Sette buoni motivi per muoversi in bici
Che cos’è la “ciclabilità” e perché bisogna investirci.
Durante i miei quasi 25 anni di progettazione di infrastrutture ciclabili ho sentito spesso la domanda: “Perché spendere soldi per fare piste ciclabili?” Fortunatamente oggi molti hanno capito i vantaggi della bicicletta e quindi questo tipo di domanda si sente sempre meno, tuttavia dei dubbi permangono.
Innanzitutto chiariamo un punto: oggi il concetto di pista ciclabile è superato, in quanto per favorire l’uso della bicicletta non è più sufficiente costruire piste ciclabili, ma servono anche altre infrastrutture complementari quali i cicloparcheggi, le aree di servizio, ecc., ed attività immateriali di promozione e di comunicazione. Per questo preferisco parlare di ciclabilità (parola che peraltro non esiste ancora nei vocabolari), intesa come l’insieme delle azioni volte a favorire l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, di ricreazione e di turismo. Il concetto comprende sia il complesso di interventi materiali infrastrutturali (come le piste stesse, i cicloparcheggi, le azioni di moderazione del traffico, le “zone 30”, la multimodalità...) che immateriali (come la divulgazione, la formazione, le regole per favorire l’uso della bicicletta e ridurre l’abuso dei veicoli privati...).
Insomma, con il termine ciclabilità si vuole superare il concetto di pista ciclabile limitato ad una specifica infrastruttura stradale, per aprirsi ad altre tipologie di infrastrutture e ad azioni immateriali di natura organizzativa e comunicativa. Volendo tradurre questa definizione in un’equazione matematica:
Infrastrutture e promozione
Passiamo quindi alla domanda cruciale: perché investire sulla ciclabilità? Le motivazioni sono moltissime e interessano diversi macrosettori come la salute, l’economia, il turismo, la mobilità, l’ambiente e la qualità della vita. Le ho volute sintetizzare in sette punti.
1) Sicurezza: secondo l’ISTAT nel 2019 abbiamo avuto in Italia 172.183 incidenti stradali con lesioni, 3.173 morti e 241.384 feriti; di queste morti, 787 riguardano pedoni e ciclisti (253 ciclisti. +16% rispetto al 2018 e 534 pedoni, con un -13%). Non c’è giorno che non si senta parlare di vite spezzate sulle strade. I dati degli anni 2020-21 sono poco significativi per effetto delle restrizioni dovute al Covid, mentre quelli del 2022 non sono ancora pubblicati. Purtroppo il recente drammatico incidente che ha spezzato due giovani vite - a Trento in via Venezia una potente moto lanciata a folle velocità in una strada urbana con limite di 50 all’ora ha investito un pedone su un attraversamento regolato da strisce e semaforo – evidenzia come il Trentino non sia esente dal sangue versato sulle strade.
2) Salute: una vastissima letteratura tecnica e scientifica dimostra che un maggior utilizzo della bicicletta porta ad un forte miglioramento della salute sia pubblica, come conseguenza della riduzione dell’inquinamento, che privata direttamente sull’utilizzatore. Ad esempio, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente nel 2022 l’inquinamento dell’aria ha causato oltre 300.000 morti premature nell’Unione Europea a 27, di cui quasi 70.000 in Italia; tali decessi sono dovuti a micropolveri sottili (PM2,5) per 52.300 morti, al biossido di azoto (NO2, di cui il traffico veicolare è la principale fonte) per 11.200 casi e all’ozono (O3) per 5.100 casi. Insomma numeri importanti, dell’ordine del 10% sulle morti totali e che si presentano ogni anno da decenni: una vera e propria pandemia silenziosa.
In Danimarca, dove le politiche per la mobilità sostenibile e la ciclabilità sono molto efficaci, l’incidenza delle morti dovute ai tre inquinanti citati nel 2013 è stata circa un terzo dell’Italia.
