Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Il vero pericolo Haider

Giorgio Jellici

Cosa di preciso abbia voluto dire Luigi Serravalli nell’articolo "Haider a Trieste" su QT del 30 settembre, non ho ben capito. Ma anche se era tanto per dir qualcosa a proposito di Haider – tema sempre d’interesse… almeno finché la prossima scrofa non attraverserà la piazza - non capisco perché abbia usato giudizi campati in aria, reduci di un certo nazionalismo italico poco utile a far luce sulle cose. Esempi: conoscendo anche solo per sentito dire la politica interna ed estera della Repubblica Federale Tedesca dell’ultimo mezzo secolo, come si può sostenere che "le due formidabili batoste nella prima e nella seconda guerra mondiale scottano sempre e si vorrebbe (la Rep. Fed. Tedesca) una rivincita"?

Ancora più singolare mi pare la asserzione che Haider "promuovendo una politica che porterebbe al risparmio forzato (nota bene: lui austriaco, in Germania) potrebbe trovare l’appoggio dell’industria pesante" tedesca. Di quale? Di quella praticamente scomparsa come è scomparsa l’industria del baco da seta in Italia? Tale risultato, sempre secondo l’articolo succitato, Haider lo potrebbe ottenere cavalcando il mito bismarckiano "del Deutschland über alles" (questo slogan è d’obbligo in certe analisi) e così guiderebbe - lui austriaco - la Germania nel 2000 chissà dove, come Hitler fece… anni addietro.

No comment. Penso sia impossibile trovare oggi a Washington o a Londra, a Parigi o anche a Mosca (su Roma non mi pronuncio: lì tutto è possibile) un solo esperto di politica disposto a dar retta a simili fobie; il mondo sa che la Repubblica Federale Tedesca, nata nel ’45, è divenuta una delle democrazie che meglio funzionano, dove il cambio dei gruppi cristiano-sociali e socialdemocratici al governo ha luogo in tempi e modi da far invidia a Sir Karl Popper e dove in nessun governo, né dei Länder, né federale, è presente un solo rappresentante dell’estrema destra. Magari funzionasse così la democrazia in Italia!

Ma evidentemente molta gente, proprio di fronte all’evidenza, invece di abbandonare i propri pregiudizi, li rafforza e li gonfia fino all’assurdo.

Mi chiedo quindi - e vorrei chiederlo anche al signor Serravalli - che bisogno ci sia di inventare e di credere in certe panzane, se vogliamo opporci ad Haider.

Non ci sono spunti sufficienti nelle sue parole e nelle sue azioni? Che bisogno c’è, se vogliamo dissuaderlo dal presentarsi a Trento o dal tornare a Trieste, di andare a tirar fuori la scenetta dei "bersaglieri che sbarcarono in piazza Unità a Trieste nel 1918"? Sarà anche fotogenica per alcuni, ma dobbiamo ribattere al nazionalismo austriaco con la retorica di quello italiano? Se non ci viene in mente nulla di più valido e di più serio, non sarebbe meglio star zitti, per non ridurre l’opposizione ad Haider ad una buffonata?

Questo mi pare un pericolo, forse il solo vero pericolo, che ci viene da Haider.