Uno per uno i sette referendum
Sono troppi? Comunque sia, informarsi in proposito non richiede molto tempo. E nemmeno andare a votare...
Sette referendum son troppi? Suvvia, in tutte le democrazie occidentali il ricorso alla consultazione diretta dei cittadini su specifici argomenti è cosa normalissima. Nel vecchio continente, come oltreoceano, si vota su tutto e con grande frequenza, dalla costruzione del marciapiede sotto casa fino ai grandi e complicatissimi temi della politica statale. E nessuno oserebbe mai dire che i referendum costano troppo: è il sacrosanto (e in fondo conveniente) prezzo della democrazia, che una volta tanto può essere esercitata direttamente, senza delegarla a qualcun altro.
La differenza, rispetto all’Italia, è che altrove i non votanti sono considerati, appunto, "non votanti". Non c’è insomma il balzello del quorum da superare: decide chi va a votare, supponendo correttamente che chi non vota accetti di lasciare la decisione agli altri. Fuori dall’Italia i referendum sono quindi sempre validi, cosicché i soldi per organizzarli non sono mai buttati via.
Nel nostro paese, invece, i referendum sono validi soltanto se a votare ci va almeno la metà più uno degli aventi diritto, contando magari tra questi anche i morti che lo Stato si è dimenticato di depennare dalle liste elettorali e quelli che vent’anni fa sono andati a vivere in Australia.
Una vera ingiustizia: considerato che un’astensione dalle urne del 30 o 35 per cento è fisiologica (talvolta nel vero senso della parola, visto che i morti non si scomodano a resuscitare per ritirare le schede), in pratica un’esigua minoranza di persone, semplicemente non andando a votare, può invalidare il referendum, come è successo a Trento per quello sull’aeroporto Caproni. Così facendo, però, s’impedisce alla democrazia di funzionare, una cosa che, al di là magari del vantaggio immediato, alla lunga non conviene a nessuno.
I quesiti sono troppo complessi? Macché, trovare un buon idraulico è più difficile. E una ventina di minuti per informarsi è tempo bene speso, una buona occasione per fare un po’ di educazione civica.
Ultimamente poi, tra schede colorate ciascuna in modo diverso e titoli che riassumono il significato dei quesiti, fare una scelta secca tra un Sì ed un No è diventato facile anche per le nonne con problemi di vista.
D’altronde, in passato si è votato anche per dieci referendum contemporaneamente ed i risultati, molto diversi quesito per quesito, hanno dimostrato che i cittadini sanno capire benissimo, a differenza di quanto pensano gli addetti ai lavori della politica che li considerano spesso degli incapaci d’intendere.
Eppoi, alcune delle più importanti riforme della storia italiana sono state introdotte proprio grazie ai referendum, che spesso sono stati l’unico strumento per decidere laddove la politica era incapace di farlo. Senza i referendum elettorali del ‘91 e del ‘93, probabilmente al governo avremmo ancora Forlani, Cirino Pomicino, De Lorenzo e Gava. Che si faccia il tifo per Veltroni o per Berlusconi, per Rauti o per Bertinotti, nessuno (si spera) rimpiange quei tempi.
Vediamo allora il contenuto dei referendum sui quali voteremo il prossimo 21 maggio. Le informazioni qui riportate sono state raccolte dal sito Internet del Ministero dell’Interno.
I primi due referendum riguardano i partiti. Il terzo, il quarto e il quinto sono sulla giustizia. Il sesto e il settimo sono sul lavoro.
Referendum n°1 (Scheda celeste)
Rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie: abrogazione.
La legge attualmente in vigore prevede l’attribuzione, ai movimenti o partiti politici, di un rimborso in relazione alle spese sostenute per le campagne elettorali per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Parlamento europeo e dei Consigli regionali. Un rimborso è attribuito anche ai comitati promotori delle richieste dei referendum. Il 21 maggio, se vincerà il Sì, verranno aboliti i rimborsi, se vincerà il No, la legge resterà invariata.
