Aeroporto: funzionari Pat o miliardari?
Progetto (demenziale) di una società - naturalmente pubblica - di gestione di aerotaxi. Al buco dei conti dell'aeroporto sta per aggiungersi quello dell'aerotaxi.
Alessandro Manzoni ci ha descritto un personaggio (Donna Prassede) particolarmente affezionato alle sue idee, soprattutto a quelle più strampalate. Noi non vorremmo paragonare il presidente della Giunta Provinciale Lorenzo Dellai a Donna Prassede, ma certo l’accanimento con cui persegue, contro tutti e contro tutto (a cominciare dalla logica) un progetto demenziale come quello dell’aeroporto di Trento, ci ricorda tutta una galleria di personaggi vagamente comici della letteratura.
L’ultima scena della commedia non vede in azione il superpresidente, in altre faccende affaccendato, ma il suo braccio operativo nel settore degli affari, l’assessore Silvano Grisenti, e il presidente dell’aeroporto Roberto Pizzinini, nominato naturalmente non perché supporter della Margherita, ma perché “esperto in trasporti”, in quanto concessionario della Mercedes.
Dunque Pizzinini all’ultimo consiglio di amministrazione presenta una nuova iniziativa: “A Trento ci sono tutte le potenzialità per un servizio di aerotaxi, che potrebbe partire da subito” - proclama; e incarica, dietro compenso di una quindicina di milioni un consigliere (Giovanni Tamanini, consulente fiscale e commerciale) di predisporre uno studio di fattibilità.
In attesa degli esiti dello studio, vediamo alcune cose. L’aerotaxi utilizza velivoli - vedi foto - decisamente brillanti: 8-12 posti con prestazioni (700 km/h) di poco inferiori agli aerei di linea. Il servizio funziona in questa maniera: il cliente prenota l’aereo un paio di giorni prima del viaggio, ed ha tutta una serie di vantaggi: nessun tempo di attesa per la partenza, possibilità di farsi arrivare la macchina ai piedi del mezzo all’arrivo, l’aereo che ti attende per il viaggio di ritorno. Ancora più comodo per spostamenti plurimi, per chi in una giornata deve andare a Londra, Francoforte, e ritornare. Per un grande manager, un industriale con rapporti internazionali, un Vip della politica, è uno strumento decisamente utile.
Il problema è: a Trento, quanti lo utilizzerebbero? Perché, evidentemente, è un mezzo d’élite, particolarmente costoso.
Infatti il costo orario d’esercizio per un 8 posti è, come minimo, di 3-3,5 milioni; per la tratta Trento-Roma (un’ora e dieci minuti per l’andata e altrettanto per il ritorno) sono otto milioni. Aggiunte le spese varie, si ha una tariffa superiore ai dieci milioni.
A Trento, quanti sono disposti a spendere queste somme? Tenendo presente che da Verona, a quaranta minuti di macchina, sono in partenza ogni giorno sei voli di linea per Roma, con ampio ventaglio di orari, a prezzi dalle 500.000 lire in giù?
Qui sta il punto; anche perché queste cifre valgono se si riesce a effettuare un numero sufficiente di voli annuali, almeno 300 ore, che riescano ad ammortizzare i consistenti costi. E non è facile: se un imprenditore va a Mosca e si ferma tre giorni, altrettanto fa l’aereo. Insomma, occorre un numero consistente di clienti perché i conti tornino. Pizzinini afferma che “da un suo sondaggio” sono molti gli imprenditori interessati all’aerotaxi. Il che sarebbe cosa positiva: data la nota tendenza trentina al risparmio, ci sentiamo di escludere viaggi in serie come status symbol; vorrebbe invece dire che c’è un tessuto imprenditoriale che ha bisogno, di molteplici, rapidi rapporti in Italia e all’estero.
E’ così? Pizzinini ha contattato una società tedesca già operante a Innsbruck: si tratterebbe ora di costituire una società trentina che acquisti l’aereo (6/7 miliardi) e poi, invece di caricarsi degli oneri di assumere i piloti ecc., dovrebbe fare un contratto di servizio con la predetta società tedesca.
Che tipo di società sarebbe quella trentina? Una società privata, costituita da quegli imprenditori che, a frotte secondo Pizzinini, utilizzerebbero il servizio, e quindi gestendolo avrebbero dei vantaggi, e forse ci guadagnerebbero pure? Oppure una società sempre privata, ma con un modesto apporto pubblico (10-15%) motivato dal fatto (se Dellai o la Cogo utilizzassero l’aerotaxi per i loro viaggi a Roma non ci sarebbe niente di scandaloso) che ci sarebbe un certo utilizzo delle nostre cariche istituzionali?
Niente di tutto questo. La società sarà pubblica, l’assessore Grisenti è pronto ad allargare i cordoni della borsa.
Qui casca l’asino. Siamo alle solite: si millantano progetti competitivi, che però stanno in piedi solo se assistiti, foraggiati dall’ente pubblico. Si straparla dell’”interesse degli imprenditori”, ma poi a cacciare i soldi - e a ripianare i debiti - deve essere mamma Provincia. E non si capisce proprio perché i soldi pubblici, nostri cioè, debbano servire per pagare i consumi extra-lusso (tale è l’aerotaxi) dei Vip trentini.
Pizzinini ha intrapreso il proprio mandato proclamando che avrebbe ripianato il deficit dell’aeroporto Caproni attraverso il suo sviluppo commerciale. Gli studi finora effettuati hanno acclarato che neanche con 5 coppie di voli al giorno di aerei commerciali (aerei veri, da almeno 30 passeggeri, non aerotaxi) si riesce a far quadrare i conti. L’aerotaxi, che di tasse aeroportuali pagherebbe una miseria, sarebbe, dal punto di vista dei conti del Caproni, una goccia nell’oceano.
A chi gli ha fatto presente questo dato, Pizzinini ha dato ragione: “L’aerotaxi non serve finanziariamente, serve a creare giro, a far capire l’utilità del nostro aeroporto” - ha risposto.
Concordiamo.
A patto però che l’iniziativa si regga in piedi da sola. Se invece si tratta di aggiungere al buco dei conti del Caproni anche quello della società dell’aerotaxi, il tutto pagato, naturalmente, da Pantalone, proprio non ci siamo.
Gli strateghi della Provincia, pur nella loro incomprensibile smania aeroportuale, probabilmente se ne sono resi conto; e sembra stiano incartando il progetto in maniera da renderlo meno impresentabile.
L’inghippo sta nell’assicurare un plafond, un numero di voli già prenotati. Come? Facendo volare in aerotaxi i dirigenti e funzionari della Provincia in trasferta, a Roma o altrove. Chiaramente si tratta di un trucco contabile: invece di ripianare il buco dell’aerotaxi, la Pat si assume nuove spese, assolutamente inutili. Non si capisce infatti perché il contribuente debba pagare viaggi da nababbi ai funzionari della Pat. I quali attualmente fruiscono dei voli di linea a prezzi stracciati (comperando un consistente pacchetto di voli, alcune centinaia all’anno, si hanno grosse riduzioni) con un ventaglio di orari - tra Verona e Bolzano - che soddisfano le varie necessità.
Ora non va più bene: nella Provincia Autonoma di Trento, pur di portare avanti (ma cosa ci guadagnano?) il demenziale progetto dell’aeroporto, la coppia Dellai-Grisenti è disposta. con i soldi nostri. a trattare anche i burocrati, anche gli impiegati, da multimiliardari.