RSA: per i vecchi continua il 41 bis
14 mesi di isolamento. Le bugie sull’apertura da parte di Provincia e Upipa
È una bugia che le Rsa, finanziate dalla Provincia e per un terzo dalle rette delle famiglie, abbiano aperto le porte alle visite dei familiari agli anziani. Dopo quattordici mesi di segregazione.
Sottoscriviamo l’accusa di un componente del Comitato Gruppo Rsa Unite del Trentino (non vuole far sapere il suo nome, come altri a cui ci siamo rivolti, e ciò testimonia su quali siano i rapporti tra famiglie ed istituzione, cioè Upipa): “Gli anziani in pandemia sono stati sanzionati col 41 bis, quello dei mafiosi. L’isolamento senza aver compiuto reati, senza condanne. Per i carcerati c’è l’ora d’aria, per i vecchi no”.
Oggi gli anziani sono stati vaccinati, e così dovrebbe essere, per decreto del presidente del Consiglio Draghi, per coloro che nei “ricoveri” lavorano in prima linea. Invece, ciò che è accaduto dopo il Dpcm del ministro Speranza sulle riaperture e le conseguenti linee guida per le Rsa divulgate dal dirigente generale del Dipartimento Salute della Provincia Giancarlo Ruscitti il 26 aprile è stato che… aprono ristoranti, cinema, palestre, sono aperte le scuole, ma le Rsa hanno solo tolto il plexiglass che divideva l’anziano dal parente lasciando i tempi contingentati. Provvedimenti ridicoli e “colpevoli” a questo punto: mezz’ora una volta, raramente due, alla settimana (poche Rsa prevedono tempi più elastici per incontri in giardino), con “ricoveri” che permettono solo visite ogni 15 giorni; mentre prima della pandemia erano aperti a tempo pieno. Non uno sfizio ma, parola di scienziati, un aspetto fondamentale per la salute mentale e fisica dei vecchi.
Qualcosa non va nel sistema assistenziale trentino. La prima cosa è che non si sa chi comanda. Nella realtà le direttive le sta dando Upipa, semplice associazione di categoria delle case di riposo, finanziata dalla Provincia. Più volte, durante la pandemia, le decisioni del ministero della Sanità e, a ricaduta, della Provincia sono state disattese. A partire dal marzo 2020 quando l’evanescente assessora alla Sanità Francesca Segnana dichiarava possibile l’entrata di qualche parente una volta alla settimana nelle case. A ragione o a torto fu la presidente di Upipa Francesca Parolari a dire no.
Nell’estate 2020 il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva suggerito di portare all’aria aperta, dopo mesi, gli ospiti anziani e/o con handicap: indicazioni disattese ed Rsa a porte sprangate. “Non si esce, è pericoloso” diceva Upipa. E solo qualche istituto aveva cercato di permettere l’ora d’aria agli ospiti.
Parolari è la stessa persona che nel marzo del 2021 si è dimessa dalla presidenza, affermando l’inaffermabile: che si era sempre spesa per l’apertura ai parenti. “Stridono fino a far male – dicono quelli di Rsa Unite – quelle dichiarazioni. Parolari vuole dare un’immagine diversa di sé mentre gli anziani continuano ad essere reclusi e confinati, anche dopo 14 mesi”. Il Gruppo è presente in 40 delle poco più di 50 Rsa trentine.
Alle migliaia di parenti degli anziani chiusi nelle Rsa, in questi 14 mesi sono state opposte, a scaricabarile, le decisioni di più entità: il debole assessorato alla Sanità che mette gran parte dei soldi, l’Azienda Sanitaria motore del sistema di salute ed Upipa, che ai Comitati pare il vero dominus della situazione. Una sola cosa, delle tante dette dell’ex presidente di Upipa condividiamo: “È necessario un profondo ricambio, l’ingresso nel sistema di persone competenti, coraggiose e responsabili che prendano in mano le Apsp e l’Upipa e le ricollochino nel posto in cui per la loro storia meritano di stare”. Ma questa affermazione, contraddittoria rispetto a comportamenti precedenti, è stata smentita dalla nuova presidente di Upipa, Michela Chiogna, eletta all’inizio di maggio 2021. In una delle ordinanze del ministro Speranza delle ultime settimane è prevista anche la possibilità del ritorno a casa per qualche tempo degli anziani “confinati”, dopo una campagna battente di vaccinazioni. “Un aspetto molto interessante – ha sottolineato Chiogna – a cui non avevamo pensato. Ci possiamo lavorare, anche perché andiamo verso i mesi estivi”. Dimostrando come di fatto l’Upipa, vecchia e nuova presidenza, catapultate lì dalla vecchia politica più che dalla selezione meritocratica, sia giunta impreparata, dopo tanti mesi di chiusura delle Rsa, al momento della riapertura. Disorganizzata, con protocolli rigidi. E in rotta da tempo con i comitati di familiari e con gran parte del personale.
