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Ratzinger e la predestinazione

Serravalli Luigi

Come cittadino mi sento portato a intervenire in questa querelle, pur trattandosi di un argomento lontano dalle mie competenze ed abitudini. Il cardinale Ratzinger, infatti, ha recentemente affermato con una lunga dichiarazione che solo il cattolico può raggiungere il Regno dei Cieli, cioè salvarsi. Il primo d’ottobre, Sua Santità, leggendo uno scritto, ha confermato le parole di Ratzinger. Usando il linguaggio del Medioevo, si potrebbe dire che n’è uscito uno strano pensiero della chiesa ultramontana, essendo per origine Ratzinger austriaco e il Papa polacco. Questa dottrina sa molto di calvinismo ed il calvinismo (teoria della predestinazione) è sempre stato avversato dal Vaticano.

Negli Stati Uniti, nel secolo scorso, due grandi scrittori, Hawthorne e Melville, rispettivamente con "La lettera scarlatta" e "Moby Dick", hanno creato due grandi affreschi ad illustrare l’esasperazione alla quale il predestinazionismo può portare. Dio onnipotente, come tale, non necessita di nulla, ma essendo fondamentalmente dotato d’amore, ha creato l’uomo per versare su di lui il suo straordinario e miracoloso affetto. Essendosi l’uomo messo in difficoltà con il peccato originale, Cristo stesso, figlio di Dio, è venuto a liberarlo dalla colpa. Si può domandarsi come mai fra la presenza dei primi uomini sulla terra e la venuta di Cristo siano trascorsi tanti millenni, e come mai solo dopo Colombo e Magellano e le grandi scoperte geografiche, quasi tutti gli abitanti del pianeta siano potuti venire a conoscenza della dottrina cristiana. A poco a poco, in senso moderno, ne è venuta l’opinione che il processo che ho sintetizzato, significa i momenti culminanti, mitici di questo percorso, del quale conosciamo simbolicamente i fatti esponenziali anche se intimamente legati ad un mistero di fondo.

In realtà dobbiamo credere che, data la bontà di Dio, (scopo primario della creazione), gli uomini di buona volontà, coloro che mostrano come l’essere è diretto al bene (nonostante la fragilità originale), possono raggiungere la salvazione in modi misteriosi che certo non sarà il neo-fondamentalismo mettere in crisi. Già nel Medioevo, il racconto delle "Tre anella", ripreso in epoca illuminista da Gotthold Ephraim Lessing con il famoso "Nathan il saggio", prospettava questa visione aperta e consolatoria. Il colore della pelle e le diverse credenze hanno poco peso di fronte a un Dio che è infinita bontà. Bontà che si rivolge a tutti, entro certi limiti e non solo agli happy few. La tesi di Ratzinger, convalidata da Sua Santità, trova echi nelle omelie del cardinal Ruini e in quelle del cardinale Biffi, che recentemente ha consigliato di guardarsi dagli immigrati islamici. Si torna ai tempi delle crociate, come se nessun mussulmano, credendo nel Corano, potesse raggiungere la misericordia di Dio.

La storia c’insegna che la predestinazione, predicata soprattutto da Calvino, produceva vari tipi di psicosi: manie religiose, aberrazioni, disperazioni, suicidi... Il predestinato, infatti, facilmente perde la sua luce della ragione. Se si dovessero salvare solo i cattolici, sulla terra vivrebbero miliardi di individui destinati o predestinati ad una esperienza totalmente fallimentare perché, a pochi anni di vita trascorsa al peccato, seguirebbe una eternità di sofferenza. In questo senso il cristianesimo, che è prima di tutto dottrina di amore, sarebbe come stravolto. Ruini, Biffi, Ratzinger, il primate della Carinzia, amico di Haider, e chi sa quanti altri purtroppo ora battono questa strada, ma sarà bene tornare alle vecchie lezioni della Chiesa romana contro il calvinismo e soprattutto affidarsi al buon senso latino ed italico che faceva scrivere a Dante: "Orribil furon li peccati miei;/ ma la bontà infinita ha sì gran braccia/ che prende ciò che si rivolge a Lei." (Purgatorio, c. III). E se secondo Dante si è salvato Manfredi, che era scomunicato, possiamo ragionevolmente credere che il pesce grosso apra un buco nella rete dal quale sfuggono anche i pesci più piccoli.

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