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Museo della montagna: lotta di galli

Un museo della montagna a Castelfirmiano? Se ne discute, ma in maniera terribilmente confusa.

E’ una battaglia senza spargimento di sangue, ma non senza colpi bassi, quella che si svolge intorno all’ipotesi di un museo della montagna. Il luogo è l’antico maniero di Castelfirmiano-Siegmundskron, nomi una volta tanto ugualmente legittimati dalle casate nobiliari che lo ebbero in possesso. Il castello non è messo bene, ha bisogno di lavori per sei miliardi e mezzo.

Castelfirmiano.

Nel secolo appena finito è ritornato famoso per l’adunata del 1957, che lanciò lo slogan del "Los von Trient", via da Trento, con cui il Sudtirolo formava (e forse forma ancora) una Regione, allora troppo segnata dall’italianità. Molti lo ricordano alcuni decenni fa, come meta di passeggiate, prima che la collina alle sue spalle venisse adibita a discarica non qualificata, avvelenando l’acqua di tutto il territorio circostante, e in seguito per alcune cene molto piacevoli in un ambiente vicinissimo alla città, ma speciale. Una volta l’intraprendente Elisabeth del gruppo consiliare provinciale verde alternativo ci organizzò una festa di carnevale, dove si doveva vestirsi con un tocco di verde. Chi scrive ne ha un ricordo indiretto particolare. Due compagni di classe della scuola media, in un giorno di "blau" (come si diceva da noi il marinare la scuola), si avventurarono in bicicletta al castello e ne esplorarono i sotterranei, che furono in seguito chiusi per evitare analoghe sperimentazioni. Dal basso tuttavia entrava l’acqua del fiume Adige, che scorre ai piedi del promontorio roccioso su cui è situato il castello, a sud di Bolzano, con una vista senza interruzioni sulle Dolomiti e sulle propaggini dell’oltre via Resia con i suoi palazzoni senza verde, che un assessore all’urbanistica di questi giorni vorrebbe ulteriormente "densificare". I due, per salvarsi da un’ondata particolarmente alta, si attaccarono a delle carrucole, che tuttavia si rivelarono un azzardo non da poco. Uno dei due venne stretto al collo da una corda, e se la cavò per miracolo (scapaccioni esclusi).

Venendo ai giorni nostri, e scendendo al livello del nostro dibattito pubblico, attualmente sui giornali locali si svolge uno scontro fra la stampa dell’editrice monopolista sudtirolese e il titolare del progetto, l’alpinista Reinhold Messner, cui il presidente Durnwalder ha affidato il compito di realizzare il museo della montagna. La Provincia infatti ha sostenuto una battaglia per acquistare il castello. Era stato comperato da un privato e vi fu un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per riuscire a recuperare all’ente pubblico la proprietà. Dunque si deve arguire che le intenzioni della Provincia siano di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale. Altrimenti perché comperarlo? E di fatto, perché sottrarlo ad un privato per "regalarlo" ad un altro?

Le lettrici e i lettori si staranno già chiedendo: che cos’è un museo della montagna? C’è bisogno di un museo della montagna? Nelle lista della priorità di spesa, un museo della montagna viene al primo posto? Sono quindi giustificati i settanta miliardi previsti o esistono urgenze anche di carattere diverso (sociale ad esempio) che dovrebbero precedere questa scelta? Castelfirmiano è il luogo giusto, è garantito che l’operazione sia anzitutto culturale (il che giustifica l’intervento pubblico e la messa a disposizione dell’edificio storico) o si tratta di un’operazione meramente commerciale (il che non esclude niente, ma farebbe vedere da un punto di vista del tutto diverso l’intervento pubblico e la necessità di concorrenza)? E’ legittimo che un incarico venga affidato personalmente? Che cosa ne pensano le associazioni della montagna, che hanno il background culturale e di esperienza per dare un giudizio? E che cosa ne pensano i cittadini e le cittadine di Bolzano e dintorni, di avere un nuovo polo di attrazione del turismo di massa?

Per cominciare a rispondere ad alcune, non a tutte queste domande, c’è voluto una grande polemica, che ancora oggi rischia di non far emergere le questioni reali, coperte dal polverone del solito scontro fra i galli del momento.

Il progetto è rimasto per molto tempo misterioso. Oggi sembra esista, ma l’hanno visto in pochi. In seguito alle polemiche, si è finalmente deciso di fare un concorso d’idee. CAI e Alpenverein, le due associazioni della montagna, sembrano d’accordo sulla realizzazione del museo. Ma nel frattempo le cose si sono messe in moto e non certo in una direzione rassicurante. Si sono prese decisioni per realizzare una strada e un parcheggio in quota, sulla collina, a sottolineare che gli amanti della montagna cui ci si rivolge sono più simili ai fan del calcio spettacolo che a delle persone che camminano volentieri nella natura, almeno per qualche decina di metri, e che l’obiettivo non è la salvaguardia del paesaggio e del futuro. Qualcuno afferma: poiché c’è già la discarica dei rifiuti, allora non c’è nulla da salvare. La proposta di realizzare una funivia che da un parcheggio, da realizzarsi a Bolzano sud, porti direttamente in quota, evitando lo scempio di migliaia di auto parcheggiate sulla collina, viene discussa fiocamente e di fatto respinta per la concorrenza della strada.

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