Aeroporto, la farsa
L'ultimo improbabile progetto: un ridicolo volo Trento-Roma, i conti che non tornano, i soldi di Pantalone, la noncuranza per la vivibilità.
Esilarante l’ultimo atto della farsa dell’aeroporto. Il primo attore, il presidente della società Aeroporto Caproni, rag. Roberto Pizzinini, ha dato il meglio di sé. Spalleggiato dai più defilati suggeritori, Silvano Grisenti, assessore provinciale, e Lorenzo Dellai, presidente della Giunta.
Dunque il Pizzinini, nominato al Caproni da Grisenti non certo in quanto supporter della Margherita, ma perché "esperto di trasporti" (vende Mercedes) dal primo giorno della sua nomina si proclama angosciato dallo stato dei conti della società. Che registra infatti, per gestire un aeroporto destinato solo alla protezione civile e agli aerei da turismo, quindi con entrate irrisorie, un deficit di 500-600 milioni di lire all’anno. "Non si può andare avanti così, non è morale" ripete Pizzinini. Il sussulto morale lo porta a razionalizzare una serie di spese allegre, dopodichè annuncia trionfalmente "finalmente abbiamo un utile: 86 milioni nel 2001". Con un piccolo particolare, si dimentica di considerare la parte di buco ripianata dai contributi della Provincia: 578 milioni sborsati da Pantalone, considerando i quali – come dovrebbe essere ovvio – la Caproni è sempre in rosso profondo.
Ma, a parte questo giochetto, Pizzinini ha una visione più "strategica": per evitare il deficit, il Caproni deve avere entrate serie, deve cioè diventare un aeroporto commerciale. E qui gli impulsi moral-manageriali del nostro, si incontrano con le spinte dei suoi supporter Grisenti e Dellai: i quali, per motivi inspiegabili, vogliono, fortissimamente vogliono, un aeroporto "vero" a Mattarello. Incuranti di tutti i dati tecnici, della fortissima opposizione degli abitanti del sobborgo, di un referendum in città che, pur non avendo ricevuto il quorum, ha espresso l’80% di voti contrari.
Dunque dicevamo, per evitare il buco di 500 milioni all’anno, Pizzinini vuole lanciare l’aeroporto commerciale: cioè investimenti di 30-40 miliardi, e presumibilmente un nuovo buco, ma di alcuni miliardi ("perdiamo 750.000 euro all’anno" dichiara sconsolato Anton Seebacher, presidente dell’aeroporto di Bolzano).
Quando due anni fa viene tenuta una conferenza provinciale sul tema, i dati tecnici parlano chiaro: un aeroporto a Trento non ha senso economico alcuno. Il progetto viene rimesso nel cassetto.
Ora Pizzinini lo ritira fuori. Sotto altra forma; il che permette al Presidente Dellai di fare il furbetto: "No, non è l’aeroporto commerciale, ma un’altra cosa; si tratta solo di un volo al giorno…"
Vediamolo allora. Pizzinini prevede due attività: un volo di linea, ogni giorno da Trento a Roma (con un Dash 8 Q100 da 36 passeggeri) e un servizio di aerotaxi (King Air 200 da 9 passeggeri).
Il progetto è elaborato in casa, da un membro del consiglio di amministrazione, Giovanni Tamanini e il suo studio di consulenze "Improshare Managment Consulting" dalle sconosciute competenze in campo aeronautico.
Per il volo Trento-Roma lo studio prevede il costo del biglietto a/r di 345 euro, e già dal 2004 il bilancio in attivo, attraverso 741 voli riempiti al 55-60%.
Il discorso del bilancio è importante perché, per evitare di creare un altro carrozzone pubblico mangiasoldi, la compagnia aerea dovrà essere privata (o in gran parte privata, si dice: vedremo). E il privato non ci sta, se ci sono solo prospettive di bilanci in rosso. Pizzinini afferma che diverse compagnie contattate, si sono dimostrate molto interessate alla cosa. A noi risulta invece un interesse solo formale ("vediamo di cosa si tratta") e assolutamente nulla di più.
E ne avrebbero ben donde. Infatti tutti e tre i dati sopra riportati, indicano da soli come la cosa non stia in piedi. Vediamo.
Utilizzo dei posti al 55-60%: irrealistico, la media europea delle compagnie regionali supera con dificoltà il 50%, solo le compagnie già consolidate raggiungono il 55%.
