Ospedale di Fiemme: un progetto improponibile
… e ora è indispensabile una commissione d’inchiesta
La proposta di costruire un ospedale nuovo nel fondovalle di Fiemme in partenariato pubblico-privato presentata da Mak-costruzioni in veste di capofila di un raggruppamento temporaneo di imprese con Dolomiti Energia Solutions e a livello finanziario Banca Intesa San Paolo, sta subendo un pesante logoramento che coinvolge in modo diretto il Presidente della Provincia Fugatti, a tutti gli effetti sponsor dell’iniziativa.
Grazie all’audizione in IV Commissione provinciale di alcuni interlocutori istituzionali, fra i quali il sindaco di Cavalese Sergio Finato, ora si hanno delle certezze che fino a ieri rimanevano ipotesi. Tutte inquietanti. Ad essere benevoli, lo leggerete, siamo nel cuore di un percorso disegnato da dilettanti arroganti, a partire dagli imprenditori, per poi passare ai sensali di valle e direttamente a Fugatti.
Nel corso del 2019 si è formalizzata la permuta dei terreni del vivaio forestale di Masi a Cavalese dalla Provincia alla Magnifica Comunità di Fiemme. Fin da subito, già nel dicembre 2019 e a gennaio 2020, l’allora Scario della Magnifica Comunità Giacomo Boninsegna con il sostegno aperto di Silvano Grisenti, il potente assessore provinciale all’epoca della “magnadora” trentina, chiedeva ai proprietari dei terreni confinanti di vendere a Mak Costruzioni. È anche emerso come Boninsegna sul tema avesse avuto un incontro tenuto segreto con i vertici di Piazza Dante. È poi bene ricordare come Grisenti abbia subito una condanna definitiva a un anno per corruzione, truffa aggravata e tentata violenza privata (2015), condanna che lo portò alle dimissioni da consigliere provinciale.
Oggi Grisenti è tornato sulla scena politica come presidente di Progetto Trentino, partito che esprime in Provincia il vicepresidente e assessore all’Ambiente Mario Tonina, che nella vicenda dell’Ospedale, mescolando i due ruoli (politico di maggioranza e rappresentante della Mak), ha un ruolo molto attivo: come emerso nell’audizione della Commissione, nel gennaio 2020 egli contattava anche un funzionario del Comune di Cavalese (allora guidato da Silvano Welponer). Sono passaggi che andranno tenuti presenti.
Dalle testimonianze rese in Commissione emergono altre situazioni raccapriccianti. Il Presidente della Magnifica, assieme ad altre persone, sapeva tutto fin dal 2020: hanno tutti taciuto, come hanno più volte ribadito, perché il silenzio era stato loro imposto da Fugatti. Nonostante l’importanza del tema, l’emergenza per Fiemme di avere un nuovo ospedale atteso da vent’anni, questi rappresentanti istituzionali non hanno trasferito ai loro cittadini alcuna informazione; Boninsegna ha atteso l’estate 2020per informare i regolani in Magnifica, per poi, sempre tardivamente, doversi dimettere.
Solo nel marzo 2021 la Mak Costruzioni ha depositato il progetto del nuovo ospedale in Provincia per portare il NAVIP (Nucleo di analisi degli investimenti pubblici) ad esprimere una valutazione sulla sostenibilità dell’opera. Da quel momento, per oltre un anno, mentre la valle è scossa da un continuo dibattito, il NAVIP mantiene sul tema il silenzio più assoluto.
Fonti bene informate in Provincia sostengono che il silenzio del NAVIP sia imposto da Fugatti: ad oggi nemmeno i consiglieri provinciali vengono degnati di risposte nel merito del documento di assenso al progetto del NAVIP e delle perplessità e osservazioni lì contenute. Tutto questo alone omertoso rimane consolidato, nonostante l’attuale sindaco di Cavalese, Sergio Finato, chieda a Fugatti una presentazione pubblica del progetto, così come la chiedono, anche con manifestazioni pubbliche, il consigliere di maggioranza di Fratelli d’Italia Claudio Cia e i consiglier di opposizioneFilippo Degasperi (Gruppo Onda) e Alex Marini (5 Stelle) .
