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QT n. 12, dicembre 2022 Trentagiorni

Nuovo ospedale di Fiemme: assurdità e improvvisazioni

Un progetto balordo, una smaccata speculazione, la privatizzazione della sanità: eppure Fugatti vuole andare avanti

Già oggi, e siamo solo all’inizio, la storia del prossimo ospedale di Fiemme meriterebbe una rappresentazione teatrale come sapeva fare Dario Fo. Grazie a un feroce sarcasmo, a una lucida ironia, verrebbero alla luce le sospette improvvisazioni di chi guida la Provincia, forse il collateralismo con i poteri economici, il servilismo della burocrazia dell’Azienda sanitaria provinciale, la debolezza culturale degli amministratori delle valli di Fiemme e Fassa.

Cosa c’è di nuovo? Il NAVIP (Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici) ha espresso parere positivo alla costruzione del nuovo ospedale. Fugatti ha nuovamente incontrato i sindaci di Fiemme e Fassa, ma senza risultare esplicito nelle sue intenzioni. L’Azienda sanitaria provinciale si è permessa di convocare il personale medico dell’ospedale di Fiemme per illustrare le magnificenze del progetto di partenariato privato avanzato dalla Mak Costruzioni. E a fine novembre la Giunta Provinciale ha dichiarato l’interesse pubblico dell’opera.

Oggi si dispone di una sola certezza. Seguendo la procedura del 2018 come costruita dalla giunta di Ugo Rossi, oggi i lavori dell’ospedale sul luogo del vecchio sarebbero in stato di avanzamento e sicuramente terminati in vista dell’appuntamento delle Olimpiadi invernali 2026. Oggi, a fine 2022, invece non si conosce un progetto sul quale confrontarsi: si naviga a vista e soprattutto nella più totale segretezza. Una segretezza che non viene mantenuta dai dirigenti dell’Azienda Sanitaria. Non solo si sono permessi di presentare ai dipendenti,il progetto della Mak costruzioni prima che qualunque ente pubblico abbia ancora approvato una traccia di deliberazione. Ma è anche evidente che dall’interno dell’Azienda del personale improvvidamente zelante abbia passato a Mak costruzioni il progetto di dettaglio del 2018. Stessa planimetria, stesse estensioni in metri quadrati dei vari reparti, stessi servizi offerti. Un progetto preso di peso da mezza costa e trasferito nel fondovalle. E poi modificato nella lunga attesa, sempre priva di trasparenza, delle decisioni di NAVIP. Passaggi, questi, che sommati ad altri ancora attireranno approfondimenti di altre istituzioni.

La Toresela di Mezzolombardo

Meglio sorvolare sulle deboli osservazioni di un antico medico chirurgo, insensibile da sempre ai problemi ambientali, Claudio Eccher.

A preoccupare devono essere piuttostole dichiarazioni della sindaca di Predazzo Maria Bosin, che ha sposato la causa dell’ospedale in fondovalle, affiancata dal silenzio opportunistico di altri suoi colleghi.

Maria Bosin è sindaca in una valle che ha subito danni continui dovuti ai cambiamenti climatici: frane, Vaia, bostrico, siccità. E poi una siccità estiva che ha portato i torrenti della valle ai minimi storici. Nonostante questo, ci sono ancora amministratori pubblici che sostengono logore e improvvide politiche di consumo del suolo. Suolo pregiato, pane per gli allevatori della valle che da anni devono acquistare il 50 per cento della fienagione in Veneto.

Ora Maurizio Fugatti è uscito allo scoperto. Ha deciso che l’ospedale progettato da privati, in totale assenza di programmazione urbanistica e analisi sulla sicurezza, sociale e paesaggistica, si può fare. Nonostante non si sia mai emanato un bando di concorso, un accenno di gara.

Mentre i comitati si organizzano, si spera venga aperto un confronto serio nei singoli comuni per demolire le fantasiose dichiarazioni dei sindaci di Fassa e Predazzo riguardanti il “caotico traffico in Cavalese”. Argomento più che valido, a loro dire, per sostenere la scelta dell’ospedale sui magnifici prati del fondovalle. Eppure da Masi di Cavalese all’attuale ospedale si impiegano, anche a ferragosto, cinque minuti, cinque. Questo offre oggi la realtà amministrativa delle valli dell’Avisio