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Cosa Nostra e i miliardi dell’Unione Europea

In quali circostanze avvenne esattamente l’arresto di Riina? Esiste uno “Stato occulto” che tratta segretamente con la Mafia? Occorre far chiarezza su questi punti, altrimenti...

Perché dopo l’arresto di Riina la strategia di Cosa Nostra è cambiata? Nell’intervista rilasciata a La Repubblica il 18 gennaio il presidente della Camera on. Luciano Violante richiama l’attenzione su una circostanza molto importante. Nei prossimi sei anni saranno investiti in Sicilia 16.000 miliardi dell’Unione Europea. Quasi contemporaneamente prenderà avvio, e sarà formalmente costituita nel 2010, l’area euro-mediterranea di libero scambio, 600 milioni di persone, la più grande nel mondo.

Giancarlo Caselli.

Cosa Nostra conosce da tempo questi progetti e si sta attrezzando. La Sicilia infatti potrebbe diventare il centro, la grande piattaforma di incrocio dei traffici e dei commerci. Ma "quale Sicilia?" - si chiede giustamente l’on. Violante: "Una Sicilia il cui tessuto economico e finanziario è finito nelle mani di Cosa Nostra" o una Sicilia legale e competitiva?

"La questione della legalità e della competitività sono le facce della stessa medaglia, perché se non risolvi la prima non cogli le opportunità offerte dalla seconda". L’on. Violante ha ragione: Cosa Nostra è il principale ostacolo su questa strada anche perché ha cambiato strategia e ha acquistato una pericolosità nuova. Non più lo scontro contro lo Stato (l’epoca delle stragi), ma la convivenza, e insieme un patto con l’economia "caratterizzato da un ingresso morbido e insinuante nelle imprese legali attraverso gli appalti, il racket, l’usura".

La conclusione cui giunge Violante è semplice e lineare: "Due sono gli obbiettivi prioritari: arrestare Provenzano e togliere soldi ai mafiosi... il capo di Cosa Nostra è Provenzano, per questo bisogna prenderlo".

Non posso che concordare. Ma per raggiungere questi obbiettivi occorrono forze di contrasto motivate e una grande trasparenza politica. I misteri e i sospetti mortificano e paralizzano più che gli insuccessi in campo aperto.

L’arresto di Riina è ancora avvolto da nebbie. E’ stato tradito? E’ stato consegnato? In cambio di cosa? La mancata sorveglianza per 19 giorni del covo di Riina è ancora un mistero. L’abbandono di "Ultimo", il maggiore dei Carabinieri che arrestò Riina, e che ora è finito nel reparto ecologico dell’Arma, è un segnale negativo e le sue dichiarazioni lasciano esterrefatti. Dopo l’arresto di Riina si sarebbe dovuto arrestare Provenzano, ma "Ultimo" denuncia che il suo reparto è stato messo nella impossibilità di agire. E’ vero o è falso? Se è vero gli obbiettivi prioritari indicati dall’on. Violante resteranno solo buone intenzioni. Altrettanto se per la cattura di Riina è intervenuto un baratto.

Può darsi che le reazioni verbali di "Ultimo" siano enfatizzate da uno stato di irritazione. Ma la questione del covo di Riina è un fatto oggettivo. Io voglio ancora una volta richiamare l’attenzione su questo fatto e chiedere ancora una volta una risposta chiara.

Quando il 15 gennaio 1993 Riina venne catturato, il dott. Caselli diede ordine che venisse perquisita l’abitazione del boss. I Carabinieri lo convinsero che era meglio non farlo, ma controllare invece dall’esterno, non visti, l’appartamento anche per scoprire eventuali complici e latitanti, con l’ausilio di vedette nascoste, di telecamere, di microfoni. Il suggerimento sembrava ragionevole e Caselli lo accettò, chiedendo l’assicurazione formale che l’operazione di tenere sotto controllo 24 ore su 24 l’abitazione di Riina cominciasse immediatamente.

Quando l’ordine venne confermato erano le 12,30 del 15 gennaio 1993. Cosa accadde poi? Tre ore dopo le Forze dell’ordine lasciarono il quartiere e il covo rimase incustodito: niente vedette nascoste, niente telecamere, niente microfoni. Passarono 19 giorni durante i quali chiunque potè entrare e uscire inosservato. Quando Caselli venne a saperlo, probabilmente per caso, ordinò una immediata perquisizione e naturalmente non trovò nulla: l’appartamento era vuoto anche dei mobili, era stata cambiata perfino la moquette, la cassaforte era aperta e dentro non c’era nulla. Durante i 19 giorni di mancato controllo persone ignote avevano asportato tutto, anche ciò che si trovava in un vano blindato ricavato nel sottoscala.

E’ da quei giorni che la strategia di Cosa Nostra è cambiata. E’ azzardato ipotizzare (come hanno fatto Bolzoni e Lodato nel loro libro "C’era una volta la lotta alla mafia") che otto anni fa sia intervenuto un baratto sottobanco fra pezzi dello Stato e Cosa Nostra? Io, avrebbe detto Provenzano, vi consegno Riina e voi mi date il suo archivio. In cambio io pongo fine alle stragi e voi mi cercate (o fate finta).

Se fosse vero, sarebbe una spiegazione, ma sarebbe anche la dimostrazione della impraticabilità del progetto dell’on. Violante, almeno fino a quando la trasparenza non avesse ristabilito la fiducia nello Stato, e i mezzi di contrasto (Servizi segreti, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e nuclei speciali) non fossero stati bonificati in maniera radicale.

L’ipotesi del doppio Stato, attendibile per lo stragismo nero e per il terrorismo rosso, lo è anche per Cosa Nostra: con una mano lo Stato combatte la Mafia, con l’altra invece contratta e viene a patti. Una situazione schizofrenica che conduce alla paralisi, e che consente alla Mafia di impostare con successo la nuova strategia.

A Cosa Nostra fanno gola i 16.000 miliardi della Unione Europea che stanno per arrivare in Sicilia. Ha ragione Violante quando afferma che bisogna impedire che finiscano nelle mani di Provenzano, che deve essere finalmente arrestato ponendo termine alla sua lunga e protetta latitanza. Ma l’operazione non è fattibile se Provenzano si è accordato con lo Stato occulto che, come una scatola cinese, sta dentro lo Stato legale.

All’on. Violante non mancano autorità e autorevolezza per pretendere che si faccia chiarezza sul mancato controllo del covo di Riina e sulla sparizione del suo archivio, aprendo così la strada a una più efficace attività di contrasto contro Cosa Nostra e la sua nuova strategia.