Dal riscaldamento del clima alla TAV. Seconda puntata
Perché quel tunnel non si farà mai. Per capirlo, partiamo dall’ esaurimento del petrolio...
Il tunnel della Val di Susa probabilmente non si farà mai. Questo ed altri tunnel alpini, raddoppi autostradali, ponti di Messina, sono stati progettati dando per certo un aumento del traffico. Invece entro 10 o 15 anni il traffico diminuirà per effetto di grandi cambiamenti già in corso, ma che non sono stati considerati dalle autorità che hanno programmato queste opere. Se questi progetti partissero, verrebbero completati giusto in tempo per quando non serviranno più. Se invece qualcuno più furbo tra i nostri politici riconoscerà questa realtà, il tunnel della val di Susa non si farà mai.
Oggi vi racconto dell’ esaurimento del petrolio, altro grande tema che condizionerà il nostro futuro - ma che ci è stato tenuto nascosto. E alla fine tiriamo le conclusioni.
Il petrolio durerà per sempre? Sembra una domanda stupida perché nessuna cosa di questo mondo può durare per sempre. Tuttavia la risposta stupida è quella che istintivamente ci siamo sempre dati. Abbiamo agito (tutta l’ umanità) come se il petrolio potesse durare in eterno. Ovvio: ci sono persone, multinazionali e nazioni che avevano e hanno l’ interesse a far credere questo.
Ma le ripercussioni dell’ esaurimento del petrolio sono molto più vicine di quanto si potesse pensare venti anni fa. Da una decina di anni i contorni del problema sono diventati chiari, ma anche quelli che per mestiere dovevano informarci della situazione, ce l’hanno nascosta. Di fatto siamo già entrati nell’ era del petrolio scarso. Vediamo perché.
Dal punto di vista economico e dal nostro punto di vista non ha importanza l’anno in cui non ci sarà più una goccia di petrolio estraibile: molto prima di allora ci saremo scannati (lo stiamo già facendo – vedi le guerre in regioni "petrolifere") per accaparrarci quel poco rimasto. L’ anno di svolta sarà quello in cui si raggiungerà il massimo delle capacità estrattive: da quell’anno in poi ci saranno sul mercato mondiale sempre meno barili disponibili. La domanda è dunque: quando raggiungeremo il massimo della produzione mondiale di petrolio?
Il grafico che qui vediamo riassume il meglio che sappiamo oggi. Il grafico è di facile lettura: in orizzontale ci sono gli anni dal 1960 al 2040, in verticale è riportata la produzione mondiale di petrolio per ciascun anno. Ovviamente i dati di produzione dal 1960 al 2002 sono i dati storici (quel che è già successo); invece i dati dal 2002 al 2040 sono le proiezioni fatte da un gruppo di ricerca canadese. Sulla base delle stime dei pozzi di petrolio esistenti e di quelli ancora da scoprire, si arriva alla conclusione che il massimo della produzione sarà verso il 2006, anno più, anno meno.
Attenzione! esistono altri studi sull’ argomento i quali concludono che il massimo potrà essere nel 2008 o 2012, ma nessuno prevede oltre il 2015. Il massimo sarà raggiunto "domani" o "dopodomani". Per fare la rete di distributori di benzina che usiamo tutti i giorni, ci sono voluti cinquant’anni: se dovremo cambiare il nostro modo di trasporto, ci vorranno almeno un paio di decenni. Quindi se anche il massimo fosse nel 2015, è per "dopodomani".
Ci sono indizi che fanno pensare che in realtà siamo già vicinissimi al massimo. Per primo, gli aumenti del prezzo del petrolio (quest’ anno è stato in media sopra i 50 dollari al barile, in questi giorni è di nuovo a 70 – due anni fa era a 20).
Il prezzo del petrolio fino a un paio di anni fa era un prezzo "artificiale", cioè non rispettava le leggi del mercato. Veniva controllato da alcune nazioni. Il fatto che negli ultimi anni stia crescendo, sicuramente segnala che stiamo arrivando al massimo della produzione.
Un secondo indizio ci viene dal fatto che le maggiori compagnie petrolifere stanno facendo investimenti nelle energie solari: sanno che il petrolio sta finendo e si preparano a venderci qualcos’ altro.
Terzo indizio: gli ingenti investimenti di molte compagnie automobilistiche per sviluppare modelli che funzioneranno a idrogeno. E’ evidente che sono convinti che il petrolio presto sarà scarso: se vogliono vendere ancora auto, devono trovare il modo di farle andare senza petrolio.
Il soIito scemo del villaggio (purtroppo ne abbiamo molti, anche in posti di altissima responsabilità) ha già pensato: non c’ è più petrolio? Andrò a carbon fossile. Ovviamente quelli che vendono carbone (o metano, o energia nucleare) non sono altrettanto scemi: se il petrolio rincara, alzano il prezzo del carbone (e del metano e del nucleare). E’ quello che abbiamo già visto nel 2005: le bollette della elettricità e quelle del gas sono aumentate. Possiamo scommettere che aumenteranno ancora.