Non si vogliono testimoni
Poca trasparenza nel sistema. Non si sa nemmeno quanti siano stati gli anziani morti per Covid nelle Rsa. Non si trattano i parenti come stakeholder, cioè portatori di interessi nel settore. “Anzi, l’occhio dei familiari dà fastidio. – dice il figlio di un’ospite della Civica di Trento – I parenti, che costituiscono una risorsa per l’assistenza, devono stare fuori. Non si vogliono testimoni”. Col risultato che la mancanza di contatti con i familiari si è trasformata per gli anziani in una delle due ragioni principali della mortalità per Covid: il virus e la depressione, lo scemare del senso della vita, la voglia di lasciarsi andare del vecchio. Un’eutanasia mentale.
L’isolamento ha ucciso quanto il virus. Si doveva fare meglio, specie negli ultimi mesi, e si dovrà fare meglio da subito. Colpevole, oltreché ridicolo, togliere solo il plexiglass.
Ecco l’opinione di Giordana Gabrielli, familiare e infermiera che ha lavorato per anni per il Centro di salute mentale: “Gli anziani sono stati protetti all’inizio, si sono attivate tipologie di protezione che ora però hanno poco senso. Gli ospiti delle Rsa sono stati in gran parte vaccinati e si continuano a mantenere queste limitazioni e questa mancanza di diritti. Mancanza di rispetto dei diritti fondamentali della persona”.
Si apre tutto, diciamo noi, ma i diritti degli anziani continuano ad essere negati. Non possono decidere per se stessi, pur maggiorenni ed ora vaccinati, e la segregazione continua anche nei mesi (come l’estate scorsa e speriamo non quella alle porte) in cui il pericolo di infezione è basso.
“Queste persone devono recuperare subito le loro relazioni, i loro rapporti sociali e deve finalmente iniziare un lavoro appropriato di cura”. Gabrielli si sta riferendo anche alla figura dello psicologo (ricordiamo che anche la fisioterapia ed altre pratiche sono state sospese, per tempi più o meno lunghi in varie Rsa): “Nel dicembre 2020 si è prevista, per volere della Provincia, la figura dello psicologo in Rsa. Alcune ne disponevano, altre devono farvi fronte”. Ma la norma doveva essere emanata prima, ai tempi della prima ondata di Covid.
Upipa è giunta in crisi ed impreparata all’appuntamento col Covid. Come tanti. Ma finora stenta a riprendersi. “C’è poco personale. – dice un signore dei Comitati che in Rsa ha la moglie – Si deve aumentare il personale Oss e infermieristico. Ma come fare? Sai, i presidenti di Rsa possono guadagnare fino ad 8.000 euro lordi al mese. E a marzo c’è chi ha ricevuto 7.000 euro come ‘premio di produzione’. Per la gestione della fase Covid e la grande moria di anziani?”. Ci sono state prese di posizione durissime in alcune Rsa dopo che è saltata fuori la notizia del premio. Un direttore può guadagnare 100.000 euro lordi all’anno. Di fronte ai 1.200-1.400 euro al mese di un - ma sarebbe meglio scrivere una - Oss.
Giordana Gabrielli vuole essere positiva: “In dicembre l’Apss ha introdotto per tutte le Rsa la figura del direttore sanitario e sta cercando di qualificare maggiormente le aziende nell’ambito sanitario. Sarà di supporto alle Rsa per formare gruppi di lavoro entro giugno. Ed entro dicembre in Upipa sarà obbligatoria dappertutto la figura dello psicologo, a servizio del personale e degli ospiti”.
Se il personale non si vaccina
Ma c’è il problema della vaccinazione del personale di prima linea. Il governo Draghi ha stabilito che chi non vuole vaccinarsi debba essere rimosso, e addirittura allontanato dal lavoro se recidivo. Ma anche qui, niente trasparenza da parte del settore sanitario e Upipa: pare che il 25% del personale sanitario dell’Azienda provinciale non accetti la vaccinazione, percentuale che aumenterebbe al 30%-40% nelle Rsa, con punte del 50% in alcune realtà.
Che provvedimenti hanno preso Segnana, Ruscitti e Upipa? Gabrielli si chiede: “Sono stati promossi eventi formativi e colloqui con il personale a riguardo della vaccinazione? Ci sarebbe voluta una assoluta trasparenza da parte di Azienda e Upipa: colloquiare continuamente col personale. Lo avevamo chiesto come Comitato. Bisogna accettare i dubbi di queste persone. Discutere con loro ed accettare le giuste richieste. Solo poi si potranno applicare le direttive di Draghi”. Cioè allontanando dalla prima linea chi non si vaccina. Cosa peraltro impossibile oggi, data la fuga continua verso l’Apss da parte di Oss e infermieri, pagati poco dalle Rsa.
Oggi i parenti in visita ai familiari devono fare un tampone entro le 48 ore. Gabrielli: “Alcune Rsa hanno dato subito la loro disponibilità alla prenotazione gratuita dei vaccini, ma varie devono ancora organizzarsi e i familiari devono pagarsi il tampone settimanale”.
Bisogna ripartire e farlo subito, iniziando con la trasparenza, “riconoscendo un ruolo di protagonisti all’ospite e ai familiari, riaffermando il ruolo centrale – termina Gabrielli – di chi lavora nelle residenze. E la riconoscenza verso il personale diventi anche offerta di percorsi formativi, di sperimentazioni, accompagnate da un dovuto riconoscimento economico”.