Persone, non vecchi: nella RSA di Pinzolo al centro la libertà
Meno contenzione fisica e farmaceutica, possibilità di scelta per gli ospiti, Oss responsabilizzati, e cucina fatta in casa
Entriamo nella struttura di cui peraltro scorgiamo molto già da fuori. Perché abbonda di vetrate. Dentro, ci accorgiamo dei quadri che pendono dalle pareti e si distinguono per l’uso del colore. Ci aspettiamo due cose entrando in questa RSA per antica abitudine: un odore di umanità non gradevole e anziani su carrozzelle, in silenzio e con visi tristi. Non sarà così. Ci riceve la direttrice della RSA “Abelardo Collini” di Pinzolo, Valeria Giovannini. Con noi c’è Giordana Gabrielli del Comitato dei familiari RSA Unite del Trentino.
Ci offre un caffè la direttrice. Va alla macchina e lo prepara. Buono come al bar. Gli spazi sono ampi, luminosi. Molti anziani nel salone e non vedi molta tristezza. In quest’area c’è il bar, un luogo per la ginnastica, per giocare, magari alla tombola. O assistere a delle esibizioni: stamani sono stati qui dei ballerini. Nel nostro giro notiamo piante da vaso e un piccolo acquario. C’è molto legno a vista. Poi vetrate e colori: dal rosa all’ocra, al marrone vivace. Un’idea di vita e non di declino della vita. Una sola, stupida osservazione ci viene alla mente: mancano bambini che darebbero quel gridio di vita all’ambiente. Ma sono pochi in assoluto in questa nostra società.
Scriveva Umberto Galimberti su Repubblica: “Non si invecchia solo per degenerazione biologica, ma anche per l’idea che la nostra cultura si è fatta della vecchiaia, come di un tempo inutile che ha nella morte il suo fine, in attesa della quale, grazie alla medicina e ai servizi sociali, sopravvive tutta quella schiera di mummie animate, paradossi sospesi in una zona crepuscolare”. La direttrice Giovannini ci porta al piano superiore: un ampio soppalco dove il legno domina e le vetrate si aprono sui boschi d’abete. E sul cielo. Più in là, le stanze. In questo settore non sono diverse da quelle di un hotel a 3 o 4 stelle. Uno o due letti, il bagno, il legno, pavimento di un colore caldo. Nulla dell’ospedale o del dormitorio.
La riforma della RSA “Collini” la si deve all’ex direttore Silvano Stefani (in servizio fino al 2021) e alla sua coordinatrice Lorena Dalbon. Ma per quanto riguarda il nucleo demenze (soprattutto Alzheimer) e quello per gli ospiti non autosufficienti (Parkinson spesso), la filosofia e le innovazioni apportate si devono anche agli studi di Letizia Espanoli, 30 anni nell’area socio-sanitaria (ha sperimentato e scritto tanto, anche assieme ad Ennio Ripamonti, docente all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano). Una donna che a Pinzolo ha portato l’anziano padre per un periodo, con l’Alzheimer, e con lui la madre affinché apprendesse un modo umano di aiutarlo a vivere. Stefani e Dalbon avevano fatto il loro: investendo sulla formazione del personale, nell’ottica di una più umana gestione del dolore e anche del canale intestinale. Concedendo al personale, in gran parte femminile, il part time per favorirne il benessere psicologico e usufruendo dove possibile di attrezzature tecnologiche per evitare quello che con anglicismo inutile è definito burnout, esaurimento mentale e professionale che porta al disimpegno sul lavoro, tipico di ambienti sanitari o assistenziali in cui il carico psicologico è notevole.
Direttrice, la filosofia della vostra RSA? L’uomo al centro, non costi e tempi, personale responsabilizzato e azzeramento della contenzione per gli ospiti?
“Possiamo dirlo. Con l’esperienza dei miei predecessori ho potuto venire in contatto attraverso Sonia Bomè, l’attuale coordinatrice dei servizi, che come infermiera aveva collaborato con loro. Lei rappresenta la continuità di quella ricerca”.
Partite già al mattino garantendo libertà agli anziani.
“Lasciamo loro la possibilità di alzarsi in un orario dalle 7 alle 11.45. È un valore aggiunto di libertà e rispetto per l’anziano, una persona che ha lavorato una vita sottostando a regole e che ora ha diritto di fare a modo suo. Come a casa”.
La stanza degli ospiti qui da voi ha una particolarità.
“Chiunque deve bussare per entrarci. Come faccio quando entro nella stanza di mio figlio. Rispetto per le persone, per riconoscerne la dignità. Nelle RSA non è una cosa scontata”.
