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QT n. 6, giugno 2020 Servizi

PEBA: per eliminare le barriere

Il Comune di Trento chiede ai cittadini di segnalare le loro esigenze di mobilità.

Carlo Nichelatti

Il Dipartimento dei lavori pubblici del Comune di Trento ha avviato il PEBA (acronimo di Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), per ora soltanto per i quartieri di Oltrefersina, San Giuseppe e Santa Chiara.

Il piano, già attuato con successo in altre città come Brescia e Verona, si propone di garantire la massima mobilità possibile a persone con disabilità e di istituire una banca dati per la programmazione annuale degli interventi.

Si compone di tre fasi: la prima, in cui si trova attualmente, è l’analisi dello stato di fatto, la seconda è la definizione degli interventi e l’ultima sarà la programmazione e l’esecuzione dei lavori.

Con lo slogan “Insieme rendiamo Trento sempre più accessibile”, nella prima fase il Comune chiede la partecipazione dei cittadini, non solo disabili o associazioni, per segnalare entro fine giugno ostacoli e barriere mediante compilazione del modulo reperibile sul sito del Comune.

Un percorso accessibile non solo favorisce l’inclusione dei disabili ma è un beneficio per tutti: basti pensare ad un anziano col bastone, a una mamma col passeggino, al turista con un trolley, al commerciante con un carrello...

Un tecnico, per quanto dotato di empatia e professionalità, non è in grado di comprendere fino in fondo le esigenze di chi vive quotidianamente una difficoltà motoria e l’importanza che può avere un particolare apparentemente insignificante.

Parliamo del parcheggio selvaggio di bici o automobili sui marciapiedi, di siepi sporgenti, cestini dei rifiuti, pali segnaletici o dell’illuminazione in mezzo al marciapiede, buche o terreno sconnesso, cartelli o altri gadget esposti dai negozianti all’esterno per pubblicizzare la propria attività, scivoli troppo ripidi o barrierati da uno scalino, tombini con bordo eccessivo, semafori privi di segnali acustici per non vedenti, eccetera.

Al cittadino verrà chiesto, oltre alla descrizione accurata della barriera e all’indicazione precisa della sua posizione, la via, il numero civico o altro riferimento, come ad esempio “sotto il semaforo”, “vicino al punto di raccolta rifiuti”, “di fronte all’ingresso dell’edicola”... e di fornire una possibile soluzione.

Nella seconda fase, prevista a settembre, le segnalazioni verranno verificate dai tecnici incaricati ed inserite in un data-base. Ne risulterà una sorta di censimento composto dalle schede di progetto per l’analisi e la programmazione degli interventi, nel quale verranno riportati anche eventuali servizi pubblici, la presenza di utenti con esigenze speciali, il traffico pedonale e veicolare, il tipo di percorso, la destinazione d’uso, le condizioni ambientali, se sono previsti altri tipi di lavori in zona e la presenza di mezzi pubblici, nonché la relativa proposta di miglioramento, con indicazione orientativa dei costi.

Questi dati forniranno una lista ordinata per priorità indirizzata ai politici, cui spetterà avviare l’ultima fase che prevede la programmazione e il reperimento dei fondi per gli interventi.

Finalmente, a trent’anni dalla legge numero 13 del 9 gennaio 1989 per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche e dopo le innumerevoli leggi susseguitesi nel tempo, qualcosa sembra muoversi. Dopo tante promesse deluse questa pare la volta buona per un vero e proprio “Universal design” per una corretta pianificazione urbana: non più con interventi “a spot”, a macchia di leopardo, a singhiozzo che rispondono a un’emergenza e talvolta eseguiti così malamente che la pezza risulta peggiore del buco.

È l’occasione per i cittadini di segnalare le proprie esigenze di mobilità e contribuire a rendere il quartiere e la nostra città, più vivibile e, per la politica, di disporre di uno strumento per realizzare concretamente opere attese da decenni; e l’opportunità di non deludere ancora i cittadini.