741 voli: si volerebbe cioè tutti i giorni. Non è possibile: il Caproni non è abilitato a volo strumentale; ammesso (e non concesso, l’Enav ha già detto che Trento, causa montagne e venti non ha chanche tecniche) che venga abilitato a voli commerciali, permarranno fortissime limitazioni, per cui quando il cielo è coperto e le montagne non sono visibili, da Mattarello non si potrà né decollare né atterrare.
In queste condizioni è chiaro che il costo di 345 euro è fuori mercato. Da Verona, a 45 minuti di macchina, il volo costa 247 euro (salvo sconti per acquisti cumulativi) (questo dato si rivelerà fasullo, vedi il successivo articolo Aeroporto, i dati fasulli), non si è vincolati a un unico orario di partenza ma si hanno ben cinque voli in andata e ritorno da scegliere secondo le proprie esigenze, e si è sicuri di partire e tornare da lì, prescindendo – anche se non del tutto – dalle condizioni meteo (il Catullo è abilitato al volo strumentale).
Infine, sul servizio di aerotaxi, che costerebbe 3940 euro per la tratta Trento-Roma, stendiamo un velo pietoso: sarebbe utilizzato da qualche autorità (tanto paga Pantalone) o da qualche Vip in vena di grandezze o manager con staff (a Trento scarseggiano). Per arrivare al pareggio occorrerebbero 249 voli all’anno: buonanotte.
Ma tutto questo discorso è relativo alla sola compagnia aerea. Ammesso che la si trovi (e che invece non se ne voglia costituire una ad hoc, con relative sovvenzioni pubbliche) e che sia lei a risolvere i propri problemi, rimangono quelli dell’aeroporto.
Che verrebbero aggravati. Infatti l’apertura di un unico volo, comporterebbe un irrisorio aumento delle entrate attraverso le tasse aeroportuali dei (pochi) passeggeri; e un gravoso aumento delle spese fisse di gestione (oltre agli investimenti per adeguare la struttura). Infatti dovrà essere pagato il personale del check-in, quello del trasporto bagagli, i pompieri che dovranno stazionare ad ogni decollo/atterraggio, e – dopo l’11 settembre – la security che dovrà controllare i passeggeri all’imbarco, e in ogni caso vigilare sugli accessi di tutto il personale.
Questa è la storia di tutti gli aeroporti regionali: devono crescere, crescere, crescere, (Aeroporto: crescere, crescere, crescere...) con pochi voli hanno solo deficit paurosi. E’ stata la storia per anni di Verona, di Innsbruck; è la storia attuale e amara di Bolzano.
Trento, situata tra le montagne e quindi fortemente limitata nelle possibilità operative, stretta tra queste realtà già operanti, non ha spazio. E l’unico voletto prospettato da Pizzinini e Dellai è semplicemente ridicolo.
Un’ultima notazione, che evidenzia non solo l’allarmante dilettantismo di queste proposte, ma l’incuria verso il benessere dei cittadini. Pizzinini, all’atto della presentazione del progetto, ha aggiunto del suo, la proposta di collegare via elicottero il Caproni con i centri di valle, in modo da assicurare un veloce collegamento con i centri turistici per i Vip che (a frotte) arriveranno a Trento in aereo. Analoga proposta – solo un po’ più sensata – è venuta da Verona: perché non create un servizio di elicotteri-navetta Trento-Verona?
Pizzinini dovrebbe mettersi tranquillo: in Trentino l’elicottero non può per legge atterrare sopra i mille metri, se non per operazioni di soccorso. Legge sacrosanta: l’elicottero è infatti un mezzo dall’altissimo inquinamento acustico.
Abbiamo dato un’occhiata su Internet: in America, in ogni area adiacente a un eliporto, è sorto un comitato di cittadini per combatterne l’inquinamento acustico. Per esempio la "Helicopter Noise Coalition of New York City" (siamo a New York, dove i rumori dovrebbero essere di casa, non in Val di Fassa!) che denuncia il fatto che "i cittadini percepiscono il rumore dell’elicottero due volte più alto di quello degli aeroplani e più disturbante, causa le caratteristiche specifiche di tale rumore". Il comitato "Stop the Choppers" denuncia il drastico calo "della qualità della vita: … gli elicotteri producono un fastidio 18 volte maggiore di quello degli aerei". E così via, a decine e decine, fino a investire il Congresso degli Stati Uniti, che raccomanda "di elaborare provvedimenti per ridurre gli effetti del rumore degli elicotteri civili, che altrimenti negativamente impattano sui cittadini delle aree densamente popolate."
E l’impatto sugli abitanti di Mattarello?