Referendum n°2 (Scheda rossa)
Elezione della Camera dei deputati. Abolizione del voto di lista per l’attribuzione con metodo proporzionale del 25% dei seggi.
Con l’attuale legge elettorale, l’elezione dei 630 deputati previsti dalla Costituzione avviene con un sistema misto: 475 deputati con il sistema maggioritario (eletti in altrettanti collegi uninominali) e 155 con quello proporzionale (eletti in apposite liste).
Attualmente, per l’elezione della Camera, sono previste due schede: una per la parte maggioritaria (dove compaiono i simboli delle coalizioni), un’altra per quella proporzionale (dove invece si vota per i singoli partiti). Il 21 maggio, se vincerà il Sì, verrà eliminata la scheda relativa alla parte proporzionale ed il 25% dei seggi sarà attribuito ai migliori perdenti nei collegi uninominali (tutti i deputati saranno quindi eletti attraverso le coalizioni, come già ora avviene per i senatori). Se vincerà il No, la legge resterà invariata.
Referendum n°3 (Scheda verde)
Elezione del Consiglio Superiore della Magistratura. Abrogazione dell’attuale sistema elettorale dei componenti magistrati con metodo proporzionale per liste contrapposte.
Attualmente i magistrati vengono eletti al Consiglio Superiore della Magistratura (l’organo di autogoverno dei giudici) con un sistema proporzionale, che prevede il voto di lista ed una sola eventuale preferenza nell’ambito della lista votata. Il 21 maggio, se vincerà il Sì, verrà abolito il voto di lista e rimarrà la preferenza unica. Se vincerà il No, resterà in vigore la legge attuale.
Referendum n°4 (Scheda grigia)
Ordinamento giudiziario. Separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti.
La normativa vigente prevede che, una volta entrati in Magistratura attraverso un concorso pubblico, si possa passare, nel corso della carriera, dalle funzioni giudicanti (ossia a fare i giudici che emettono le sentenze) a quelle di Pubblico Ministero (ossia a svolgere il compito della pubblica accusa) e viceversa. Il 21 maggio, se vincerà il Sì, i magistrati non potranno più passare dall’una all’altra funzione e le due carriere saranno separate. Se vincerà il No, resterà in vigore l’attuale normativa.
Referendum n°5 (Scheda azzurra)
Incarichi extragiudiziari dei magistrati. Abolizione della possibilità per i magistrati di assumere incarichi al di fuori delle loro attività giudiziarie.
L'attuale legge prevede che i magistrati, previa autorizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura, possano accettare incarichi di qualsiasi specie ed assumere le funzioni di arbitro. Il 21 maggio, se vincerà il Sì, i magistrati non potranno assumere nessun altro incarico al di fuori delle loro attività giudiziarie. Se vincerà il No, resterà in vigore la normativa attuale.
Referendum n°6 (Scheda arancio)
Licenziamenti. Abrogazione delle norme sulla reintegrazione nel posto di lavoro.
Lo Statuto dei lavoratori prevede che il giudice, con la sentenza con cui annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, può ordinare al datore di lavoro, che occupa alle sue dipendenze più di quindici lavoratori, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Il 21 maggio, se vincerà il Sì, non sussisterà più l’obbligo della riassunzione. Se vincerà il No, resterà in vigore la legge attuale.
Referendum n°7 (Scheda gialla)
Trattenute associative e sindacali tramite gli enti previdenziali. Abrogazione.
La legge oggi in vigore prevede che l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) possano trattenere direttamente, per conto dei lavoratori dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e datori di lavoro, i contributi e le quote di iscrizione a favore delle rispettive associazioni sindacali e di categoria. Il 21 maggio, se vincerà il Sì, verrà eliminata questa possibilità. Se vincerà il No, resterà in vigore la legge attuale.