Sono dovuti trascorrere venti mesiprima che il NAVIP si esprimesse (la legge prevede 90 giorni; in qualche sede verrà pur spiegato il motivo del ritardo e chi lo abbia imposto). Arriviamo così al 28 novembre, quando la giunta provinciale approva la delibera di pubblico interesse dell’operazione di project financing. Significative le assenze in quella riunione di giunta: l’assessora alla sanità Stefania Segnana (giustificatasi con un impegno sulle famiglie, ma il cui marito è direttamente coinvolto nella Mak), Mario Tonina, espressione politica diretta in giunta del partito guidato da Silvano Grisenti e l’assessore tecnico Achille Spinelli.
La difesa pilatesca di Fugatti:
“Sul tema decidano i territori”
Come reagisce il presidente della Provincia al terremoto da lui alimentato? Riguardo Grisenti cerca di apparire lapidario: “Non conosco le questioni di cui si occupa”; in realtà fa l’ingenuo, Alice nel paese delle meraviglie.
Fragilissime anche le sue argomentazioni a sostegno dell’ospedale privato: non una parola sulle costosissime crisi delle strutture venete costruite in project financing, e poi una serie di deboli ulteriori motivazioni:
- oggi l’ospedale di Cavalese sul luogo dell’esistente costerebbe ben 82 milioni (quello privato 284, dei quali almeno 100 per la struttura priva della gestione);
- ricostruire mentre l’ospedale rimane operativo creerebbe problemi di compatibilità fra lavori edili ed efficienza dei servizi sanitari erogati;
- difficoltà di accesso, causa traffico, all’ospedale esistente (un ritornello insostenibile e fantasioso sostenuto da Fassa e Predazzo);
- non deciderà la Provincia, la decisione spetta alle tre valli.
I consiglieri Luca Zeni (PD) e Filippo Degasperi (Onda) sul tema avevano posto domande precise fin dall’estate 2020, ma non hanno mai avuto risposta, come da costume del Presidente e della sua invisibile e taciturna assessora. Ma come possano oggi esprimersi i territori risulta difficile da comprendere, visto che a tre anni dall’avvio del project financing non hanno potuto visionare una minima traccia di progetto. Stiamo parlando di alcuni dei referenti istituzionali di valle che ad oggi hanno obbedito ciecamente ad un invito incredibile del Presidente: mantenere il silenzio.
La Provincia ha violato ogni regola di trasparenza e di partecipazione. Certo è che le tre valli interessate, causa la decisione operata da Fugatti fin dal luglio 2019 (la cancellazione dal bilancio del fondo destinato al nuovo ospedale di via Dossi in Cavalese, come allora prontamente documentato da Degasperi), per oltre un decennio non vedranno partire i lavori di un nuovo ospedale. L’ultimazione dei lavori del progetto 2018 era invece prevista per l’autunno 2025, in tempo utile per l’evento olimpico del successivo inverno. Anche su questa emergenza, se si esclude Finato, i sindaci di Fiemme sono rimasti in silenzio. Fra questi emerge per superficialità il ruolo del Presidente del Consiglio delle Autonomie, Paride Gianmoena, che sembra più attento a preparare la sua candidatura alle prossime elezioni provinciali.
Il silenzio di Grisenti, l’autodifesa di Boninsegna, i cittadini basiti
Nel fiorire di infuocate polemiche rimane impresso il marchio del silenzio tenuto da Grisenti, comela denuncia per diffamazione (definita dal consigliere provinciale Pd Giorgio Tonini un atto intimidatorio) di Mak Costruzioni al consigliere Claudio Cia.
