Tagli all’ecologia? Allarme rientrato
Un decreto aveva messo in forse i risparmi fiscali per chi ristruttura la casa secondo criteri di risparmio energetico. Poi...
È stata accantonata la balzana idea di ridurre drasticamente i benefici fiscali per i lavori edilizi destinati al risparmio energetico. Il Senato, dopo la Camera dei deputati, ha modificato radicalmente il decreto legge con cui il governo, col pretesto della crisi, aveva dato un taglio quasi mortale agli incentivi. L’inversione ad U, più che per l’azione dell’opposizione che si è sentita pochino, è avvenuta per la dura reazione della stampa specializzata e delle categorie economiche interessate (artigiani). Infatti, anche il solitamente paludato Sole 24 Ore aveva denunciato il fatto. Oltre 800 lettori avevano commentato malamente le modifiche al bonus fiscale del 55% sul risparmio energetico e perfino il TGR di Bolzano aveva raccolto la stizzita reazione di un sudtirolese che, fidandosi dei soliti "Talianei", aveva ristrutturato con regole ecologiche il maso. Inoltre, commercialisti, imprenditori e cittadini avevano utilizzato il sito del giornale economico per esprimere il proprio disagio sulla nuova normativa. Fino all’annunciato cambio di rotta del ministro Tremonti, che ha dapprima fatto una retromarcia parziale poi, con la legge approvata definitivamente in questi giorni, ha alzato bandiera bianca. In sostanza, salvo spiacevoli sorprese di futuri decreti, l’unica novità rispetto al recente passato consiste in un certo irrigidimento del sistema degli sgravi fiscali: 5 anni per scaricare le spese anziché, come prima, la scelta di farlo in 3 o 10.
Ricostruiamo i fatti. Col decreto legge 185/2008 (quindi, subito efficace) gli interventi sul risparmio energetico erano stati fortemente limitati rendendo più difficile usufruire della detrazione fiscale del 55%. Per godere dell’agevolazione si sarebbe dovuto inviare un’istanza all’Agenzia delle Entrate che sarebbe stata accolta solo in presenza di sufficienti fondi in bilancio. Prima del decreto, invece, i soli limiti previsti consistevano in un tetto massimo di spesa ammissibile e in un elenco di interventi tecnici ammessi al bonus; insomma, bastava che le spese fossero destinate al risparmio energetico e supportate dalla relativa documentazione.
Con la norma contestata, per pannelli solari, impianti di riscaldamento, pareti e cappotti isolanti, pavimenti e coperture, finestre e riqualificazione energetica degli edifici, gli stanziamenti statali erano stati fissati in 82,7 milioni di euro per le detrazioni del 2008, 185,9 per il 2009 e 314,8 per il 2010. Una miseria, considerando che solo nel 2008 sono stati eseguiti interventi per 3,3 miliardi di euro, con un bonus atteso di 1,8 miliardi, e che nel 2007, primo anno della detrazione del 55%, i milioni di detrazione sono stati 825. Col decreto, invece, per il biennio 2009/2010, si erano messi a disposizione poco più di 500 milioni, con una riduzione di risorse, rispetto al biennio precedente, di oltre 2 miliardi di sconti fiscali.
Il provvedimento aveva creato un vero e proprio panico tra chi aveva pianificato i lavori e all’Enea (l’ente delegato a valutare la documentazione dal punto di vista tecnico) erano pervenute una valanga di comunicazioni nella speranza di non cadere sotto il maglio del nuovo provvedimento. Contro il decreto legge si erano mosse le associazioni dei consumatori, ma anche dalla CNA (artigiani) si erano levate proteste, perché la norma avrebbe messo a rischio un settore che ha registrato negli ultimi due anni investimenti pari a 3,3 miliardi di euro, con oltre 230.000 domande per ristrutturazioni di edifici con attenzione al risparmio energetico. Si calcola che per le famiglie che abbiano affrontato i lavori di adeguamento degli edifici secondo standard previsti dell’Europa ci sia stato un risparmio di energia pari a 500.000 MWh e la mancata immissione nell’aria di oltre 2000 tonnellate di anidride carbonica. E ancora, secondo la CNA, il governo potrebbe incassare nei prossimi due anni – grazie alla normativa ora ripristinata - un gettito fiscale di circa 2,1 miliardi a fronte di un esborso di 1,9 miliardi. "In Italia - notavano gli artigiani - si sta sviluppando un sistema di aziende specializzate che ora conta 5.000 piccole imprese e oltre 200.000 occupati, tutti potenzialmente a rischio se saltano gli sgravi". Sul sito del Sole 24 Ore sono state diverse le testimonianze di privati e imprenditori che hanno raccontato di grossi investimenti fatti e del timore di non ottenere alcun rimborso. O di persone che in seguito al taglio hanno cambiato programma: "Senza la detrazione del 55% non credo che affronterò i 15.000 euro di spesa che avevo in mente per la mia casa" - spiega un privato.
La decisione di penalizzare il comparto delle energie rinnovabili, per molti strategico e in grado di rilanciare l’economia, era sembrato incomprensibile anche alla ministra dell’Ambiente, Prestigiacomo, che aveva manifestato la propria contrarietà. Alcuni degli intervenuti sul sito del Sole 24 Ore avevano sottolineato anche il rischio che il provvedimento tornasse ad alimentare il sommerso, che grazie anche agli incentivi fiscali era in parte emerso.