“Ultimo” e l’uccello padùlo
Mafia o ecologia? Non creda il lettore che voglia prenderlo in giro. I due problemi sono entrambi importanti, anche se la lotta alla mafia ha un’urgenza e una drammaticità che la difesa dell’ambiente, pur necessaria e improrogabile, non conosce. E’ vero anche che ‘Cosa nostra’ si intreccia, sia pure marginalmente, con l’ambiente: le costruzioni e le discariche abusive sono spesso mafiose, ma sono cosa diversa dal commercio di droga o dagli ammazzamenti con la lupara a canne mozze o col tritolo. Perché dunque le ho accostate? Chi arriverà in fondo all’articolo, lo saprà.
Qualche settimana fa, scrivendo delle clamorose dimissioni di "Ultimo", il maggiore dei Carabinieri che catturò Riina, ponevo alcune domande attorno a misteri mai spiegati: il covo di Riina rimasto incustodito per 19 giorni, il cambio di strategia di ‘Cosa nostra’, la lunga latitanza di Provenzano, la stanchezza almeno apparente dello Stato, che ha affievolito il contrasto e ha portato a una sorta di "drôle de guerre". Alle domande non sono state date risposte, ma non mi meraviglio: io non sono nessuno. Indro Montanelli può scrivere sul Corriere un arguto articolo sui "casini di Stato" in prima pagina, di alto stile e di robusta facezia, rievocando il buon tempo antico dei bordelli di lusso e l’amabilità delle maîtresses. Già, perché non riaprirli - si chiede con nostalgia Montanelli: se non altro si avrebbe un effetto ecologico sui marciapiedi. Ma per carità, non parliamo di mafia: è fuori moda! Vuoi mettere i "casini"? E così anche le recenti vicende di "Ultimo" sono finite a pag. 13 sul Corriere, fra le notizie di cronaca.
Il maggiore dei Carabinieri in questione aveva dato le dimissioni dal delicato incarico che ricopriva nella lotta alla mafia, scrivendo una lettera ai superiori in cui lamentava lo sfaldamento del nucleo operativo e il trasferimento di uomini fidati. La struttura, che avrebbe dovuto catturare Provenzano, non funzionava più: "Non posso continuare a essere complice di questa situazione, - concludeva il maggiore dei Carabinieri - non intendo fare la scimmia in questo circo". Parole durissime, inusitate in un ufficiale dei Carabinieri, e l’opinione pubblica più avveduta confidò che lo Stato avrebbe recepito l’allarme e avrebbe provveduto.
E’ noto infatti che i soldati e gli ufficiali valorosi vanno premiati sul campo. Da Alessandro a Napoleone a Kutusov questa è la regola. Napoleone era solito ricordare ai soldati dell’armata: "Nello zaino ciascuno di voi ha il bastone di maresciallo". Apprendo ora dai giornali che non solo le dimissioni di "Ultimo" non sono state respinte, ma che colui che catturò Riina è rimasto senza scorta: "Non godo più di protezione, - ha dichiarato l’ufficiale - sono esposto alla vendetta della mafia. Lo Stato mi ha dimenticato".
A questo punto è scattata la reazione degli uomini politici, molto loquenti ma spesso nullafacenti: "Sconcertante, agghiacciante, Ultimo come Falcone, come il generale Dalla Chiesa". L’on Frattini, che è di Forza Italia e presiede il comitato sui servizi segreti, ha dichiarato: "La denuncia dell’ufficiale ricorda le parole di Falcone: si muore quando lo Stato abbandona i suoi servitori". Forse ora il Comando generale si muove, ho sperato: e ho sbagliato. Giunge conferma infatti che "Ultimo" è stato trasferito al NOE (il nucleo ecologico dell’Arma). Valdo Spini, presidente della Commissione Difesa, non ha sollevato obiezioni e ha sprovvedutamente dichiarato che "Ultimo potrà fare un’ottima carriera anche in seno al NOE". Lo spero anch’io. Mi piacerebbe che lo mandassero nella laguna di Venezia a sorvegliare l’uccello padulo, volatile che è in costante aumento e che costituisce uno degli esemplari più pregiati e più insidiosi della fauna avicola italiana.