Per evitare la “cosificazione” dell’anziano voi permettete, a chi è in grado, di curare da solo la propria igiene.
“Ci sono luoghi dove all’anziano è messo il pannolone anche se è in grado o quasi di gestire le proprie evacuazioni. Qui le persone vengono accompagnate in bagno. Un altro modo per dare loro dignità”.
Ci sono delle residenze in cui l’ospite, in momenti di punta del lavoro, è invitato ad evacuare nel pannolone.
“Assolutamente. Il risveglio a volontà, l’indipendenza per il bagno… ci focalizziamo sulla dignità, non sulle esigenze della struttura. Qualcuno invece parla di sbrandare, fare le alzate, fare l’igiene”.
Le RSA da tempo, per necessità di bilancio, si sono avvicinate alla fabbrica fordista: medico, infermiera, Oss (queste ultime, motore di queste strutture) sono stati costretti al minutaggio. Tot minuti per ogni operazione. Caserme. A Pinzolo e in qualche altro luogo un dato di qualità è rappresentato dalla cucina. Non aderite al catering, il cibo si fa qui.
“Mi sembra di fare uno spot, ma devo dire che da noi si mangia molto bene. Lo confermano i residenti. Abbiamo anche un servizio di pasti a domicilio, anzi, abbiamo sfondato qualunque tetto numerico. Sono in contatto con la Comunità di valle perché ormai sono troppi i pasti che forniamo, a dimostrazione della qualità. Mi riportano casi di residenze in cui ogni giorno il frutto è la banana… Noi cerchiamo di offrire delle scelte. Due verdure ed anche una crema proteica studiata apposta e un composto naturale che ha proprietà lassative. Per diminuire le terapie”.
Negli ultimi decenni è aumentata la percentuale di anziani disabili, Alzheimer e Parkinson soprattutto. E così sono nati, voi tra i primi, i nuclei per i non autosufficienti. Il vostro sistema è molto attento alla contenzione. Sia fisica che farmacologica. Anche di fronte a casi di aggressività dell’ospite.
“È uno dei perni su cui si fonda la nostra filosofia. Si torna al discorso della libertà: anche ai più fragili deve essere restituito il rispetto. È più impegnativo avere una persona che si muove nella struttura: gli operatori devono starci più attenti. Ai familiari che accompagnano qui il loro caro, medico e coordinatrice fanno presente la nostra filosofia. La persona che cammina e non è 'contenuta' può cadere. Ma, abituata o riabituata a muoversi, generalmente si fa meno male in caso di caduta. Chi vive legato, le poche volte che si alza rischia di farsi male. Il personale è comunque più attento, in sintonia con la filosofia della maggiore libertà e dignità delle persone. Quando arriva un nuovo ospite si fa una specie di periodo di inserimento come in altre realtà”.
Dannosa, forse di più, è la contenzione farmacologica. C’era un tempo (e forse c’è ancora) che quando entravi in una RSA avvertivi che molti ospiti erano “assenti”.
“Stando qui io ho imparato: chi ha disturbi comportamentali a volte da noi trova meno motivi di irritazione: la sua 'spina irritativa' l'ha lasciata a nel suo ambiente. A casa qualcuno gli scatenava il malessere. Ricordo il caso di una persona descritta come di grande aggressività, che la sera in cui è arrivata già dava lezioni di flamenco alle operatrici. Si deve capire dove nasce il disturbo. Non rivolgersi subito alla contenzione farmacologica. In genere funziona”.
Si sente spesso: “Io sedo perché è manesco”.
“Noi cerchiamo di capire perché, per poi agire in quel contesto. Un lavoro di attenzione alla persona. La contenzione non è curativa. Serve solo a sedare. E si apre un circolo vizioso: se è sedato ha bisogno del pannolone, non si muove e deve prendere i lassativi”.
Voi prestate anche molta attenzione al numero di farmaci di cui fa uso ogni anziano.
“Quando una persona arriva si cerca di dare una ripulita. Gradualmente e secondo le indicazioni del medico”.
L’OMS allerta sulla quantità di farmaci dispensata agli anziani. Si arriva ai 13-14.
“Da noi, dove possibile, limitiamo a 5 il numero di farmaci. Massimo”.
La figura centrale di una RSA è l’Oss, personale che deve essere formato. Sulla base della filosofia che regge una struttura. Con una filosofia come la vostra credo debba essere responsabilizzato, capace e legittimato a prendere decisioni al suo livello. Non secondo solo il principio dell’autorità e dell’ordine come nelle caserme.
