Angelo Quattrocchi e “Malatempora”
AAltra storica figura dell’underground italiana d’allora come d’oggi è Angelo Quattrocchi. Nel 1971 pubblica Roman High, bilingue, 5 numeri in tutto, l’ultimo dei quali è contemporaneamente il primo della storica rivista Fallo!, della quale ci siamo già occupati. Nel ‘72 lo vediamo esponente della lista del partito Ippi (sic), mentre poco dopo appare in tribunale per la pubblicazione di Oltre la gelosia l’amore. Se il suo scritto più noto è forse E quel maggio fu rivoluzione, cronaca del ’68 parigino che Quattrocchi visse in prima persona, non meno interessanti le sue controinchieste Come e perché difendersi dalla TV , Veridica storia dei giubilei e La battaglia di Genova. Di argomento assai diverso il suo ultimo lavoro, Carnalità, 99 brevissimi racconti erotici che toccano tutti i generi, dallo storico al fantascientifico al rosa al noir.
Nel 1998 fonda la casa editrice Malatempora, una cinquantina di testi diversissimi fra loro ma di matrice generalmente controculturale e movimentista: dall’analisi critica della contemporaneità alla storia dell’underground, dalla fiction estrema a quella nostrana (Nel paese di berlusconia), il tutto venduto attraverso canali in genere poco tradizionali (Internet e librerie dei Centri Sociali).
Questo il suo intervento:
Sono andato a Londra nei primissimi anni ‘60 ove ho avuto occasione di vivere una stagione beat (le marce di Aldermaston contro l’atomica) e in seguito hippy, quando arrivarono i Beatles. Lì collaborai con alcuni giornali underground, a cominciare dal londinese OZ Magazine. Nei primi ‘70 finisco a S. Francisco, ove scrivo per alcune riviste fondate insieme a John Wilcock, mitica figura dell’under transatlantico a New York (fondò con Mailer il Village Voice, e io ci scrissi...). Torno in Italia che sono già hippie e deciso ad aprire una stagione psichedelica qui, come l’avevo vissuta fuori, cercando di coniugare il politico e il personale, perché sono nato in quella temperie. In seguito sono andato a partecipare alla rivolta indiana dei Sioux a Wounded Knee, la cui cronaca ho ripubblicato ora in Malatempora (nel trentennale, raccontando la nascita del villaggio e la ripresa delle tradizioni indiane, mentre fuori eravamo circondati da CIA, FBI e rangers bianchi: una storia forte a rileggerla oggi, che ha segnato l’inizio del rinascimento indiano che ora è di tutti gli amerindi).
Ritorno in Italia e faccio Fallo!, che si ispira all’amico Jerry Rubin (autore di Do it!), con il quale avevo girato i campus americani. Penso che in qualche modo quel credo, buttarsi nell’azione e lasciare da parte le ideologie, mi abbia sempre accompagnato; anche oggi, che sto chiudendo il libro Movimento (che sarà in giro probabilmente quando leggerete questa), dico, ancora una volta, che la controcultura, la cultura alternativa, non deve avere né ideologie fisse, né leaders e leaderini, e che dev’essere orizzontale, e fare, fare, fare… Che ciascuno faccia quel che più gli piace, quello in cui più crede, contro le infinite malefatte del capitale, da quelle della Monsanto a quelle della Microsoft, per passare alla Novartis. E’ l’unione di politico e di personale (detto brutalmente), è il predicar bene ma il non razzolar male, come è stato per molti leaderini e leaderetti della mia generazione, che spero molto questo secondo movimento riesca ad evitare.
Il primo movimento, quello anni ‘60-’70, quello anti-Vietnam, è stato vincente perché ha fermato quella guerra, convincendo i ragazzi che la facevano a disertare... E poi la mia esperienza nel Maggio francese, la cui testimonianza è raccolta ne E quel maggio fu: rivoluzione! (ora riedito da Nautilus, n.d.r.), mio primo libro, in inglese, che per molti è ancora il più forte... (maledizione, ne ho fatti una dozzina, dopo!) e che mi hanno tradotto, con mio grande orgoglio, anche in cinese, a Taiwan, e poi l’hanno contrabbandato dentro alla Cina.
Non so se sono uno scrittore prestato alla psichedelia e/o comunque all’azione politica e propagandistica, o viceversa, ma tutta la mia vita fino ad ora è stata spesa su quei due binari che, come binari di un treno, non si sono mai discostati. Sono anche stato in campagna, o più esattamente sono venuto via dalle città mefitiche (sto giusto tirando fuori un libro di Manuel Olivares, Comuni, comunità ed ecovillaggi, che parla delle comuni che ho conosciuto e quelle nuove di oggi; è una dimensione fascinosa ed un filone della alternativa che non si è mai esaurito, neanche in Italia, neanche nei momenti più piatti come gli ‘80 e i ‘90.
Che altro dirvi, così velocemente? Come scrittore mi sono ritirato da tutto per un anno, per scrivere Carnalità, 99 racconti erotici che io ritengo la cosa mia di gran lunga più bella (e non sto propagandandolo, perché ho il grande timore che non ci sia più una copia in magazzino). Per il resto, degli ultimi cinque anni fa fede la Malatempora, ed i suoi 50 libri più o meno, tutti alla ricerca di strade diverse per una radicalità che ha disperato bisogno di uscire dal politically correct. Feci Oltre la gelosia l’amore, storia erotica di Cappuccetto rosso, e fui processato e condannato per oscenità in un lunghissimo e divertentissimo processo, ed ultimamente ho fatto un libro che più politically scorrect non si può, Pissing (una pratica erotica), pieno di deliziose immagini che qualcuno chiamerebbe porno ed io no (è in magazzino, i librai non lo espongono).
Mi dilungo su questo aspetto, diciamo della rivoluzione sessuale ed erotica, perché è sempre stato nelle mie corde, fin dall’inizio, e lo considero la parte più forte, tanto che spesso chiudo questo genere di interviste raccontando la vecchia frase del Maggio, letta sui muri della Sorbona: "Più voglio fare la rivoluzione e più ho voglia di fare l’amore, e più ho voglia di fare l’amore e più voglio fare la rivoluzione". E’ di un anonimo studente, e credo che racchiuda, come niente altro può fare, il mio credo.
Statemi bene e alla prossima; e se potete date un’occhiata alla Malatempora, che è una faticaccia da cinque anni e che spero, credo, meriti la vostra curiosità...