Esce invece allo scoperto l’ex Scario Giacomo Boninsegna con un’intervista apparsa su L’Adige: ”Con il senno di poi penso di essere stato un po’ imprudente”- cerca di spiegare il suo intervento presso i privati per spingerli alla cessione dei loro terreni alla Mak Costruzioni. Si addentra quindi nella incredibile richiesta di cessione dei terreni della stessa Magnifica, appena ricevuti dalla PAT, per destinarli alla Mak: “Gli venne richiesto nel dicembre 2019... da dirigenti della Provincia, se la Magnifica era disponibile a cedere, o meglio restituire i terreni alla PAT (permuta del febbraio 2019, ratificata nel dicembre 2019)”. In seguito era stato contattato da Mirko Pellegrini (titolare della Mak Costruzioni): ”Ho esitato e viste le successive smentite ho rinunciato a proseguire con i contatti”.
Una girandola su cui ci sarebbe molto da dire: nel 2019 i terreni sarebbero stati pagati 7-8 euro il metro quadrato (in quanto aree agricole di pregio, inalienabili), per arrivare in seguito – una volta di proprietà Mak - a una variazione della destinazione d’uso, col conseguente notevole incremento del valore in pochi mesi. Una furbata, tanto da portare l’astuto Cia in Commissione a definire l’intero percorso “uno squallore, lo sdoganamento di una folle speculazione”.
Mentre ancora Boninsegna afferma di non aver insistito, di aver fornito ai proprietari una banale planimetria e non il progetto, uno dei proprietari dei terreni interessati che mantiene l’anonimato aveva precedentemente affermato: “Boninsegna aveva detto che i terreni servivano subito, aveva poi portato un progetto ricco della nuova costruzione, della nuova viabilità con rotonde e servizi annessi. Quando ho chiesto a Boninsegna di indire una riunione con i proprietari si è arrabbiato parecchio, dicendomi di non sindacare le scelte della Provincia. Non vogliamo sentire volare una mosca, altrimenti quelli della Provincia se ne ricordano”. Affermazioni di cui rabbrividire.
Fugatti dovrà pur rispondere in qualche sede a una serie di domande. Dei funzionari provinciali si sono resi attori delle pressioni? A favore di quali interessi privati? Certi rappresentanti di istituzioni si sono ridotti al ruolo di sensali? La sola presentazione di un progetto in aree non previste nella pianificazione né comunale né provinciale, in assenza di una gara pubblica, è legittima? Oppure, riprendendo il commento dell’ex assessore Mauro Gilmozzi, “siamo in presenza di un obbrobrio amministrativo”? Con la giunta Fugatti, in cosa si è trasformata la Provincia autonoma di Trento, a quale ruolo si è ridotta una parte della dirigenza?
La valle è rimasta sconvolta nel leggere queste affermazioni. Non appena presa nota della convocazione da parte della Commissione consigliare della sanità di Cavalese dell’indizione di un’assemblea pubblica dove veniva illustrato il progetto del 2018, sei sindaci rompono il loro cementato silenzio con un documento. Più che una valutazione della drammatica situazione della sanità delle valli dell’Avisio è una difesa d’ufficio, uno scarico di responsabilità sulle ultime due giunte provinciali e un ulteriore attacco al sindaco di Cavalese e all’allora assessore all’urbanistica e ambiente Mauro Gilmozzi. Affermano che il progetto dello studio Ravagni-Morosini del 2018 (quello sul rifacimento dell’attuale ospedale) non è mai stato loro illustrato, che già allora alcuni amministratori (Predazzo, Ziano, val di Fassa) chiedevano una nuova collocazione del nosocomio, che la causa della loro assenza dal confronto è la mancata illustrazione da parte della Provincia dei due progetti. Lasciamo perdere poi il fango gettato su quanti in valle hanno avuto il coraggio di mantenere vivo il problema: il gruppo locale di Onda, i consiglieri di Fratelli d’Italia, l’amministrazione di Cavalese.