Possiamo cominciare a mettere insieme le informazioni che avete letto. I cambiamenti climatici globali (che abbiamo discusso nel numero precedente di Questotrentino, vedi Dal riscaldamento del clima all’Alta Velocità) renderanno presto indilazionabile l’ attuazione di misure per ridurre le nostre emissioni di gas-serra. Queste riduzioni sono state per troppo tempo rinviate dalle classi politiche/dirigenti, ma non sono evitabili: può darsi che gli attuali capi di governo riescano a rinviare per pochi anni ancora i provvedimenti necessari, ma presto qualche ulteriore catastrofe climatica renderà l’ umanità più cosciente della gravità del pericolo. A questo punto le classi politiche saranno con le spalle al muro.
In campo internazionale il protocollo di Kyoto è stato affossato finora dagli Stati Uniti e da pochissime altre nazioni al traino. Già in dicembre scorso al summit di Montreal gli USA hanno dovuto parzialmente cedere a chi chiedeva misure di riduzione: si parla già di cosa fare dopo il 2012. Visto poi che Bush non potrà ricandidarsi per un terzo mandato, la politica energetica e ambientale di questa nazione non potrà che migliorare. In definitiva, entro pochi anni ci aspettiamo che arrivino accordi internazionali e che questi accordi siano vincolanti per piccole nazioni come l’ Italia. In altre parole, il nostro governo avrà poco da scherzare. Per ottenere queste riduzioni sono state studiate molte possibili azioni: ma non c’ è dubbio che un effetto diretto delle misure di riduzione dei gas-serra sarà quello di ridurre il traffico di merci e di persone.
Vi chiedete: di quanto? Un conto dettagliato è forse impossibile: invece un conto significativo per decidere del nostro futuro è semplice e dice che probabilmente entro dieci o quindici anni il traffico complessivo in Europa sarà un 10 o 15 per cento in meno che oggi.
Abbiamo fin qui parlato dell’esaurimento del petrolio e dell’aumento del prezzo dell’energia. Aggiungiamo un altro dato. Durante il 2005 il prezzo della benzina alla pompa è aumentato circa del 5 per cento. Nello stesso anno le vendite di benzine – e quindi il traffico in Italia – sono calate del 3 per cento circa. Alcuni analisti (e tra questi l’ autore di questo articolo) ritengono che entro una decina di anni il prezzo del petrolio potrebbe arrivare a 80 dollari al barile – con punte temporanee superiori a 100 dollari. In questo caso il prezzo delle benzine aumenterebbe considerevolmente, diciamo del 20 o più per cento. A quel punto, il calo del traffico potrebbe essere superiore al 10 per cento.
Vediamo ora la questione energetica su scala mondiale. E’ su tutti i giornali la crescita tumultuosa dell’economia cinese. Una crescita altrettanto veloce è attesa per i prossimi anni per l’ India e forse per il Brasile. Questa crescita è inevitabilmente accompagnata da una "fame" di petrolio: la Cina ha già cominciato a destabilizzare il mercato petrolifero. In futuro richiederà una fetta sempre maggiore della produzione petrolifera mondiale. Nello stesso periodo la "torta" si farà ogni anno più piccola (riguardate la figura 2: la curva continua a scendere). Cosa vi fa pensare che l’ Italia (o l’ Europa) riuscirà a conservare intatta la fetta attuale? Dovrebbero gli Stati Uniti e l’ Inghilterra rinunciare a una parte della loro fetta per darla a noi? E’ chiaro che ci dobbiamo aspettare una fetta decrescente negli anni futuri, e meno petrolio significherà meno traffico. Abbiamo dunque trovato una terza ragione per concludere che il traffico di merci e passeggeri in Europa diminuirà nei prossimi dieci anni.
Ecco dunque tre fatti incontrovertibili che fanno prevedere una diminuzione del traffico già dai prossimi anni. Una diminuzione più consistente, forse 20 forse 30 per cento in meno, entro dieci o quindici anni. Confrontate questo numero con le proiezioni Business As Usual dei nostri governanti nazionali ed europei. Queste prevedono un continuo aumento nei prossimi dieci o quindici anni. Per dare un’idea, loro prevedono un aumento per il traffico stradale dell’ ordine del 30% entro il 2015. Queste proiezioni sono fuori della realtà.
Siamo alla conclusione. Ci viene affibbiata una spesa galattica per costruire un fantomatico (quasi certamente in perdita economica) asse Lisbona – Kiev per la TAV ed altri corridoi in tutta Europa.
Ci vengono accollate spese galattiche per altri tunnel (vedi Brennero).
Ci vengono rifilati ponti di Messina e altre opere stradali che dovremo pagare noi.
Vogliono indebitare noi e i nostri figli per i prossimi 50 anni: se faremo queste "opere", faremo meno ospedali e i nostri scassati treni diventeranno ancor più da terzo mondo. "Opere" che con grande certezza saranno in perdita economica e con altrettanta certezza faranno solo danni al territorio interessato.
Tutte queste imprese ci vengono rifilate basandosi su proiezioni clamorosamente sbagliate: tra dieci anni il traffico sarà del 10 o forse del 20 percento inferiore rispetto ad oggi – e non del 30 superiore come ci dicono. Se queste "opere" venissero ultimate, sarebbero pronte non prima di dieci anni, cioè quando non serviranno più a nessuno. E’ invece probabile che qualche politico più furbo scopra qual è la situazione reale del mondo: in questo caso il tunnel della Val di Susa non si farà mai.
(2. fine)