“Quando sono partiti nel 2011 i nostri predecessori iniziarono anche col gruppo Alzheimer E fu contatta Letizia Espanoli per dare una formazione al personale. Una studiosa che veniva qua perché c’era qui il padre. Lei ha vissuto questa casa in tutti i suoi risvolti. Da studiosa e da familiare”.
Cosa deve imparare il personale, quale la vostra filosofia?
“Un nuovo tipo di approccio all’inizio fu proposto al personale dedicato agli ospiti con demenza. Ma si capì poi che doveva essere allargato a tutto il personale dell’assistenza. La formazione anche quest’anno l'abbiamo portata avanti con la professoressa Espanoli: siamo stati indicati con la Civica di Trento quali strutture pilota per rivedere le pratiche e la filosofia del trattamento dei pazienti con demenza. Un rafforzamento del know how del personale. I nuovi vengono subito coinvolti con la nostra filosofia: non ci sono contenzioni, risveglio naturale, empatia e sintonia con le persone per cogliere gli aspetti particolari di ognuno. Viene fatto un lavoro di ricostruzione della storia della persona per poter comprendere determinati atteggiamenti - raccolta biografica la chiamiamo. Niente caserme, ognuno ha le sue caratteristiche, si parte dalla singola persona. Anche nel momento della consegna ai colleghi di chi stacca dal servizio: non viene scritto solo 'ha mangiato, ha la febbre', ma anche 'oggi abbiamo cantato una canzone'. Così succede che un ospite sempre silenzioso e assente, con l’Alzheimer, reagisce, gli hai risvegliato qualcosa”.
I problemi: scarsità di personale (gli Oss scappano, nella Sanità pubblica dove sono pagati di più) e c’è l’esigenza di far quadrare i bilanci in anni in cui la politica mira al rientro dalle spese di Welfare.
“Noi per l’assistenza siamo a posto: 87 posti letto e al momento 82 ospiti. Ci sono dentro 16 posti della casa-soggiorno, persone autosufficienti che hanno scelto di stare con noi. Abbiamo anche un fisico toscano che ha più di 90 anni: gira in macchina, continua i suoi studi. Gli abbiamo ritagliato un piccolo laboratorio”.
Il costo?
“Per un autosufficiente sono 48.50 euro al giorno, la retta alberghiera. Come personale abbiamo un'ottantina di persone in dotazione organica, più una ventina a tempo determinato. Finora abbiamo tutto il personale necessario. Troviamo gli Oss, abbiamo trovato gli psicologi e una terapista occupazionale. Una figura che è difficilissimo trovare”.
C’è una ragione, immaginiamo, del fatto che voi troviate il personale ed altri fatichino.
“Cerchiamo di far venire le persone a vedere la struttura e come lavoriamo. Qui uno ha anche il vantaggio di lavorare in uno splendido paesaggio. E la struttura è bella. Poi il nostro approccio con gli ospiti, per un lavoratore abituato ai ritmi della caserma… La cosa bella di un Oss è che qui ritrova il senso del suo lavoro. Anche rispetto a un ospedale dove le persone vanno e vengono. Senza retorica si può parlare di famiglia allargata. Stiamo comunque cercando 2 infermieri che in tutta Italia stanno diventando merce rara. Abbiamo messo a bando 2 posti e ricevuto 1 domanda”.
Non avete problemi di costi?
“Ne abbiamo. Cerchiamo di fare il possibile per risparmiare dove si può pur offrendo qualità. Aiutano anche gli ospiti con retta a libero mercato e il costo sostenuto dagli ospiti che scelgono una stanza singola. Cerchiamo di coniugare qualità e budget. Negli anni di Covid il contributo della Provincia ci ha aiutato… quest’anno le previsioni di bilancio non paiono negative. Naturalmente senza il contributo dell’ente pubblico saremmo in rosso. Con i posti per privati (16 alberghieri puri più una decina di posti RSA convenzionati a pagamento) prima del Covid li avevamo quasi sempre completamente coperti. Il Covid ha dato a noi e a tutti una mazzata in questo senso. Quest’anno è andato tutto bene e per diversi mesi siamo arrivati ad 84-85 sempre coperti. Sono belle entrate”.
Voi risparmiate anche sull’energia?
“Abbiamo il geotermico e pannelli solari. I miei predecessori hanno saputo guardare oltre. Quest’anno dobbiamo cambiare i serramenti e fare il cappotto all’edificio e anche questo avrà il suo riscontro sulle spese”.
Costate di più di altre RSA?
“No. Il nostro è un discorso diverso”.