La farsa della pista di bob
La vicenda della pista olimpica di bob, skeleton e slittino a Cortina consolida un percorso istituzionale che assume i contorni della farsa. Una storia emblematica che spiega bene il nostro paese e riassume il fallimento delle olimpiadi prossime, nonostante Malagò insista nel dire che “Saranno un evento eccezionale, si sta recuperando, si vede la luce”.
Quando ormai, su precisa indicazione del CIO, sembrava che sulla pista italiana fosse calato il sipario (“Le gare delle prossime olimpiadi invernali si svolgeranno solo su impianti esistenti e già funzionanti altrimenti si andrà all’estero, ci sono già abbastanza piste per soddisfare un così modesto numero di praticanti”), la Lega ha mosso le sue pedine. Una stretta alleanza fra Salvini, Luca Zaia e Malagò ha riportato la struttura alla ribalta. La pista si farà, in Italia.
Ovviamente si tratterà di un progetto alleggerito, light come lo si è definito. Teniamo sempre presente che questa pista servirà 59 atleti italiani oggi attivi nelle tre specialità, con una spesa totale superiore ai due milioni per atleta iscritto alle tre diverse federazioni sportive.
Il concorso internazionale dell’appalto dei lavori è stato pubblicato il 29 dicembre 2023, ricco di 2080 documenti di cui 1700 progetti tecnici, uscito durante le festività natalizie con le imprese chiuse per festività: la scadenza offriva tempi di studio brevi, era stabilita alle ore 12.00 del 18 gennaio 2024. Non potevano essere costruite condizioni migliori agli appaltatori per assicurarsi di aver evitato la partecipazione di aziende scomode.
È possibile abbia vinto l’azienda più preparata, la Pizzarotti S.p.a,, ma malignamente si potrebbe anche intendere quella che il progetto lo ha potuto seguire più attentamente, passo dopo passo, calcolo dopo calcolo.
Così nella trattativa diretta, dopo le due aste già fallite per mancanza di offerte nell’estate e autunno 2023, ha vinto un’azienda italiana, come si addice ai tempi del sovranismo spinto. La ditta si accontenta di 81,6 milioni di euro del prezzo a base d’asta. I lavori, iniziati oltre la metà di febbraio, saranno conclusi entro 630 giorni - si afferma nei comunicati stampa della Regione Veneto e di Simico S.p.a. È vero, mancano 630 giorni all'evento, ma il CIO pretende che la pista sia pronta un anno prima, per il 15 marzo 2025, perché devono essere fatti i collaudi e non possono essere fatti a primavera inoltrata. Se qualcosa non funziona ci devono essere i tempi utili per le sistemazioni. Quindi i giorni saranno in realtà 390, comprese le festività e i periodi problematici come le stagioni turistiche. Rimane poi aperto un capitolo significativo, quello degli extracosti destinati alle opere che hanno alleggerito il progetto. Logistica, illuminazioni varie, impianto di refrigerazione, impianto di cronometraggio, impianto fotovoltaico, ben sei tribune e loro copertura in legno o con vegetazione come mascheratura paesaggistica, mentre i parcheggi saranno lasciati in terra e ghiaia privi di arredi e inserimento paesaggistico. Infine spariscono anche gli spazi ricreativi, e non si tratta proprio di sottigliezze.
Grazie ai media poco curiosi si oscurano ai cittadini informazioni importanti.
I costi di gestione ricadranno
su Trento e Bolzano?
Grazie a una interrogazione dell’8 febbraio 2024 della senatrice veneta Aurora Floridia del gruppo Europa Verde e Sinistra, nella risposta il ministro Giorgietti ha confermato quanto gli ambientalisti da tempo sostenevano. La pista è già costata a Comune, Regione Veneto e Stato italiano 9 milioni di euro. Si tratta di spese sostenute per consulenze, progettazioni varie e correzioni, appalti, demolizione della vecchia pista. Al tutto manca il capitolo degli extracosti, al quale abbiamo accennato. E qui sorge subito un dubbio: la procedura dell’appalto è stata corretta? La legge non permette lo spezzettamento degli appalti su un progetto. Se si considerano gli extracosti il denaro pubblico sborsato potrebbe arrivare in prossimità dei 130 milioni di euro. Ci si troverà in presenza di un enorme buco nero contabile?
