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QT n. 3, 9 febbraio 2002 Servizi

Marmolada, una montagna decaduta

Il ghiacciaio dolomitico in attesa della grande speculazione.

Marmolada, la montagna dei sogni, la montagna dei romantici, ricca di storia anche drammatica e di sofferenza, di avventure e follie, sintesi della bellezza e della forza delle Dolomiti, rifugio oggi dell’ultimo ghiacciaio del Nord-Est, ma anche montagna violata nel modo più rozzo possibile dall’uomo: oggi montagna dimenticata.

Nel primo dopoguerra e fino agli anni ’70 questa montagna ha illuso i residenti di Rocca Pietore e Canazei, e diverse famiglie hanno investito vite intere ed ogni risparmio: nell’assoluta anarchia della pianificazione urbanistica sono sorti edifici, ristori e rifugi, si è portato il cemento fino a quota 2750, fin dove il ghiaccio permetteva almeno due mesi di lavoro, si è imposto uno scatolone in lamiere e cemento che parla il linguaggio della volgarità su Punta Rocca e accoglie la cabinovia che sale da Serauta.

Oggi sulla montagna si legge il disordine e l’abbandono, una rete di impianti piccoli e grandi che permettono discese da sogno sulla più lunga pista d’Europa, ma sono impianti obsoleti e gestiti con superficialità.

Intanto si pratica con aggressività l’eliturismo e l’eliski, si scia in estate erodendo sempre più quanto rimane del ghiacciaio, dimezzato nella superficie in soli 40 anni, gli esercizi economici sopravvivono a se stessi, o rimangono chiusi e le due amministrazioni comunali, Canazei in particolare, sono totalmente assenti nella pianificazione e nella gestione del territorio e dell’ambiente.

Attendono alla finestra invece le potenze economiche, la SITC in primo luogo (Società di Incremento Turistico di Canazei): attendono la decadenza definitiva, la scadenza delle attuali concessioni impiantistiche di Graffer (Trento) e Vascellari (Veneto). E se non stanno attendendo hanno già avviato i contatti utili per impadronirsi della montagna ed imporre lucide follie ai politici di Trento, del Veneto e alle debolissime figure di Canazei:

- il collegamento Alba - Belvedere;

- il collegamento Fedaia - Porta Vescovo;

- il collegamento Pian dei Fiacconi - Punta Rocca;

- il rifacimento di tutti gli impianti da Fedaia verso il ghiacciaio, parte trentina e bellunese.

A queste prospettive guardano con interesse gli speculatori edilizi trentini e veneti e anche loro attendono, pazienti.

Sanno perfettamente cosa sta accadendo in Francia ed è già accaduto in Svizzera. L’industria dello sci come motore unico del turismo montano sta cedendo, anche dove l’assistenzialismo pubblico è imponente come in Trentino-Alto Adige, ci si sta avviando ad una sommatoria di fallimenti sempre più repentini, economicamente sempre più importanti.

Devono intervenire, e stanno intervenendo, grandi società quotate nelle borse internazionali: cancellano le aree marginali a bassi profitti o in perdita e solo attorno ai poli forti costruiranno una rete d’affari che offrirà ricreazione, sci, commercio, residence: il tutto sarà gestito dalle agenzie internazionali di viaggi.

Nei dépliants non troveremo più le località di Oberheggen, Cortina, Ciampediè o Marmolada: leggeremo il generico nome Dolomiti. I nostri albergatori, oggi tanto potenti, capaci di imporsi in ogni sede, si troveranno vittime dell’ingranaggio, amministrazioni comunali e cittadini delle vallate si troveranno espropriati di ogni potere decisionale e tutto questo si sta consumando, nella paziente attesa, anche attorno alla nostra regina, la Marmolada.