Infine i ciclisti sono fino a sei volte più sani di pedoni e automobilisti, come emerge da una ricerca condotta da Glenn Stewart della Brunel University di Londra, che fotografa il contributo della bicicletta nell’attività fisica a Londra: è infatti emerso che chi pedala ogni giorno e 150 minuti alla settimana ha fino a sei volte di probabilità in più di rientrare in uno stile di vita sano rispetto agli altri.
3) Congestione: una mobilità congestionata è causa di perdita di tempo, di perdite economiche e di maggior inquinamento. In ambito generalmente urbano la congestione causa un incremento del tempo di viaggio per gli utilizzatori dell’auto e occasionalmente del mezzo pubblico su gomma, mentre i pedoni e i ciclisti raggiungono le loro destinazioni più velocemente. La Commissione Europea ha stimato che la congestione stradale costa l’1% del PIL dell’Unione Europea.
4) Risparmio economico: il veicolo meno costoso per la mobilità quotidiana è la bici, con un costo che è dell’ordine di 0,05 €/km, dove per costo si intendono le spese di acquisto, di gestione e di manutenzione del veicolo bicicletta. Per avere un parametro di confronto, il costo dell’automobile privata con un solo utente in Italia è molto maggiore ed è mediamente dell’ordine di 0,50 €/km (questo secondo le tabelle ufficiali ACI, mentre una recente ricerca di alcuni istituti tecnici di Svezia, Norvegia, Germania e Canada evidenziano, considerando le “esternalità”, un costo che arriva fino a 0,83 €/km), a cui vanno aggiunti eventuali tariffe di parcheggio, pedaggi, ecc. Sulla base di questi valori è immediato calcolare che l’impiego della bicicletta al posto dell’automobile per la mobilità quotidiana su un breve tragitto urbano di circa 8 km consente dei risparmi dell’ordine di 2.000 €/anno a persona, insomma una buona mensilità di stipendio, soprattutto se si considera che si tratta di un valore al netto delle imposte; infatti il risparmio non è ancora stato tassato! Addirittura uno studio belga nel 2012 ha calcolato che sostituire l’automobile con la bicicletta comporterebbe un risparmio medio di 2.853 €/anno ad abitante; proviamo a pensare cosa significhi questo per una famiglia di 4 persone!
5) Inquinamento: oltre all’inquinamento dell’aria l’attuale modello di mobilità delle persone e delle merci impatta molto anche sul rumore e sui cambiamenti climatici. Una quota pari a circa il 25-30% di inquinamento dell’aria è attribuibile alle emissioni dovute alla mobilità delle persone e delle merci.
6) Economia: secondo una stima dell’European Cyclist Federation il valore della bicicletta in Europa è di circa 513 miliardi di euro all’anno di cui circa 44 miliardi imputabili al solo cicloturismo. Si tratta di benefici enormi che superano notevolmente i costi della ciclabilità. Ma oltre al cicloturismo la realizzazione di una rete infrastrutturale ciclabile costituirebbe un’opportunità enorme per un paese come l’Italia che vanta una grande esperienza nelle costruzioni e che per oltre un decennio potrebbe costituire una base lavorativa per professionisti ed imprese diffuse sul territorio.
Questo dato è confermato dall’esperienza del cicloturismo in Trentino, regione leader a livello nazionale ed internazionale, dove già nel 2009 l’indotto economico del solo cicloturismo era dell’ordine di oltre 100 milioni di € all’anno, più di 10 volte il budget annuale utilizzato per realizzare e gestire la rete delle ciclovie del Trentino.
7) Qualità della vita: è oramai dimostrato che chi pedala studia meglio, si ammala meno ed è più felice. L’uomo moderno ben difficilmente durante la giornata riesce a ritagliare dei momenti per pensare a se stesso, alla sua vita, ai suoi progetti, a dirimere conflitti interiori, a fare progetti, ecc; durante un viaggio in bicicletta questo è possibile, in quanto è più facile coltivare pensieri positivi e arrivare al lavoro felici.