I vichinghi in soccorso dei lavori
Nulla si sa della gestione futura dell’impianto. Ci si affiderà, come successo a Cesana 2006, ad una società ritenuta specializzata, tanto da portare al fallimento la struttura? Oppure ci si rifarà all’imbarazzante accordo concluso e sottoscritto a marzo 2019 da Luca Zaia, Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, che prevede un esborso per 15 anni prelevato dai fondi di confine delle due Province autonome? Allora si parlava di 400 mila euro, oggi, è certo, i costi di gestione della pista saranno superiori a 1,4 milioni (Cesana, prima del fallimento, costava 1,2 milioni di euro l’anno). Pagheranno le Province autonome quindi, ne sono coscienti i cittadini trentini e sudtirolesi?
Diceva il lungimirante Luca Zaia che grazie alla pista si offrirà lavoro agli italiani, ai veneti in particolare. A conferma della sua lungimiranza, a Cortina arriveranno invece 90 lavoratori norvegesi, abituati a lavorare in tutte le condizioni climatiche e anche di notte. Già da subito queste Olimpiadi non parleranno solo italiano: parte dei soldi pubblici saranno intascati da imprese straniere.Riuscirà l’abitato di Cortina nel cuore delle stagioni turistiche estive e invernali, a ferragosto come a Natale, a sostenere le centinaia di transiti giornalieri e notturni dei pesanti mezzi di cantiere? Teniamo presente che nelle serate invernali per attraversare Cortina si impiegava oltre un’ora: un percorso che a piedi si faceva in 15 minuti. E i cantieri saranno multipli, tutti concentrati nel budello del torrente Boite: pista di bob, adeguamento dello stadio del ghiaccio, la piscina abbandonata da anni, la circonvallazione, il cantiere commerciale che occuperà i parcheggi all’ex autostazione, il villaggio olimpico e relativa urbanizzazione del suolo a Socol. Quindi traffico, polveri, inquinamento e il problema numero uno, mai risolto nei documenti: milioni di metri cubi di scavi di terreni e cementi dove saranno depositati, visti gli spazi ristretti a disposizione? Dove finiranno? Rimarranno come provvisori o, visto lo storico caos paesaggistico di Cortina, si consolideranno come monumenti dell’inefficienza e della superficialità?
Le indagini della magistratura.
Ci sono altri aspetti che non sono stati tenuti presenti. L’area che ospita la pista e sulla quale si dovrà lavorare è possibile sia interessata dalla presenza di bombe della prima guerra mondiale. I bombardamenti sulla località sono ben documentati. Nel 2019 ordigni inesplosi avevano già causato incendi boschivi. Le leggi prevedono nel caso un’azione seria di bonifica, gestita dal Genio militare del Cadore. La bonifica, superficiale, è stata affidata alla Pizzarotti. È regolare questo? Una pratica sbrigata in due giorni quando il genio militare indicava un periodo di due mesi.
Italia Nostra e Mountain Wilderness hanno portato questo e altri temi all’attenzione della magistratura. Infatti è in corso una prima inchiesta che potrebbe portare al sequestro dell’area intera causa il mancato rispetto, nella demolizione della pista, della normativa di tutela in quanto dichiarata, in alcune sue parti, manufatto di interesse culturale e storico ai sensi del Codice dei Beni culturali. Si è appena aggiunto un nuovo ricorso, riguardante il taglio degli alberi e la discutibile procedura che è stata seguita. Altre situazioni di incertezza stanno maturando sulla correttezza amministrativa adottata nelle procedure d’appalto e assegnazione dei successivi lavori.
Cosa prevede la nuova pista?
Si prevede l'occupazione di oltre 5 ettari di suolo oggi naturale, l'abbattimento di 500 larici secolari per un totale di oltre 2 mila metri cubi di legname pregiato, la costruzione di un serpentone di cemento lungo 1.600 metri, circa 18.000 mc. di edifici, il prelievo dall’acquedotto comunale di21.890.000litri d’acqua all’anno, un consumo energetico previsto in 2 milioni di KWh all’anno.
Senza parlare dei danni irreversibili alla ricca biodiversità che caratterizza l’area, in particolare il disturbo alla fauna selvatica che da sempre vive e vi transita. È possibile si sia prossimi a assistere all’umiliazione degli uomini del fare, partendo da Luca Zaia per arrivare a Matteo Salvini. Per chiudere. Non lo abbiamo ancora detto: da Pechino è arrivata un’offerta di 23 milioni di euro per disputare le gare di scivolamento sul loro impianto: già efficiente, ha ospitato le ultime olimpiadi invernali. Le piste a Saint Moritz e Innsbruck sono disponibili. Ma di questo non si deve proprio parlare. Al governo ci stanno uomini e donne del fare, nel nome della grande Italia.