Al Teatro Sociale è di scena la scienza
Un convegno, organizzato da Microsoft e Università di Trento, sulle convergenze tra discipline scientifiche diverse, e su un'auspicata Maastricht della ricerca europea.
Teatro Sociale, 16 dicembre. Alla reception la signorina mi si rivolge in inglese, così al guardaroba, e al coffee break il cameriere. Fa impressione al profano un convegno, a Trento, in cui l’unica lingua ammessa sia l’inglese. Chiedo le cuffie per la traduzione simultanea: "Traduzione? Non c’è nessuna traduzione" - mi rispondono (in italiano).
"Converging Sciences" è il titolo del convegno, dove la convergenza di cui si parla è quella tra discipline diverse che per procedere devono spesso contaminarsi; e quella ancora tra ricerca di base, tecnologia e mondo industriale.
"E’ dall‘800 che è iniziata la divergenza tra le discipline scientifiche, con successive specializzazioni e iperspecializzazioni, che ha portato a linguaggi differenziati e poco comunicanti - ci dice Davide Bassi, il rettore dell’Università di Trento, che con la Microsoft Research ha organizzato il convegno - Così oggi ci troviamo a dover mettere insieme competenze scientifiche diverse che, interagendo, sviluppano nuova conoscenza: vedi l’influenza dell’informatica sulla biologia, ma anche viceversa, molte delle idee nuove in campo informatico sono influenzate proprio dalla biologia, e anche il linguaggio, vedi il concetto di virus."
Ed ecco quindi studiosi di fisica, chimica, matematica, informatica e biologia, (166 i partecipanti, dalle principali Università e centri di ricerca d’Europa, e anche d’America, come il MIT di Boston o l’Università di San Diego) discutere per due giorni di metodi e risultati della convergenza tra le discipline.
All’obiettivo strettamente scientifico, il convegno ne accoppiava uno più politico. "Bisogna arrivare a una nuova Maastricht - affermava Umberto Paolucci, vice-presidente della Microsoft centrale, e a capo della Microsoft Europa - All’ultimo appuntamento di Lisbona l’Unione Europea si è data degli obiettivi nel campo della ricerca, ma non li ha perseguiti. Penso che per uscire da questa impasse si debba istituire un percorso obbligatorio(appunto come quello, nel settore economico, di Maastricht ndr) verso l’innovazione."
E se Paolucci, come rappresentante della Microsoft portava - legittimamente - acqua al suo mulino (e peraltro erano presenti manager di IBM, Hewlett-Packard e altri colossi dell’informatica), dall’altra era l’insieme di rappresentanti del mondo industriale e di quello accademico a spingere per un cambio di passo nella politica europea della ricerca. In un contesto adeguato, in quanto erano pure presenti politici e decisori della Unione Europea.
"Il secondo scopo del convegno era proprio quello di fornire alla Commissione Europea elementi per i prossimi passi - ci dice il rettore - Ormai è chiaro che non basta auspicare che l’Europa sia una società basata sulla scienza perché ciò accada. Occorrono finanziamenti e cervelli. Come, forse cinicamente, ha affermato un ministro olandese: ieri dovevamo la nostra ricchezza alle colonie, oggi alle multinazionali, domani all’importazione di cervelli".
Questa però è una decisione politica, con gravi implicazioni internazionali. A me non sembra una politica corretta quella di depredare Cina, India, Pakistan, dei loro migliori ingegni…
"Giusto, è un decisione squisitamente politica. E per l’Italia il problema che si pone non è tanto quello di attirare i cervelli altrui, ma di far ritornare i propri, o almeno di non farne emigrare altri".
Un’ultima notazione: come mai si è riusciti a fare a Trento un convegno di tale rilevanza?
"Evidentemente siamo riusciti a muoverci prima degli altri - risponde il rettore, evidentemente soddisfatto - E noi peraltro, proprio nel campo delle applicazioni informatiche in campo biologico, siamo ad un ottimo livello".