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QT n. 5, 4 marzo 2000 Servizi

Un patrimonio dimenticato

La Marmolada trascurata; in attesa della grande speculazione...

Giorni caldi per la Marmolada, mentre sembrava potessero aprirsi percorsi di confronto costruttivo, gli impiantisti trentini e bellunesi hanno pensato bene di anticipare i tempi ed imporre al mondo politico e agli ambientalisti una sorta di precedente: il tanto atteso collegamento fra l’area sciabile di Pian dei Fiacconi e quella di Punta Rocca. Non potendo al momento realizzare collegamenti con impianti, hanno battuto una lunga pista che sarebbe servita al transito di gatti delle nevi con funzione di taxi, una "gattovia" com’è stata definita. Non hanno però fatto i conti con gli ambientalisti ed ora devono affrontare procedimenti amministrativi che prevedono multe milionarie e forse anche procedimenti con rilevanza penale, avendo intaccato beni tutelati dalla legge Galasso e dalla legge Galli, come gli ambienti ad alta valenza paesaggistica, territori sottoposti a vincolo idrogeologico ed un ghiacciaio.

Gli imprenditori di passo Fedaia, fatta salva una rara eccezione, ancora una volta si schierano con gli esercenti bellunesi e con gli impiantisti: volevano addirittura scendere a Trento per manifestare contro la Provincia rea di far rispettare le leggi. Esemplare una loro frase: "Qualcuno dovrebbe ricordarsi che sulla Marmolada è stata scritta la storia dello sci". Il linguaggio, quel qualcuno, messaggio indiretto rivolto ad ambientalisti e Provincia, indica ormai una consolidata abitudine trentina ad evitare la chiarezza ed il confronto aperto, è un lanciare un messaggio affinché chi capisce raccolga.

Il contenuto è una verità comunque parziale. La storia dello sci non è solo storia di impianti, anzi, in tempi lontani, anche all’epoca delle prime gare disputate in Marmolada, era storia fatta di fatica, di salite e risalite fatte con la potenza dei polmoni e delle gambe e non trainati da fili o seduti su veloci seggiovie. Sci è storia di esplorazione, di avventura, prima di essere diventato storia di Klammer, di Tomba, di turismo ricco e distruttivo. Prima di rivolgesi in negativo alla Provincia e contro gli ambientalisti, questi imprenditori avrebbero dovuto guardare in casa propria, cominciando dall’amministrazione comunale di Canazei. Mi scriveva solo quaranta giorni fa Filippo Graffer, proprietario della bidonvia che sale a Pian dei Fiacconi: "Il Comune di Canazei, ossia la componente che dovrebbe essere la più coinvolta nella vicenda, in realtà non ha mai voluto, né vuole alcuno sviluppo della Marmolada, ed in questo senso ha sempre operato per decenni...".

Appunto, la prima componente che ha volutamente dimenticato le esigenze degli esercenti della Marmolada è stato il Comune di Canazei. Questa amministrazione poi ha lasciato cadere ogni apertura di dialogo pervenuta dagli ambientalisti non degnandoli nemmeno di risposta, e, succube dei potentati forti di Superski Dolomiti, sta attendendo che gli impiantisti della Marmolada si stanchino per poi permettere ad altri, la SITC di Canazei o altri personaggi, di intervenire nel rilievo delle concessioni a prezzi irrisori. L’assenza di attenzione di Canazei è quindi un’assenza voluta, pianificata, estremamente pericolosa per la Marmolada e che ha permesso l’esplodere così violento e traumatico dello scontro fra impiantisti ed ambientalisti.

Gli esercenti della Marmolada sono poi ancora convinti che sviluppo o rinascita turistica significhi impianti, nuovi collegamenti, in altre parole solo sci. Non sanno leggere cosa avviene in Europa nel settore, non hanno ancora compreso cosa voglia leggere il turista nella montagna Marmolada. Marmolada è certo storia dello sci e dei primi impianti delle Alpi, ma prima ancora è storia di alto profilo umano e tecnico, dell’alpinismo. Marmolada è storia di guerra, di sofferenza e fatiche prodotte in tre terribili anni, dal 1916 al 1918. Una storia che non può ridursi alla banalità del museo di Seratta o alla presenza di una ferrata pericolosa.

Ci sono sentieri e gallerie da ripristinare, postazioni da riassettare un intero museo all’aperto da valorizzare. Marmolada è anche storia della tecnologia. La diga di Fedaia, anche se raccoglie un piccolo laghetto, produce quantità enormi di energia elettrica.

Chi conosce la potenzialità di questo lago, dove finisce l’acqua, attraverso quali magazzini interni, quali gallerie tecnologiche? Nessuno, eppure la curiosità degli ospiti nel merito è forte e le sorprese sono affascinanti.

Marmolada è anche storia degli impianti di sci e tutti siamo d’accordo: gli esistenti vanno rifatti e adeguati alle esigenze dello sci di oggi. Marmolada è poi anche storia del ghiacciaio: ospita l’ultimo vero ghiacciaio delle Dolomiti, anche questo a rischio di scomparsa.

Perché non lavorare per una riqualificazione dell’insieme, perché non studiare un progetto di conservazione di alto profilo coinvolgendo le università?

Marmolada è storia dell’arroganza dell’uomo: i rifiuti gettati nei crepacci, gli oli esausti, carburanti e fogne lungo la parete sud, gli edifici dei vari tronchi della funivia imponenti e devastanti, è storia di eliski e di rumori, è una ricchezza che va convertita, anche attraverso demolizioni.

Nella parte trentina sono ancora in evidenza i piloni che dovevano ospitare gli impianti che salivano oltre Pian dei Fiacconi; una volta imposti alla roccia, anche se non utilizzati, non sono più stati demoliti e si attende l’intervento dell’ente pubblico per pianificare errori privati.

Sulle rocce, a quota 2750 metri, si costruiscono scalinate di cemento: come permettere ancora simili scempi?

Mentre non si colgono tutte queste, ed altre ancora non elencate possibilità di rilancio dell’appetibilità turistica della Marmolada, il Comune di Canazei mette in bilancio ben 170 milioni di spese per sostenere la causa dei confini.

E’ stata questa una lunga battaglia che ha immobilizzato le potenzialità della montagna, che ha permesso lo scempio di questo grande patrimonio collettivo, che ha avvelenato il confronto restringendo a due sole componenti, impiantisti ed ambientalisti e provocando così l’umiliazioni di quanti sulla Marmolada e di Marmolada vivono da cinquanta e più anni.

Dopo quest’ultimo tentativo di aggressione, probabilmente provocato dall’esasperante assenza di attenzione da parte dell’ente pubblico (i due Comuni e le due Province), è venuto il momento di riprendere la proposta avanzata ormai due anni fa dagli ambientalisti: aprire un tavolo di progettazione e di lavoro che riporti la Marmolada ai suoi antichi splendori, a riconquistare quella dignità che anni di liti sui confini e aggressioni ambientali le hanno fatto perdere, a farla ritornare regina.

La Marmolada si salva solo mettendo a confronto tutti gli interessi che vi pongono attenzione. La falsa disattenzione prepara il terreno a quanti la sanno leggere solo come un intreccio di funi, di collegamenti, verso Porta Vescovo, verso Punta Rocca, verso Val Franzedas, non trascurando nelle frazioni di Alba e Penia la sempre attenta e pronta speculazione edilizia delle seconde case e dei residence.