Contro il traffico di esseri umani
Come reprimere e prevenire il nuovo business delle organizzazioni criminali.
Parte degli studi condotti a Transcrime riguarda la lotta al traffico degli esseri umani. Si tratta di una nuova forma di criminalità organizzata emersa alle soglie del nuovo millennio e legata ai flussi migratori dai Paesi poveri agli stati ricchi. Il traffico di esseri umani è un crimine di dimensioni transnazionali che costituisce una moderna forma di schiavitù economica e sessuale. Consiste nell’uso della forza e dell’inganno per ridurre immigrati, alla ricerca di migliori condizioni di vita, in una situazione di estremo sfruttamento.
La tratta di esseri umani è il nuovo business verso cui si sono rivolte le organizzazioni criminali, lucrando cospicui profitti a fronte di bassi rischi. La Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale, aperta alla firma nella Conferenza internazionale di Palermo del 15-17 dicembre 2000, evidenzia la necessità di un approccio internazionale nel combattere il traffico di esseri umani, che includa misure atte a prevenire la tratta, punire i trafficanti e tutelare le vittime. Presupposto per una strategia di lotta a questo traffico di esseri umani è dare una specifica definizione del fenomeno; la prima delle quali è contenuta nel "Trafficking Protocol" aggiuntivo della suddetta Convenzione. Il "traffico di persone" è qui definito come il reclutamento, il trasporto, il trasferimento mediante minacce, uso della forza, abuso di potere, a fini di sfruttamento. Lo sfruttamento non è solo sfruttamento della prostituzione ma include anche altre forme di sfruttamento sessuale, del lavoro o di altrui prestazioni. Nella lotta internazionale al traffico di esseri umani un primo efficace strumento di intervento è il diritto penale. La criminalizzazione delle condotte che rientrano nella definizione di "traffico di esseri umani" è una esigenza prioritaria in ciascuno degli Stati parte della Convenzione. La mancanza di una specifica legislazione penale e la debolezza della legislazione contro l’immigrazione clandestina sono favoriscono infatti il fenomeno. Non bisogna però tralasciare l’esigenza di un’adeguata protezione per le vittime del traffico. In particolare il "Trafficking Protocol" sottolinea l’esigenza di proteggere la privacy e l’identità delle vittime. Altresì indispensabili sono l’assistenza, il sostegno medico, economico e psicologico. Per un pieno recupero delle vittime si richiedono agli stati anche sforzi di integrazione sociale e lavorativa nel Paese d’origine o nello stato ospite e l’agevolazione del rimpatrio. E poi la prevenzione, che include campagne d’informazione volte, da un lato, a concentrare l’attenzione pubblica sul problema e, dall’altro, ad incrementare la consapevolezza del rischio di riduzione in schiavitù per le potenziali vittime.
Ulteriore strumento richiamato dal "Trafficking Protocol" nella lotta contro un crimine di dimensioni transnazionali è la cooperazione degli Stati con organizzazioni non governative impegnate nel settore. Le intese raggiunte dalle polizie di Italia, Svizzera, Austria e Germania al fine di contrastare l’ingresso e il transito di clandestini a bordo di convogli ferroviari internazionali, prevedono l’utilizzo di sofisticate tecnologie di controllo capaci di rilevare la presenza di persone all’interno dei containers. Nell’area balcanica, punto di snodo per le organizzazioni criminali, un’ulteriore iniziativa di collaborazione per assicurare un costante scambio d’informazioni, è stata avviata con la Missione Internazionale delle Nazioni Unite (UNMIK). La cooperazione tra le autorità preposte all’applicazione della legge e all’immigrazione negli Stati facenti parte della Convenzione deve consistere in uno scambio di informazioni finalizzato ad individuare autori e vittime della tratta, documenti e mezzi utilizzati, metodi e itinerari seguiti dai gruppi criminali. Solo la conoscenza di meccanismi e dinamiche dei gruppi che operano su uno scenario internazionale, e l’intervento coordinato di tutte le autorità e i servizi competenti, consentirà un’efficace azione contro la tratta di esseri umani.
La cooperazione deve poi essere finalizzata ad eliminare le cause primarie del traffico: povertà e sottosviluppo. Un ambito che richiede collaborazione tra le autorità e adeguato coordinamento legislativo è quello dei controlli alle frontiere. Ogni Stato dovrà adottare misure legislative, o altre adeguate misure per evitare che mezzi di trasporto destinati a scopi commerciali siano, invece, utilizzati per il traffico illecito di immigrati. Infine, l’adozione di misure che, in conformità al diritto nazionale, consentano di negare l’ingresso o di revocare il visto a chi sia implicato nella commissione dei reati rientranti nella definizione di "traffico di esseri umani" è una strategia imprescindibile nella lotta ad un crimine transfrontaliero.