Contemporaneamente Mak Costruzioni investiva sui due maggiori quotidiani provinciali in una pagina a pagamento, che con povere argomentazioni cercava di spiegare la bontà della propria iniziativa.
La risposta è venuta in un’affollata assemblea a Cavalese, all’uopo convocata. Punto per punto ha ribattuto Mauro Gilmozzi, appena elettoregolano della vicinia di Cavalese: ha smentito l’assenza di confronto della precedente legislatura ricordando che il progetto del nuovo ospedale in via Dossi era stato sostenuto da tutti i sindaci fin dal 2013, come confermato in assemblea anche dall’ex presidente Ugo Rossi; ha motivato la contrarietà a nuove costruzioni nel fondovalle, per il rispetto delle aree agricole di pregio, i rischi idrogeologici presenti, gli impatti paesaggistici, la necessità di nuova viabilità.
Per come maturata tanta confusione, è chiaro che risulta urgente l’avvio di una procedura di studi impegnativa: un preliminare approfondimento dell’impatto socio-economico su Cavalese di una eventuale nuova collocazione del nosocomio, studi sulla incidenza del traffico e della mobilità, una valutazione aperta ad altre possibili opzioni, i costi per mettere in sicurezza la zona, il futuro paesaggistico e la qualità dell’offerta turistica di Fiemme.
Ma il passaggio forse più delicato è stato tracciato da un cittadino che in interventi sui quotidiani ha posto il tema della democrazia e del rispetto delle regole: la vicenda si è svolta in un clima omertoso, negando ai cittadini elementari forme di conoscenza, minandone la fiducia nella amministrazione pubblica e alimentando un clima di sospetti. Un bel risultato della giunta Fugatti.
All’assemblea erano presenti quattrocento cittadini, ma erano assenti sette sindaci di Fiemme su nove (presenti solo Cavalese e Panchià), tutti i sindaci di Fassa e Cembra. Assente Paride Gianmoenna presidente del Consiglio delle autonomie, come pure il consigliere provinciale di valle Pietro Degodenz, ormai schierato a sostenere l’attacco al fondovalle e il consigliere della Lega, il fassano Luca Guglielmi. Nel frattempo ci ha pensato la Lega di Fiemme e Fassa ad alimentare la confusione: tramite il suo consigliere Gianluca Cavada ha smentito l’operato del loro capo Fugatti e proposto il nuovo ospedale in destra Avisio.
Dove? Accanto a una discarica non ancora bonificata. Le solide argomentazioni? Il versante è esposto al sole e supera il limite dell’ombrosità dell’ex vivaio forestale. Afferma il sensibile consigliere: si potrebbe dare il via ad una comunità energetica.Non se ne sarà accorto, ma sul tema Cavalese è all’avanguardia.
Gli altri problemi
Al di là della struttura ospedaliera, le valli dell’Avisio devono affrontare contemporaneamente altri problemi legati alla gestione della sanità, problemi ai quali Segnana e Fugatti non rispondono se non con dei balbettii. Come affrontare il problema della scarsità del personale infermieristico e medico? La loro riposta nel recente passato era stata all’insegna della smaccata improvvisazione: uno skipass stagionale.
Nell’ospedale sono stati portati macchinari nuovi: in radiologia la risonanza magnetica e gli strumenti per la mammografia. Macchine costose, che rimangono imballate, perché non c’è personale sul quale investire. Come del resto è stato soppresso il servizio di endoscopia gastrica e digestiva e la colonscopia, eccellenze attive e apprezzate fino a pochi mesi fa.
Così iresidenti delle valli sono costretti a fare i pendolari fino a Rovereto o ad Arco. O a ricorrere alla sanità privata, nel bellunese come nel veronese. Per Fugatti e Segnana meglio discutere a tempo perso di strutture murarie invece che investire nel potenziamento dei servizi, del territorio, e nel rendere efficiente quanto ancora, grazie all’impegno severo del personale medico e infermieristico, funziona.