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QT n. 5, 4 marzo 2000 Servizi

La sofferenza psichica si cura anche così

L’associazione “La panchina”, la sua attività, i suoi progetti.

Turri Romano

In un bellissimo pomeriggio primaverile dello scorso anno, una quindicina di persone coinvolte in vario modo nel campo della salute mentale (utenti del Servizio, familiari, volontari, operatori del privato sociale, educatori, infermieri, medici) si sono riunite in una sala del Centro salute mentale di Trento per dare vita ad una nuova organizzazione avente lo scopo di aiutare coloro che soffrono di disagio psicosociale. Il nome che quel gruppo si è dato ci ricorda un’espressione usata nel mondo dello sport: "Su dalla panchina, gioca anche tu!". La "panchina", infatti, è quel luogo posto ai bordi del campo di gioco dove le riserve attendono di poter entrare in partita. Con l’intenzione di sfruttare le infinite risorse, talvolta anche nascoste, che ognuno di noi porta dentro di sé; la forza che un gruppo può esprimere; il piacere di fare le cose insieme, quel nome vuole ricordare a coloro che oggi fanno già parte del gruppo ed a coloro che in futuro vorranno aggregarsi che non dobbiamo essere spettatori in panchina, ma protagonisti in campo.

Dicevamo che quel gruppo è sorto con la volontà di fare qualcosa per coloro che soffrono di disagio psicosociale. Ma come? Ogni persona, ad un certo punto della vita, può essere affetta da una malattia. Normalmente, la persona che si trova in queste condizioni, va dal medico il quale, dopo accurati esami clinico diagnostici, le prescrive la giusta terapia e, se necessario, un periodo di ricovero ospedaliero od un intervento chirurgico. Se si escludono le malattie inguaribili o terminali, dopo questo trattamento la persona "guarita" ritorna alla sua normalità, al suo lavoro, alla routine di tutti i giorni. Purtroppo non è così per chi soffre di una malattia mentale. L’attuale psicofarmacopea non è ancora dotata di un farmaco tale da debellare completamente il male, anche se è in possesso di ottime terapie che però si dimostrano soltanto un valido aiuto per star meglio.

Dopo questo trattamento esistono tanti altri tipi di cura come, ad esempio, la riabilitazione psicoterapeutica ed il reinserimento nel mondo del lavoro e del sociale. Ma un altro tipo di "cura" che si dimostra sempre più efficace è l’auto mutuo aiuto Una cura che investe anche i familiari di chi sta male, gli amici, il medico di famiglia, il volontariato.

L’auto mutuo aiuto non è stato "inventato" in Italia, ma è stato "importato" dai paesi anglosassoni che lo hanno praticato, si può dire, da sempre ed in tutti i campi e che si è sempre rivelato molto efficace nella soluzione di tantissimi e variegati problemi.

Normalmente un gruppo di auto mutuo aiuto è formato da un numero limitato di persone (massimo una decina o poco più) aventi la stessa problematica che si riuniscono periodicamente e, parlando delle proprie esperienze sia positive che negative e soprattutto portando le proprie risorse, cercano un aiuto vicendevole per risolvere i loro problemi. Qui a Trento, realtà di auto mutuo aiuto ne esistono già molte e per diverse problematiche quali, ad esempio, la depressione, l’alcolismo, l’emodialisi, le separazioni e i divorzi. Dare vita ad un ulteriore gruppo di auto aiuto per malati mentali sulla falsariga di quelli già esistenti poteva risultare ripetitivo. Tutto questo è sempre stato presente in quel manipolo di persone che costituirono il gruppo "Su dalla panchina, gioca anche tu!" e per questo motivo la loro intenzione era quella di creare qualcosa di più consistente. Qualcosa che coinvolgesse le esperienze e le risorse di molte persone operanti in diversi campi quali i medici, gli operatori, i volontari, oltre naturalmente di diretti interessati: pazienti, familiari, amici.

Se questo obiettivo è sempre stato presente nel gruppo, la giusta strada da dove partire era ancora poco chiara. Iniziarono così a dar vita a piccole iniziative come le gite, le cene allestite in proprio, serate passate in pizzeria, proiezione di diapositive, ballo e tanti altri momenti comunitari nei quali la persona sofferente, socializzando con gli altri, inizia a ritrovare se stessa, ad avere fiducia nella propria vita e nel prossimo, ad uscire dalla solitudine.

Dopo alcuni mesi, però, ecco il grande salto di qualità: i primi passi sulla strada giusta per giungere all’obiettivo prefisso. Seguendo le orme della comunità "I cavalieri di S. Giacomo" sorta a Verona nel ’95 e magistralmente diretta dal dott. Vanzini, il gruppo "Su dalla panchina, gioca anche tu!", ormai notevolmente cresciuto di numero, ha chiesto al Comune di Trento un fabbricato in comodato d’uso che dovrebbe diventare la loro sede, il luogo per tutte le attività, un punto di riferimento per tutti coloro che hanno bisogno di residenzialità a breve termine ed un tratto d’unione tra disagio psichico e comunità.

Un malato mentale, proprio per la sua fragilità psichica, può trovarsi all’improvviso senza una casa e senza un lavoro, basi fondamentali per una pari dignità umana. Qui entra in azione l’operato del gruppo. Con la speranza che il Comune accolga benevolmente la richiesta fatta, la persona disagiata viene accolta nella loro sede dove può vivere il tempo necessario per uscire dalla sua situazione. Nel frattempo "viene aiutato" a cercarsi una residenza ed un lavoro adatto alle sue possibilità per pagarsi l’affitto e per poter vivere. È doverosa la virgolettatura del verbo "viene aiutato". Infatti non saranno i soci a cercare residenza e lavoro per il disagiato, ma essi cercheranno di aiutarlo ed indirizzarlo affinché possa da solo uscire dalla propria situazione. Questo per donargli la necessaria autostima per diventare una persona con una pari dignità umana

Con la richiesta fatta al Comune di Trento, quelle persone hanno voltato pagina. Una pagina costellata da numerosi successi che ha trasformato il gruppo "Su dalla panchina, gioca anche tu!" in "La panchina" – Associazione ONLUS di auto mutuo aiuto, che conta già oltre cento tesserati.

In attesa e con la speranza che la richiesta del fabbricato venga esaudita, sono continuate le solite iniziative di sempre, i soliti momenti da trascorrere insieme che si rivelano un ottimo veicolo contro la sofferenza del disagiato. Ultima solo in ordine di tempo, ma alla quale ne seguiranno tante altre, è stata quella denominata "Spaghetti, castagne e rock ‘n roll" che si è svolta nei locali dell’ARCI Nilo di via Vannetti. Una serata che prevedeva una spaghettata, una castagnata e tanti balli. Organizzata con il preciso scopo di autofinanziamento, l’affluenza a quella festa è stata notevole ed il divertimento e l’allegria non sono mancati.

L'obiettivo finale che i soci si sono prefisso non è dei più facili da raggiungere. Certo, il Comune potrebbe fornire la struttura muraria in comodato d’uso, e questo è già molto. Dopo, però, i soci dovranno affrontare le spese per l’arredamento delle camerette, della sala pranzo, della cucina, oltre all’arredo delle altre stanze utili per lo svolgimento delle varie attività e le spese di gestione.

Come si può facilmente capire, la strada è lunga e tortuosa, ma non manca la fiducia in tutti coloro che vorranno dare un aiuto sia materiale che morale, in tutti coloro che vorranno iscriversi all’Associazione "La Panchina", affinché tutti insieme, con una moltitudine di risorse umane si possa raggiungere il benessere per tante persone che soffrono di disagio psicosociale.