Relazioni a rischio
Caso Haider: Grenoble era gemellata con Innsbruck; ora non lo è più.
Ve l’avevamo detto: il governo Schuessel-Haider sarebbe stato un disastro, a livello europeo. Ma i popolari han fatto orecchie da mercante. Per far arrivare alla premiership il "piccolo principe" Schuessel e cacciare all’opposizione gli ex-alleati socialdemocratici, tutti i mezzi andavano bene.
Il 24 febbraio, ha dovuto discuterne anche il Consiglio comunale di Innsbruck, perché il 14 febbraio il Consiglio comunale di Grenoble, città gemellata, ha deliberato all’unanimità di sospendere il gemellaggio istituito nel 1963 fra le due città olimpiche alpine.
Grenoble, città medaglia d’oro della Resistenza, non vuol più avere a che fare - a livello istituzionale - con chi non si dissocia da questo governo vergognoso. "L’arrivo al potere di un partito razzista, xenofobo, anti-europeo, dell’estrema destra", per i colleghi di Grenoble, è un pericolo per la democrazia, la convivenza pacifica, e perfino per l’integrazione europea. Non lo dice solo la maggioranza di sinistra: questa delibera rabbiosa l’hanno votato anche i 13 consiglieri dell’opposizione di destra.
E’ pur vero, potevano essere un po’ più diplomatici, i colleghi di Grenoble. Il 4 febbraio, in una riunione dei capigruppo, hanno discusso dell’appena avvenuta formazione del governo austriaco e già si parlava di sanzioni. Lo stesso giorno, il sindaco Michel Destot (PS) ha scritto al suo omologo di Innsbruck per chiedere chiarimenti sull’orientamento della città-gemella, guardandosi bene dal dire una sola parola su una possibile sospensione del gemellaggio. Alla lettera, mandata per posta raccomandata (non hanno un fax in quel municipio?) e giunta solo il 10 febbraio, il sindaco van Staa ha risposto il 15 - c’era di mezzo il fine-settimana. Una pagina e mezza di "io credo..., io ho sempre detto..., io voglio..." (continuare la coalizione, in città, coi socialdemocratici). Ma il collega francese non ha chiesto chiarimenti sul punto di vista della città, del Consiglio?
Beh, "l’état c’est moi": è questo lo stile di van Staa.
In ogni caso, questa risposta arrivò a Grenoble 3 giorni dopo la seduta del Consiglio; cosicché, "in mancanza di una risposta soddisfacente", il Consiglio della città francese decise di mandare all’aria il gemellaggio. Con un ragionamento che ha mandato su tutte le furie i popolari nostrani: la lettera si chiudeva infatti con l’auspicio di un "ritorno alla democrazia".
Fino ad un certo punto, la collera dei popolari non è inspiegabile. Questa retorica da anni ’50 ci sembra inadeguata alle necessità attuali. Haider come "cancelliere-ombra" sarà uno schifo, ma mica l’Austria è divenuta una dittatura. Il popolari saranno dei cretini quando pensano di civilizzare Haider governando insieme a lui, ma sono e restano comunque una forza democratica.
Malauguratamente anche la mozione del Consiglio di Grenoble fu spedita a Innsbruck per posta. Il sindaco, dunque, non ne era a conoscenza quando socialdemocratici e verdi, allarmati dagli amici francesi, già erano al lavoro per evitare il peggio. Insomma, sin dal 15 febbraio la notizia era su Internet, ad esempio come "notizia del giorno" dell’Associated Press.
Sfruttando queste reazioni retoriche e i ritardi postali, il nostro van Staa ha così ideato una sua personale dietrologia. La decisione di Grenoble non era che un grande complotto ideato dalla segreteria socialdemocratica di Innsbruck, così come la presa di posizione dell’Unione Europea non era che un’imbroglio dell’Internazionale socialista). Già: 60 consiglieri di Grenoble sono stati manipolati dal grande pupazzaro, cioè dalla vice-segretaria cittadina Wurm, che nessuno conosce nemmeno a Innsbruck!
In fin dei conti, se i consiglieri francesi non possono ingoiare la (resistibile) ascesa al potere di Haider, hanno il diritto di esternare la loro protesta, in qualunque forma gli sembri adeguata. Non tocca a noi censurarli. Quanto ai verdi e alla sinistra socialdemocratica, prepararono una mozione-risposta per il Consiglio del 24 (la prima stesura, sia detto senza falso modestia, era del sottoscritto). Tanto per non lasciare scappatoie ai consiglieri della maggioranza popolare, la mozione si limitava a dichiarare "comprensione per l’angoscia" francese di fronte all’inclusione del partito di Haider nell’area governativa, senza criticare esplicitamente Schuessel; e sappiamo bene che molti colleghi popolari, senza dirlo apertamente, condividono quest’angoscia.
La mozione poi ribadiva il più deciso appoggio ai valori europei (democrazia, diritti umani, no alla discriminazione, al razzismo, alla xenofobia), e il rifiuto di atti e parole razzisti ed anti-democratici.
Dopo estenuanti trattative, una versione "mitigata" di questa mozione pareva trovasse il consenso di tutti (esclusi, naturalmente, i Freiheitlichen). Il miracolo, però, non poteva durare. Verso mezzanotte, van Staa e i popolari avevano cambiato idea. Sicché con i loro voti, più quelli del partito di Haider, la mozione veniva respinta.
A volte, ci si vergogna di essere austriaci. Per fortuna, sono anche cittadino dell’Unione Europea, per quanto abbia votato contro nel referendum del ’94. Non è mai troppo tardi per rimediare agli errori. Oggi, quando vado in municipio, porto sempre, come fiore all’occhiello, la bandiera blu dell’UE con le stellette. Tanto per fregare i popolari.