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QT n. 12, 15 giugno 2002 Servizi

Disagio psichico: impariamo a conoscerlo

Come combattere i pregiudizi nei confronti della malattia mentale. Cronaca di una serata.

Romano Turri

In un clima amichevole, alla presenza di oltre sessanta persone, si è svolto venerdì 31 maggio presso la sala della Circoscrizione della "Clarina" l’ultimo incontro stagionale di sensibilizzazione verso il disagio mentale organizzato dal Servizio di Salute Mentale in collaborazione con la Circoscrizione.

Il programma prevedeva l’apporto di esperienze dirette degli utenti, dei familiari e degli operatori del Servizio, il tutto intervallato da brevi stacchi musicali di Nicola che, coinvolgendo anche i presenti, distribuendo loro marracas, tamburelli ed altro, ha contribuito a creare un clima di familiarità. Dopo ogni stacco musicale, Grazia, un’attrice del G.A.D. di Trento, ha interpretato alcune poesie scritte da utenti del servizio. E durante questi intervalli, il dott. Marchiori, uno psichiatra del Centro di Salute Mentale, ha parlato di stigma e pregiudizi.

La serata si è aperta con un breve saluto del dott. Andrea Robol, presidente della circoscrizione, che ha messo in risalto l’importanza di questi incontri non solo per quelle persone che il disagio mentale lo vivono in prima persona (utenti del servizio e loro familiari), ma anche per tutta la comunità che in qualche modo si trova a convivere ogni giorno con questa realtà.

Un volontario del servizio che ha condotto tutta la serata ci ha parlato del "gruppo di sensibilizzazione" e dell’importanza di questi incontri con la popolazione.

Il gruppo, nato all’interno del Centro di Salute Mentale, è operante fin dal 1997, con una media di incontri pressoché settimanali (3-4 volte al mese) svolti in collaborazione con le circoscrizioni, le parrocchie, e associazioni di vario genere. In ogni incontro, dopo aver distribuito del materiale informativo, è possibile ascoltare l’esperienza diretta di un utente, di un familiare, di un volontario e di un medico psichiatra. Dopo il dibattito che ne segue viene distribuito un questionario che serve al gruppo di sensibilizzazione per una sua valutazione di insieme. Questi incontri si svolgono anche nelle seconde e quarte classi degli istituti superiori, con una media di 10 classi l’anno.

rima di sperimentare la depressione, e anche successivamente - ha raccontato M., una utente del servizio - ero la prima a condividere a livello inconscio - e qualche volta teorico - gli stereotipi e i pregiudizi di cui io poi sono diventata vittima. Nel pieno della depressione accettavo quello che comunemente si dice del malato mentale (‘è contagioso’, ‘è pericoloso’…) e quindi mi auto-escludevo dai vari ambiti sociali e dalle relazioni con le persone, sicura di essere solo un fastidio, se non un pericolo per gli altri".

PR. ha invece parlato della sua ultradecennale malattia, della sua voglia di uscire dalla depressione, del volontariato che svolge periodicamente presso il Centro Diurno nei momenti di leggero benessere, e della realizzazione di un suo sogno che teneva chiuso in un cassetto: la formazione di un gruppo di auto-aiuto per persone depresse, del quale lei è la cosiddetta "facilitatrice".

Una familiare ha poi letto una sorta di "memoria", scaturita dai ragionamenti scambiati all’interno di un gruppo di 18 familiari, i quali l’hanno sottoscritta. "Tutti noi - ha spiegato - sappiamo, chi più, chi meno, cosa può avere passato l’altro e quanta sofferenza e dolore ha avvolto ed avvolge la nostra vita e, soprattutto, la vita dei nostri malati. Dobbiamo tuttavia aggrapparci ad un filo di speranza ed è anche per questo che partecipiamo a serate di sensibilizzazione come quelle di oggi, nelle quali siamo coinvolti come testimoni diretti".

Dopo aver ascoltato gli interventi degli utenti e dei familiari, è stato il turno degli operatori del Centro di Salute Mentale e della "Casa del Sole", la struttura recentemente inaugurata a Trento (vedi La Casa del Sole).

"L’attenzione sensibile anziché la tensione - ha detto un’operatrice del Centro - che ci può essere intorno ad una situazione, ha come ricaduta il miglioramento delle relazioni tra le persone: per la persona in difficoltà, perché questa percepisce il mondo come meno ostile e pericoloso; per le famiglie, che possono sentirsi meno sole davanti a problemi che non sembrano avere soluzioni; per tutti noi, infine, che attraverso la solidarietà e la sensibilità possiamo fare una arricchente esperienza umana."

Un’operatrice della Casa del Sole, puntando il dito sul disagio mentale, ha spiegato che "il disagio non è solo una percezione soggettiva di inadeguatezza dovuto alla malattia, ma si alimenta e si cronicizza quando l’ambiente sociale forma le barriere dell’isolamento e dell’esclusione. In questo processo di emarginazione sono coinvolti anche gli operatori che vivono l’ambivalenza di intervenire secondo programmi riabilitativi per il soggetto sofferente e la difficoltà di vederli realizzati in un ambiente sociale che li osteggia. I sentimenti che ne derivano sono quelli dell’illusione e della delusione che, nella mia esperienza lavorativa, molte volte ho provato e condiviso".

Accompagnate da lunghi applausi si sono quindi avvicendate ai microfoni due studentesse della quarta dell’Istituto Psico Socio Pedagogico "A. Rosmini", una classe che, come tante altre, si è incontrata alcuni mesi fa con il gruppo di sensibilizzazione durante le lezioni scolastiche. In questa sede, sia le studentesse che una loro professoressa, oltre a parlare dell’esperienza fatta, hanno puntato il dito sull’utilità di questi incontri, ringraziando tutto il gruppo ed incoraggiandolo ad andare avanti sulla strada intrapresa.