Dellai non abita più qui
Malgrado favori e contributi, le valli di Fiemme e Fassa guardano sempre di più a destra.
Ancora una conferma dal voto delle elezioni politiche delle valli di Fiemme e Fassa: vincono, ed in modo deciso, i partiti del centro destra, le percentuali da Cavalese fino a Canazei si attestano o superano il 60% dei consensi. All’interno di questo voto c’è però una novità, un discreto ridimensionamento del partito del Popolo della Libertà a vantaggio di una dirompente affermazione della Lega, specialmente in valle di Fassa.
Ha deluso ovunque la coalizione di centro sinistra, al Senato perché il candidato Sergio Muraro non poteva che raccogliere perplessità (vedi Elezioni: i favoriti), ma anche nel voto alla Camera il Partito Democratico ha lasciato seminate solo tracce di profonda sofferenza. Al Senato va sottolineato il risultato ottenuto dalla Sinistra L’Arcobaleno, che ha superato il 6% in Fassa e il 9% in Fiemme, mentre la somma dei partiti che costituivano storicamente l’aggregazione arrivava al 4%.
Come già era accaduto nel 2006, i sindaci di Fiemme e Fassa sono rimasti spettatori della competizione, non si sono sbilanciati; eppure, almeno in teoria, in grande maggioranza avrebbero dovuto appoggiare il centrosinistra.
E’ un risultato che va analizzato, perché accentua uno spostamento dell’elettorato verso destra. Nelle due valli sono sempre arrivate risorse ingenti da parte della Provincia: si pensi alle forzature sulla Val Jumela, all’insieme di contributi piovuti su tutte le aree sciistiche, ai rilasci di discutibili autorizzazioni su ampliamenti di aree, ai contributi agli albergatori e alle innumerevoli deroghe urbanistiche. Se il voto non premia la coalizione che elargisce simili favori, è facile supporre che la politica clientelare non sia ritenuta adeguata e sufficiente per stabilizzare consensi. Ma oltre il momento del voto, stanno maturando altri segnali di sofferenza nei confronti del centrosinistra trentino.
In valle di Fassa la UAL, il partito della minoranza linguistica, è spaccato e incapace di proporre un percorso politico di sviluppo della valle. Finita l’era delle giuste rivendicazioni di tutela della minoranza ladina, il contenitore è rimasto vuoto. Non è un caso che alle prossime elezioni provinciali troveremo candidato Gino Fontana, ormai certo punto forte del centro destra, sindaco di Vigo di Fassa, già assessore regionale. E non è un caso che difficilmente troveremo espresso un unico candidato forte nel centro sinistra: il conflitto fra persone è diffuso e non sarà sufficiente il collante della minoranza a tenere a freno le ambizioni presenti.
In Fassa come in Fiemme il tema imposto da Trento è la territorialità, una competizione esasperata fra chi ritiene di rappresentare meglio le istanze di un territorio (cioè di soddisfare al meglio ogni spinta clientelare?) sfuggita di mano al suo ideatore, Lorenzo Dellai.
Ci sarà il riferimento di alta politica rappresentato dal Partito Democratico, in qualche forma ci sarà la sinistra, ma è al centro che si rischia l’intasamento. Data per sicura la lista territoriale guidata dal forte assessore provinciale Mauro Gilmozzi, come concorrenza diretta troveremo il partito delle Valli, la lista territoriale di Giovanazzi, il PATT, il Popolo delle Libertà, l’UDC. Ma cosa potrà capirà la popolazione delle due valli in tanta confusione? C’è un solo dato che unifica Fassa a Fiemme: la presenza e la forza dell’unico vero partito territoriale, la Lega Nord, sostenuta non solo da albergatori, commercianti e piccoli imprenditori, ma in modo determinante dai lavoratori del settore turistico, degli impianti a fune, dell’edilizia. "Basta immigrati, rimanga solo chi ha un reddito adeguato e chi ha casa", è la frase più ricorrente.
Conoscendo chi parla, se si andasse a vedere il reddito di queste persone, in tanti casi si scoprirebbe che molti immigrati guadagnano più di loro, perché l’orario di lavoro è elastico, e loro accettano qualunque condizione.
Un altro dato che si raccoglie un po’ ovunque è una diffusa insofferenza nei confronti di Dellai. Se ne parla infastiditi, si coglie un clima di lunga attesa per una sua sconfitta, il personaggio ha stancato, non convince più. Rappresenta la sintesi perfetta di una casta inamovibile. Eppure la politica territoriale è figlia sua, l’investimento nella sussidiarietà delle scelte, anche urbanistiche, è stato concepito e realizzato con il Piano Urbanistico Provinciale appena approvato e la riforma delle comunità di valle è idealità pura del suo assessore più convincente, il cavalesano Mauro Gilmozzi. Eppure nel corso degli incontri con la popolazione locale si avverte soprattutto l’amarezza di avere un centrodestra privo di un candidato convincente.
Ho provato a chiedere perché sono stanchi di Dellai, specie in valle di Fassa. Uno storico esponente della UAL dice che in troppi sono stanchi di soprusi: ne è un esempio la recente polemica sulla nomina della Sorastant (dirigente della scuola ladina) di Pozza, Mirella Florian, imposta - si dice - dall’élite politica ladina vicina a Dellai in contrasto con la volontà dei sindaci e in spregio ad altri candidati forniti di maggiori titoli.
E poi la parte più sociale del centrosinistra non ha avvertito alcun investimento sul territorio in termini di qualità dello sviluppo e di potenziamento dei servizi di base alla popolazione.
Se risulta facile comprendere perché chi si ispira ad una cultura di sinistra sia insoddisfatto di Dellai, non altrettanto comprensibile risulta l’imprenditore che impreca contro il Presidente. Ma come, nonostante tutti i contributi ricevuti? Cosa si può pretendere di più? Siete certi che un politico del centrodestra possa offrivi più risorse? - ho chiesto ripetutamente.
A queste domande non ho trovato risposta: gli interlocutori, anche in valle di Fiemme, ritornano ad imprecare contro Dellai definito succube della sinistra, e non danno spiegazioni convincenti..
Una breve conclusione?
I leader dei partiti presenti in valle, e specialmente sindaci ed assessori, da troppo tempo non affrontano pubblicamente temi politici e sociali di rilevanza nazionale. I sindaci, quasi tutti margheritini, hanno rinunciato a diffondere cultura politica, si sono adeguati alla pratica clientelare e alla demonizzazione delle opposizioni. Questi amministratori sono tutti espressione di liste civiche comunali all’interno delle quali hanno inserito personaggi legati alla destra, e chi ha visto nella politica un utile investimento professionale, dai tecnici degli studi professionali, o delle immobiliari, agli albergatori. Sono sindaci che evitano di affrontare i temi fondamentali del vivere sociale, la qualità della scuola, della offerta di salute, della qualità ambientale e paesaggistica e hanno mortificato il ruolo dei consigli comunali. In pratica, dagli anni Novanta in poi, nelle due valli il confronto politico è assente, sollecitato solo da qualche occasionale iniziativa della sinistra più radicale. E’ questa desertificazione del confronto politico che consolida la debolezza di Dellai, che diffonde sul territorio tanto scetticismo, che lascia la valle orfana di un qualunque riferimento politico. Nel mondo imprenditoriale di Fiemme e Fassa si è convinti che un governo provinciale di centrodestra lascerà loro mani ancor più libere, in valle fluiranno più soldi pubblici, e specialmente si darà una ridimensionata alla invadente presenza di immigrati, fannulloni capaci solo di pretendere diritti.