione; ci sono dipendenti pubblici e privati, ci sono operai, c’è un tessuto intellettuale, magari isolato ma presente: com’è maturato allora un tale risultato?
Vale la pena di soffermarsi a leggere con attenzione due passaggi della lettera di una albergatrice apparsa sui quotidiani locali: " E’ stato un voto di paura, e la paura è per definizione una limitazione. Non pensavo che la valle che ostenta sicurezza e ricchezza, si sentisse così fragile, insicura… Siamo diventati tutti prodotti di consumo, e in questo momento Detomas, deputato uscente, non serviva più".
In queste parole stanno i contenuti della sconfitta del centrosinistra nelle valli turistiche, non certo o non solo nella specificità dell’economia turistica. Il centrosinistra trentino ha scelto, ormai da anni, di omologare i suoi comportamenti a quelli del centrodestra, anzi, in troppi frangenti li ha anticipati. Non è vero che la Val Jumela, come superficialmente dichiarato da Dellai, sia dimenticata. La Val Jumela ha insegnato, al popolo di destra come a quello di sinistra. Assieme alla vergognosa variante al PUP sollecitata dall’allora deputato DS Olivieri è stata uno spartiacque violento del dibattito politico trentino e della credibilità della sua classe amministratrice.
In pochi anni si sono demolite le regole sull’ambiente e la cultura del limite. Si è rafforzata la politica clientelare, si sono demonizzate culturalmente e politicamente tutte le voci che presentavano diversità usando linguaggi sprezzanti contro i portatori di contenuti di dissenso, si è impedita e si impedisce l’informazione corretta, si è investito in immagine. Ricchi di questi messaggi, i cittadini non potevano che trovare alimento nella cultura della paura: i fantasmi agitati dal centrodestra (tasse, promesse di condoni, famiglie di omosessuali, immigrati che ci governano) hanno fatto presa. Con questi contenuti anche i politici, come vuole Berlusconi, sono diventati prodotti.
In Fassa si raccoglievano queste impressioni: "Meglio l’apatico e vuoto ma sorridente Santini, che il Detomas un po’ cupo del centrosinistra. Noi ladini politicamente abbiamo ottenuto tutto: certezza di rappresentanza in Provincia, contributi, strappi alle regole nella gestione del territorio, privilegi nel lavoro pubblico. Ora, per difendere tutto questo, il centrodestra è più affidabile".
Mentre in valle di Fiemme l’analisi del voto non viene minimamente affrontata, in valle di Fassa i contraccolpi sono forti. Beppe Detomas e il consigliere provinciale Luigi Chiocchetti si sono dimessi portando la UAL a sciogliere l’intero direttivo. Ci sono segnali di una ripresa dei temi veri della vita dei cittadini: il sociale, la solitudine, la formazione scolastica, le strutture di servizio, il ruolo dell’ambiente e l’identità culturale della popolazione. Ma la UAL, al di là del rinnovo delle cariche, dell’avvio di un nuovo percorso, deve riflettere sui danni causati dall’omologazione politica della sua popolazione.
Si sono costrette troppe sensibilità al silenzio: si è cancellata la cultura ambientalista, per anni si è passati troppo leggeri sui temi sociali prestando attenzione solo alla questione linguistica, alla rivendicazione di diritti (posti di lavoro, seggi, spazio agli speculatori legati all’edilizia e alla cementificazione dell’alta montagna). Non si è voluto capire che cancellando il territorio si andava inevitabilmente a cancellare l’identità, la specificità della popolazione ladina. Pochi mesi fa, alla domanda sull’assurdità di certe scelte urbanistiche di un comune, il sindaco mi rispondeva: "Abbiamo solo inserito la pianificazione della società impiantistica nella nostra variante, il progetto l’hanno fatto loro".
L’emergenza di Fassa certo era la difesa dell’idioma ladino, ma come ben scriveva SOS Dolomites negli anni ’80, il vero pericolo della valle era costituito dalla questione ambientale. Oggi questo tema non esiste più, perché non c’è più spazio, perché è impossibile riconvertire il territorio a vocazioni qualitativamente più elevate. 62.000 posti letto, circonvallazioni devastanti, un torrente canalizzato, tutti i versanti coperti da reti impiantistiche hanno banalizzato un patrimonio paesaggistico che era unico al mondo.
Fra due anni, alle elezioni regionali, è probabile che parte di questi voti ritornino in casa Margherita (ben difficilmente ai DS, vista la loro totale assenza), ma solo in parte, poiché la disarticolazione del dibattito politico e l’assenza di comportamenti coerenti non si recuperano in pochi mesi. Per cementare la cultura politica della destra in valle di Fiemme e Fassa il centrosinistra ha impiegato anni, come del resto sta avvenendo a Cortina (il duro confronto sulla devastante circonvallazione), e nei comuni turistici altoatesini.
Date le premesse, non poteva che trionfare il modello di società promosso da Berlusconi.