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Il fiume e l’aeroporto 2

Spostare il fiume per allungare la pista dell’aeroporto? Seconda puntata.

Un mese fa (Il fiume e l'aeroporto), in questa "Lettera", abbiamo trattato l’argomento dello spostamento del fiume Inn per ragioni di sicurezza areoportuale.

Ora la battaglia comincia sul serio. In Consiglio comunale, il direttore della società aeroportuale ha dovuto ammettere (cosa che i verdi ribadiscono da un anno)

- che gli standards di sicurezza dell’ICAO non fanno parte del diritto nazionale in materia. Solo "interpretando" le norme (vaghe, per la verità) della legge che regola l’aviazione civile, un perito userebbe questi standards per concludere che, in fin dei conti, magari 200 metri di runway and safety area sarebbero da consigliarsi per evitare il rischio di indennizzare le vittime di una (altrimenti evitabile) disgrazia nel caso che un aereo sorpassasse i limiti della pista;

- che il ministero ha inviato un ordinanza chiedendo alla società di fare qualcosa per adeguarsi (il che èuna bella cazzata: un’ordinanza dovrebbe dire chiaro e tondo di fare uesta cosa o di non fare quella cosa, punto e basta), e che la società ha proposto lo spostamento del fiume (cosa che il ministero, ora, dovrà esaminare per poi ordinare, al termine di un regolare procedimento amministrativo, la costruzione della zona di sicurezza mediante lo spostamento del fiume);

- che sí, la "soglia 08" potrebbe poi essere spostata verso ovest per garantire un’aumentata utilizzabilità della pista - solo che la direzione della società non ha intenzione di farlo, bontà sua. Però, di fare un "contratto" con la città o con i cittadini per garantire che la soglia resti dov’è ora, non se ne parli neanche;

- che sì, teoricamente la zona di sicurezza potrebbe anche essere assicurata semplicemente riducendo la lunghezza della pista. Pista che poi risulterebbe ancora praticabile per un aeroporto regionale, solo che certe compagnie aeree, per ragioni strettamente di mercato, cancellerebbero i voli charter.

E allora? Si può essere preparati o meno a correre questo rischio economico, ma non bisogna semplicemente tacere quest’alternativa;

- che, certo, il vigente masterplan (piano strategico di sviluppo dell’aeroporto) prevede un aumento del traffico aereo del 60 per cento fino al 2014, ma queste stime sarebbero "poco verosimili", visto che il bacino del mercato è quello che è, e abbiamo già toccato il tetto del possibile. Embè, e perché non fanno redigere un nuovo, più realistico piano? Perché la società si rifiuta categoricamente di auto-limitare il livello del traffico (sostenibile, anche economicamente, e sopportabile da parte della maggioranza dei cittadini) ai numeri di oggi?

Esame di impatto ambientale? Un corno. Un processo di "mediazione" (come ha fatto la società dell’aeroporto di Vienna per la costruzione della terza pista, e come ha proposto, in un’assemblea gremita, il Landesumweltanwalt, il garante per l’ambiente del governo provinciale)?

Ma per carità! Con tanti saluti del consiglio di amministrazione dell’aeroporto e del sindaco, la cui maggioranza ha bocciato, in consiglio, una mozione verde che chiedeva questa mediazione.

Un processo di mediazione, per chi ancora non conosce questo strumento per la soluzione di problemi conflittuali, vuol dire questo: le parti in causa (la società che vuole spostare il fiume e i cittadini contrari) si incontrano a pari livello, sotto la guida di un garante imparziale. Si può discutere, in modo aperto e trasparente, di tutto: tutti i piani, tutte le perizie sono sul tavolo, e si spera di arrivare ad una soluzione negoziata, ad un "contratto". Se poi non si riesce, si può sempre ricorrere al solito procedimento amministrativo.

E magari, chissà, in cambio di un impegno della società aeroportuale di non smuovere la "soglia 08", di autolimitare il traffico al livello esistente, di ridurre ulteriormente l’inquinamento acustico (escludendo certi tipi di aerei particolarmente rumorosi, praticando un rigido regolamento degli orari di apertura), i cittadini accetterebbero l’allargamento della "zona di sicurezza", anche con lo spostamento del fiume, come misura che serva unicamente e senza equivoci alla sicurezza.

Un’utopia? Beh, in altri paesi europei, tale processo è prassi normale.

Ma nella città del Grande Sindaco van Staa, siamo ancora lontani dell’Europa. E soprattutto non si deve disturbare il manovratore.