Mafie: la convenzione di Palermo
Un importante accordo per prevenire la criminalità organizzata: ma occorre che gli Stati lo ratifichino...
Chi studia la criminalità transnazionale sa quanto sia importante, per combatterla, un’azione sistematica e coordinata tra le nazioni. Una recente risposta a tale feonmeno è rappresentata dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale.
Questa Convenzione, insieme ai due protocolli - rispettivamente per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e di bambini il primo, e per combattere il traffico di migranti il secondo - sono stati aperti alla firma nel corso della conferenza tenutasi a Palermo dal 12 al 15 dicembre 2000. Nel maggio del 2001, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato il terzo Protocollo, quello contro la produzione e il traffico illegali di armi da fuoco, delle loro parti, componenti e munizioni, aperto alle firme dal luglio del 2001. Il consenso sui testi delle bozze della Convenzione e dei protocolli è stato raggiunto in così breve tempo da non avere precedenti nella storia dell’elaborazione di Convenzioni internazionali di questo rilievo.
Attualmente sono state depositate le firme di 136 Stati, ma solo 6 Paesi della comunità internazionale (Bulgaria, Lettonia, Nigeria, Polonia, Principato di Monaco e Yugoslavia) hanno già ratificato. Perché entri in vigore, la Convenzione necessita di essere ratificata da almeno quaranta Stati.
La Convenzione e i suoi protocolli rappresentano una pietra miliare nella cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata transnazionale. Questi strumenti legali eliminano le differenze terminologiche esistenti nei vari ordinamenti giuridici, introducendo una definizione unitaria di fenomenologie criminali quali il riciclaggio di danaro, la corruzione, l’ostruzione alla giustizia. Rappresentano inoltre la base giuridica per azioni di cooperazione tra i Governi e, in particolare, tra le agenzie di law enforcement.
Un profilo innovativo della Convenzione di Palermo è costituito dall’importanza data alla prevenzione. L’intera Convenzione è infatti attraversata dall’idea di applicare misure che si muovono non solo nell’ottica repressiva del crimine transnazionale, ma anche in quella preventiva.
Nell’articolo 1 si afferma che "scopo della presente Convenzione è di promuovere la cooperazione per prevenire e combattere il crimine organizzato transnazionale in maniera più efficace".
Negli articoli seguenti vi sono norme riguardanti da un lato i principali crimini transnazionali - come la partecipazione ad un gruppo criminale organizzato, il riciclaggio di danaro, la corruzione, la responsabilità delle persone legali - e, dall’altro, le misure tecniche attraverso cui combattere questi fenomeni, come confisca e sequestro, estradizione, assistenza giuridica reciproca, speciali tecniche di investigazione, protezione dei testimoni.
Il ruolo della prevenzione è altresì evidenziato negli articoli 29 e 30, rispettivamente su "formazione e assistenza tecnica" e "altre misure: attuazione della Convenzione per mezzo dello sviluppo economico e dell’assistenza tecnica".
E’ infine inevitabile soffermarsi sull’articolo 31, interamente dedicato alla prevenzione. Questo articolo manifesta la chiara volontà dei delegati degli Stati partecipanti alle sessioni della Commissione Preparatoria di ribadire che, nella lotta alla criminalità organizzata, non si può prescindere dall’attività di prevenzione.
Nel primo comma è stabilito che "gli Stati Parte si sforzano di sviluppare e valutare i progetti nazionali e di stabilire e promuovere le migliori prassi e politiche per la prevenzione della criminalità organizzata transnazionale".
Di grande rilievo sono le disposizioni del V e del VII comma, in cui si legge che "gli Stati Parte si impegnano a promuovere la consapevolezza da parte del pubblico dell’esistenza, cause e gravità della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata transnazionale. Se del caso si possono diffondere informazioni tramite i mass media, incluse misure atte a promuovere la partecipazione pubblica alla prevenzione ed alla lotta contro tale criminalità", e che "gli Stati Parte, se del caso, cooperano tra loro e con le competenti organizzazioni internazionali e regionali nel promuovere e sviluppare le misure a cui si fa riferimento nel presente articolo. Tale cooperazione include la partecipazione a progetti internazionali mirati alla prevenzione della criminalità organizzata transnazionale, per esempio mitigando le circostanze che rendono socialmente emarginati gruppi vulnerabili all’azione della criminalità organizzata transnazionale".
La ratifica della Convenzione di Palermo e dei suoi Protocolli rappresenta il segnale concreto di una svolta. In un’epoca di globalizzazione, è necessaria, da parte della comunità internazionale, una risposta basata soprattutto sulla cooperazione tra Stati e sull’applicazione di strumenti giuridici comuni. La parola passa ora ai singoli Stati: tocca a loro dimostrare la reale intenzione di lottare contro la criminalità organizzata, ed in particolar modo quella transnazionale.