In bicicletta, tranquillamente
Piste ciclabili: un libro e 300 km. di strade, spesso suggestive, da fare anche a piedi.
Segnalate da un cartello rotondo blu con al centro una bicicletta bianca, le piste ciclabili, così caratteristiche nella viabilità dell’Europa centrale, si stanno diffondendo rapidamente per tutta Italia. Principio ispiratore: la realizzazione di strade libere da motori ove poter pedalare al sicuro e a contatto con la natura.
Da noi ci ha pensato il Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale della Provincia, che da dieci anni a questa parte sta concretizzando una tra le più belle reti di ciclabili d’Europa. Di questo lavoro ha dato conto la casa editrice Kompass con una guida pubblicata nel marzo scorso, che contiene una descrizione generale dei nove percorsi disponibili ed informazioni dettagliate sui 300 chilometri già percorribili dei 400 previsti. L’opera presenta anche 14 itinerari per mountain bike, commentati con la collaborazione degli istruttori della Scuola Italiana Mountain Bike.
Basta sfogliarne qualche pagina per farsi prendere dalla voglia di pedalare. Ogni percorso è illustrato con un grafico altimetrico cui basta dare un’occhiata per intuirne lunghezza e difficoltà, con cartine geografiche e fotografie panoramiche.
La guida ha tralasciato di proposito l’aspetto tecnico delle piste per quello turistico, mettendo in evidenza, in uno specchietto "da non perdere", edifici di pregio storico e artistico e luoghi di particolare significato ambientale; senza indicare i tempi di percorrenza, per non condizionare il ciclista e dargli modo, se ritiene conveniente una sosta, di resistere ai richiami dell’orologio.
Da un punto di vista tecnico, le piste ciclabili sono state realizzate per consentirne l’utilizzo ad ogni categoria di ciclisti: da quelli impegnati sul piano agonistico ai pedalatori della domenica. Non presentano alcun pericolo: la larghezza, da 2,5 a 3 metri, è dovunque sufficiente al transito di ciclisti nelle due direzioni di marcia, il fondo stradale è predisposto per qualsiasi tipo di mezzo ed il tracciato esclude salite ripide per tratti eccessivamente lunghi.
Completano l’offerta piccole aree di sosta con panchine e tavoli e, prossimamente, vari "bicigrill", piazzole dove sarà possibile, oltre a tirare il fiato, mettere qualcosa sotto i denti. Per ora ne sono disponibili due, quelli di Nomi (15 km a sud di Trento, con bar aperto dal primo di aprile) e di Novaledo (Valsugana).
Per la maggior parte della loro lunghezza, le piste scorrono sugli argini di fiumi e torrenti, a fianco di paesaggi di grande fascino spesso inavvicinabili dal turista in macchina. Ogni accorgimento è stato preso per evitare tratti in comune con le strade di grande traffico realizzando, nei punti critici, piccoli ponti, sottopassi e sovrappassi. Solo dove ciò non sia stato assolutamente possibile, la ciclabile segue la strada e qui, quasi inutile raccomandarsi, occhi ed orecchi aperti! Per inciso, su questi percorsi valgono le stesse regole del codice stradale: si tiene la destra e si sorpassa a sinistra, e se il percorso attraversa una strada bisogna dare la precedenza a tutto il resto del traffico.
Naturalmente, le piste ciclabili non sono riserve indiane per ciclisti, ma danno spazio a chiunque desideri muoversi tranquillamente en plein air. A riprova, basta percorrere il tratto da Mattarello a Lavis per imbattersi nelle situazioni più curiose: ecco il trentenne, forse un dog sitter, al traino di due cani e quattro ragazzi in fila indiana che spingono come forsennati sui pattini in linea. Largo poi ai podisti con cardiofrequenzimetro e scarpini hi-tech, all’handbiker in allenamento per qualche maratona, ai nonni con il nipotino in triciclo, agli impiegati in cerca di forma e così via! Insomma, percorsi ideali anche per semplici camminatori, anzi, in certi casi, è addirittura preferibile l’uso esclusivo di scarpe, per assaporare in tranquillità i suggestivi paesaggi attraversati.
Un percorso esemplare in questo senso è quello che da Torbole, appena dopo il ponte sul Sarca, porta a Ceniga (Dro) sempre costeggiando il fiume. Il microclima della zona la rende percorribile anche nel tardo autunno, quando a Trento, tanto per dire, sarebbe facile trovare brina e ghiaccio; con un dislivello di appena 57 metri spalmati in modo regolare su 15 chilometri, è il più pianeggiante di tutti. Una volta completato il tratto in costruzione fino a Cadine - circa 30 km - sarà possibile raggiungere in bicicletta i sobborghi di Trento.
Per i 14 percorsi per mountain bikers è invece necessaria una buona preparazione fisica ed un’ottima conoscenza del proprio mezzo, freni e cambio per primi. Il fondo stradale è spesso di ghiaino, oppure appena accennato nell’erba (vedi il tracciato delle Viote all’ombra delle quattro cime) o tra i cespugli. Casco, guanti, occhiali ed una borraccia d’acqua sono il corredo minimo indispensabile.
Fra tutte, ecco la pista realizzata recuperando la strada del Ponale, abbandonata una ventina d’anni fa, tra i laghi di Garda e Ledro, 684 metri di dislivello su 10,4 km fino al bivio per Legos. Si parte da piazza Catena di Riva, il porticciolo d’attracco dei battelli, e si imbocca la gardesana verso Brescia. Alla prima galleria, si prende a destra la ripida salita che si infila nel canyon del torrente Ponale, fra strapiombi vertiginosi sul Garda e ripide pareti di roccia e con probabili incontri con falchi, poiane e tanti altri animali che nella gola abbandonata hanno trovato un habitat davvero protettivo; si prega dunque di non disturbare troppo. E’ un itinerario solo per ciclisti esperti, naturalmente, ma se qualcuno proprio volesse percorrerlo, può sempre prenderlo dalla parte di Molina di Ledro, in discesa insomma.
Dunque ciclabili per tutti? Favorire in ogni modo la mobilità alternativa in città e fuori magari riproponendo le bici giallo-blu?
Esperienze decennali in varie parti d’Europa segnalano un gradimento crescente per i sistemi non motorizzati di spostamento individuale. In particolare, il successo pare garantito per i percorsi ciclabili e cicloturistici integrati in modo da collegare i punti di attrazione di un territorio (cioè scuole, chiese, servizi pubblici, giardini, impianti sportivi, aree di interesse ambientale) e da facilitare il pendolarismo per lavoro.
Benvenuta dunque la rete di piste previste dal Servizio di Valorizzazione Ambientale, che entro breve avvolgerà in un’unica rete l’intero territorio provinciale.
Non segnerà certo il tracollo dell’egemonia dell’automobile ma spingerà molta gente più vicina alla natura, ai suoi silenzi e ai suoi ritmi; e non è poco.