La “zona grigia” e i Commissari del Governo
Una lettera, finora senza risposta, al Commissario del Governo Filippo Santarelli.
Nella pièce teatrale "PERFIDO, PER sFIdarli DObbiamo impegnarci" rappresentata all’Auditorium, a un certo punto viene messa in scena, attraverso effetti scenografici e testi ironici, la “zona grigia”, l’area della società distinta eppur contigua alle organizzazioni criminali. Sono colletti bianchi, apparentemente irreprensibili, talora addirittura tronfi del loro ruolo, eppure... Nell’indagine Perfido erano state individuate tutta una serie di personalità, dal vice-questore al presidente del Tribunale, che si intrattenevano con i nostrani ambienti ‘ndranghetisti in cene a base di capra calabrese. Tra di esse Pasquale Gioffrè, Prefetto di Trento (o Commissario del Governo, così viene chiamato in una regione autonoma), che addirittura, secondo le intercettazioni, doveva partecipare a una cena in onore di Antonino Paviglianiti, ‘ndranghetista condannato in via definitiva e che, prima di consegnarsi in carcere, faceva un giro nelle locali d’Italia a ricevere omaggi e sostegno economico. Il Prefetto, avvertito all’ultimo momento da uno strano personaggio detto Mangusta, “di stare attento che c'è la 'ndrangheta”, pensava bene di evitare l’incontro, cui era stato invitato dal “caro amico” Giulio Carini, faccendiere accusato di associazione mafiosa. Continua però a coltivare i rapporti con Carini, che così, in altra intercettazione, ne riassume la filosofia: “Te l'ho detto cosa mi ha detto il Prefetto... il Prefetto mi ha detto di non fidarmi dei vari Colonnelli, Questori e cose, perché ha detto sono sbirri, mi ha detto di stare attento”. Insomma, siamo di fronte a un autentico servitore dello Stato.
Orbene, noi non diciamo che tutti i prefetti siano della stessa pasta di Gioffrè, ossia che appartengano alla zona grigia. Però recenti provvedimenti - o meglio, non-provvedimenti, ingiustificate inerzie – dell’attuale prefetto, dott. Filippo Santarelli, ci hanno messo molto in allarme. Non ci tranquillizza, di per sè, la recente istituzione di un Osservatorio permanente sulla Criminalità, sponsorizzato dal Prefetto: senza alcun potere d’inchiesta o ispettivo probabilmente sarà la classica Antimafia delle autorità, una passerella dove ci si parla tanto addosso e solo in termini genericissimi. Servono invece documenti, nomi, fatti, come si potrebbero avere da un’indagine sugli atti del Comune investito dal fenomeno mafioso. Cosa a cui sollecitiamo il dott. Santarelli.
Per vederci chiaro infatti, gli abbiamo inviato una lettera aperta, che abbiamo pubblicamente letto nella serata con don Ciotti, e che qui di seguito riportiamo. Mentre andiamo in stampa il dott. Santarelli non ha ancora risposto. Gli diamo tempo. E assicuriamo i lettori che comunque seguiremo la vicenda con la massima attenzione.
Dott. Santarelli,
lei era partecipe del convegno “Difese delle amministrazioni comunali e della società civile contro le infiltrazioni mafiose” tenutosi ieri, 25 settembre, nella sala Depero della Provincia.
Non le sarà certamente sfuggito l’intervento del dott. Raffaele Cannizzaro, prefetto oggi a riposo e comunque una delle figure di riferimento sul tema infiltrazioni/amministrazioni, anche a seguito della sua esperienza come Commissario straordinario del comune di Castellammare di Stabia. Orbene, il dott. Cannizzaro spiegava l’importanza dell’istituto dello scioglimento di un Comune per infiltrazione mafiosa, e chiariva come, propedeutico allo scioglimento, ci fosse un altro strumento, la Commissione d’accesso, o d’indagine amministrativa. E spiegava come spettasse al Prefetto nominare questa Commissione, quando in un Comune c’è il sospetto di infiltrazione mafiosa.
Ora, nel Comune di Lona-Lases c’è molto più di un sospetto. Ci sono state indagini della magistratura, rinvii a giudizio, e ora anche condanne. E precisamente sono stati condannati per appartenenza ad associazione di tipo mafioso Giuseppe Battaglia, che è stato assessore a Lona Lases, e Pietro Battaglia, consigliere comunale. Pietro Battaglia è stato anche condannato per voto di scambio politico-mafioso nel corso dell’elezione a sindaco di Roberto Dalmonego.
O ra, non crede che qui siamo molto, ma molto oltre il sospetto di un’infiltrazione mafiosa? Come mai non ha attivato la Commissione d’accesso? Anzi, come mai, avendo ricevute ripetute sollecitazioni in merito dal Coordinamento Lavoro Porfido, come pure dai consiglieri provinciali Filippo Degasperi e Alex Marini, ha ulteriormente rimandato la decisione, aspettando le motivazioni della sentenza?
Noi non vogliamo pensare che, lette le motivazioni, si riservi di aspettare il responso del giudizio di Appello. E poi magari, quello della Cassazione. Però le chiediamo: si rende conto del danno inflitto, già ora, alla credibilità delle istituzioni da questa sua perdurante passività? E altresì del danno a un paese che - praticamente in default dopo i fallimenti programmati di aziende operati dai condannati - si ritrova sbandato, senza una vera amministrazione, non più in grado di eleggere un consiglio comunale e un sindaco?
Trento, 26 settembre 2023