Consapevole della situazione, assieme ad alcuni imprenditori di Fedaia e a singole persone di Canazei, l’associazione ambientalista Mountain Wilderness ha provato a percorrere una strada inusuale per un’associazione ambientalista, la strada della proposta, del confronto. Da quattro anni sta chiedendo alle Province, ai Comuni e agli imprenditori l’istituzione di un tavolo progettuale che disegni un rilancio complessivo della montagna, con questi obiettivi:

- la pulizia e la conservazione del ghiacciaio con la consulenza di alto profilo scientifico della Università di Padova e Commissione glaciologica della SAT;

- il blocco dell’attività di eliturismo ed eliski, blocco dello sci estivo;

- la ridefinizione dei percorsi e dei luoghi della grande guerra;

- il rifacimento della sentieristica da Canazei e da Rocca Pietore verso la Marmolada, di un percorso che costeggi sia in estate che in inverno il lago;

- la riqualificazione della storia dell’alpinismo e dello sci sulla Montagna,

- la strutturazione dei percorsi della tecnologia idroelettrica;

- la cancellazione della attuale illogica rete di impianti con la ridefinizione dell’area sciabile attraverso un possibile collegamento Pian dei Fiacconi-Serauta passando per Pian dei Fiacchi. Tale ipotesi presupporrebbe lo smantellamento del terzo tronco della funivia Serauta-Punta Rocca e la pulizia completa della vetta della montagna.

Mai una associazione ambientalista si era spinta a tanto e negli accordi con alcuni esercenti questa proposta doveva materializzarsi in un convegno che si sarebbe tenuto durante l’estate scorsa nelle due valli, Fassa e Agordino, o meglio a Passo Fedaia.

Mentre si lavorava sul progetto sono giunte le spaccature. Ad alcuni, tanti, il progetto andava bene, la società di Vascellari non intendeva invece minimamente rinunciare al terzo tronco della funivia e alcuni albergatori chiedevano l’impossibile, la follia: il collegamento Fedaia- Porta Vescovo.

Ma la parte più deleteria è stata giocata dagli amministratori di Fassa. Il Comune di Canazei ha lasciato cadere ogni proposta, con il Veneto ha imposto solo il ragionamento sui confini e si è capito fin troppo bene come il linguaggio parlato in Municipio rispettasse i voleri e le ambizioni future della SITC.

Da pochi giorni la Giunta provinciale ha reso pubblica l’ultima e definitiva stesura della variante al Piano Urbanistico Provinciale. Per la Marmolada è stato recepito in minima parte quanto proposto dall’associazione ambientalista e dal Comitato Marmolada di Canazei, la definizione della presenza di un’area sciabile.

L’assessore competente, Roberto Pinter, intendeva fare del ghiacciaio della Marmolada una sorta di riserva glaciologica, fare il possibile per conservare quest’ultimo ghiacciaio.

L’intenzione era ed è lodevole, se fosse possibile avrebbe l’appoggio di migliaia di alpinisti e amanti della montagna, ma Pinter non poteva non aver presente quali appetititi si vanno preparando nell’assalto alla montagna. L’unico modo per impedirli era costruire attorno a questa entità territoriale un progetto di sviluppo credibile, che costruisse sinergie e permettesse ricadute economiche equamente distribuite fra i diversi soggetti interessati, un Patto per la Marmolada. Non gli è stato permesso di dare vita ad un simile progetto e, come si è visto, sulla carta è rimasta presente un’unica attenzione, quella rivolta allo sci.

Tutti assieme abbiamo perso una grande scommessa: ha perso in primo luogo l’associazione ambientalista che ha provato a scommettere sulla proposta, che si è messa in gioco ed è stata criticata anche in modo opportunistico dal potere politico, come pure da Reinhold Messner; ma nel lungo periodo avranno perso anzitutto gli imprenditori di Fedaia e di Alba di Canazei, avranno perso gli amministratori comunali del paese fassano che hanno impedito ogni confronto costruttivo, avranno perso i veneti.

Ogni progetto avviato in Marmolada avrebbe portato la ricaduta dei benefici economici sul versante bellunese, verso Rocca Pietore. Le società impiantistiche, la SITC in primo luogo, si sono dimostrate degli stopper fantastici, anche perché hanno potuto lavorare accanto ad amministrazioni che volutamente o con preoccupante ingenuità non hanno saputo cogliere una occasione che nel futuro difficilmente potrà riproporsi.