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QT n. 9, settembre 2021 L’editoriale

Cittadini e istituzioni, reciproca perdita di credibilità

Circonvallazione e Nuovo ospedale di Trento: due casi opposti, in cui i cittadini e le istituzioni diffidano l'uno dell'altro.

“Sono rimasto un po’ scottato da ipotesi cospirazioniste sulla circonvallazione ferroviaria” confessa il sindaco Ianeselli, spiegando di non cedere “alla teoria del complotto” sulla vicenda del NOT.

La frase del sindaco di Trento ci sembra emblematica della frattura che si sta delineando tra una porzione non indifferente di cittadini da una parte, e tecnici, scienziati e politici dall’altra. È il tema che avevamo già posto in un precedente editoriale (sul numero di giugno “No vax: non è solo colpa loro”, peraltro contestatoci appunto dai No-Vax). E riguarda la credibilità e reciproca fiducia tra istituzioni e cittadini variamente organizzati.

Sui No-Vax, sull’appannamento della credibilità anche della scienza, e per converso la crescita in rete di narrazioni del mondo personali, arbitrarie, quando non fomentate da mestatori per gioco o per professione, abbiamo già molto scritto. Possiamo solo rilevare come, giunti al dunque, i No-vax duri siano una esigua minoranza; la popolazione, magari con qualche riluttanza, preferisce seguire le indicazioni delle istituzioni, anche perché confortate da esiti inequivocabili (meno ammalati e molti meno morti), almeno per chi non creda al Grande Complotto Globale che riesce tutto a mistificare.

Quello però che a noi qui interessa, sono le premesse e le conseguenze culturali di queste contrapposizioni, che ci sembrano esemplarmente rappresentate nei temi locali toccati da Ianeselli: la circonvallazione e il NOT. Andiamoli a vedere.

Sulla prima in effetti si registra il crescere di varie ostilità anche poco comprensibili. Si lamentano i rumori, polveri, vibrazioni prodotti da cantieri aperti per anni.

Ma tutti i lavori portano dei disagi, anche la ristrutturazione del bagno, quello che conta sono i benefici; in ogni città medio-grande capita che si scavino gallerie e si interrino metropolitane, si dovrebbe invece mantenere il caos viabilistico? Si denuncia che Trento Nord non potrà sopportare il passaggio di 400 treni merci al giorno: cosa si vuole invece, 20.000 Tir al giorno? Oppure cassare la circonvallazione, e così far sorbire i 400 merci anche al centro città?

Potremmo continuare. Insomma, se le contestazioni possono servire per migliorare il progetto (ad esempio prolungare a nord il tratto interrato, se ci sono i fondi) e richiederne un’ ottimale esecuzione, sono positive, anzi doverose. Se invece mirano a lamentele pretestuose che mai uno farebbe per lavori in casa propria, oppure a menare il can per l’aia in nome del No-Tutto, come ad esempio la proposta di tornare alla circonvallazione in Destra Adige, cassata per mille ottimi motivi 15 anni fa, allora il protagonismo dei cittadini diventa negativo. Perché questo ci sembra il tema, che pare aver scoraggiato anche il sindaco di sinistra: i cittadini che si riuniscono, si informano, discutono, dovrebbero costituire un valore aggiunto nella gestione della comunità, un momento di proposta e di controllo. È la democrazia, bellezza. Però a volte non funziona come dovrebbe.

Diverso il caso del NOT, di cui parliamo estesamente da pag 8 in poi. Qui Ianeselli sbaglia in pieno. Non si tratta di complotti, bensì della denuncia di ben 12 studi tecnici di come il progetto del nuovo ospedale non sia conforme al capitolato d’appalto, alle leggi, alle norme, al buonsenso. E, aggiungiamo noi, sia stato affidato a un’impresa dai poco edificanti precedenti e dalle labilissime coperture finanziarie.

Allora, perché “il complotto”? La parola al sindaco non è uscita a caso. È chiaro che, se anche solo una parte di quanto denunciato è vero, è stato possibile solo grazie a una serie di gravissime omissioni da parte degli uffici provinciali addetti alla gestione e al controllo del più importante appalto del Trentino. Ianeselli si rifiuta di considerare questa ipotesi. E non tanto perché gli sia più comodo (si risparmia litigi con Piazza Dante) ma perché ormai non si fida di quanto emerge dalla società civile, preferisce fidarsi ciecamente dei comunicati ufficiali.

Questo è l’altro corno del dilemma: le istituzioni che diffidano dei cittadini, anche quando sono dei tecnici che si firmano e sottoscrivono con i timbri dei loro uffici. Quasi che per le istituzioni, la società civile - soprattutto quando critica un potere pubblico - non possa essere animata da persone che hanno a cuore il bene comune, bensì da venduti (in questo caso alla ditta concorrente) oppure da irragionevoli esagitati. È esattamente l’errore speculare a quello dei No-Vax.

Da questa distruttiva dinamica, dovremmo cercare tutti di uscire.