Da tecnico della ciclabilità ed utilizzatore assiduo della bicicletta non posso che testimoniare sulla veridicità dei 7 buoni motivi per usare la bicicletta sintetizzati sopra. Infine la ciclabilità agisce su ben 11 dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere nel 2030 secondo l’agenda ONU 2030.
Alcuni dei sette buoni motivi per investire nelle infrastrutture ciclabili possono essere quantificati ed inseriti agevolmente in analisi costi/benefici; dalle quali emerge che mediamente l’investimento finanziario per costruire una pista ciclabile con i benefici dopo circa 3 anni, quindi per gli altri 97 anni di vita utile produce solo vantaggi.
Infine un recente studio ha dimostrato come chi si muove in bici è più forte contro le infezioni da covid19. Lo studio, dal titolo “Maximal Exercise Capacity is Inversely Related to Hospitalization Secondary to Coronavirus Disease 2019”, pubblicato il 5 ottobre 2020 sul giornale Mayo Clinic, ha dimostrato che i soggetti con elevata capacità aerobica hanno un decorso della malattia più leggero. Per migliorare la capacità aerobica l’allenamento aerobico di resistenza è uno dei modi più efficaci ed in questo il bici muoversi in bici aiuta molto e consente di mantenere il distanziamento sociale.
Alcuni dati che fanno ben sperare.
A livello internazionale l’Italia era considerata una nazione a bassa ciclabilità, ovvero poco “bike friendly”; ne è la dimostrazione il fatto che fino a pochi anni fa l’applicazione google maps per il territorio italiano non rendeva disponibile l’opzione del mezzo bicicletta, al contrario di altri stati confinanti come Austria, Svizzera, Liechtenstein, Francia e Germania, dove funziona regolarmente.
Tuttavia le cose stanno cambiando ed esistono delle eccellenze come le città di Pesaro e di Bolzano con una quota di mobilità urbana in bicicletta dell’ordine del 30% (ovvero circa il 30% della mobilità quotidiana avviene in bicicletta) o la Provincia di Trento, che dispone di una rete ciclopedonale extraurbana che si sviluppa per circa 450 km, in cui nel 2022 sono stati misurati quasi 2.700.000 passaggi con un incremento del 9% rispetto al 2021 e nel 2009 l’indotto del cicloturismo era dell’ordine di oltre 100 milioni di euro all’anno (circa 10 volte il costo annuale di costruzione e gestione).
Inoltre nel 2021 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) dello Stato italiano ha messo a disposizione dei cofinanziamenti che prevedono la realizzazione di circa 6.000 km di ciclovie turistiche nei prossimi anni ed il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha emesso alcuni bandi di finanziamento per la mobilità sostenibile anche in bicicletta. Infine, sempre a cura del MIT, nell’estate 2022 è stato approvato il Piano Generale della Mobilità Ciclistica previsto dalla legge 2 del 2018 “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, che individua le principali direttrici ciclabili di interesse nazionale sulla base della rete Bicitalia ideata da FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ed integrata con le proposte delle varie regioni; con questo piano è stata individuava una rete ciclabile nazionale lunga circa 20.000 km.
Si tratta di numerosi progetti che ci fanno ben sperare negli anni futuri per avere delle città più vivibili ed uno sviluppo del turismo in chiave realmente sostenibile, attraverso la diffusione della ciclabilità. Se l’Italia crederà in questo progetto ci sarà davvero tanto lavoro da fare per i prossimi anni; il Trentino ci ha creduto, almeno a livello provinciale, ma di questo parleremo magari un'altra volta. Intanto rilassiamoci con tante buone pedalate sulle ciclovie del Trentino.
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Sergio Deromedis, ingegnere trentino, da 25 anni si occupa di ciclabilità. Responsabile dell’Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali della Provincia Autonoma di Trento. Ha progettato circa 60 infrastrutture ciclabili