I grandi carnivori e la giunta silente
Non sono animali nocivi, ma rappresentano una risorsa importante ed anzi irrinunciabile per la biodiversità
“Quali colonne d’aria, sono gli uomini: se una cede, tutte le altre accorrono ad occupare e riempire il posto lasciato vuoto” (Leopardi in Zibaldone). Così è successo per i grandi carnivori in Trentino, sottratti per molti mesi al confronto pubblico.
Ma la vexata quaestio, se orsi e lupi siano un problema da “rimuovere” oppure una risorsa da tutelare, suscita emozioni e reazioni. Perciò, a dispetto dell’intenzione di gestire la faccenda esclusivamente nel conchiuso del palazzo, la gente ha dimostrato di volerne sapere di più: chi per un sentimento di timore, spesso attizzato ad arte, chi per difendere l’utilizzo, protratto negli anni, dei beni comuni più importanti e fragili (quali ad esempio la biodiversità e il territorio, connotato dagli elementi ecologici, biologici, antropologici) come fossero proprietà personali, per fini economici e privatistici; chi, infine, per un reale interesse per l’ambiente naturale e la fauna. A fronte di ciò, sono sorte iniziative di vario tipo, fra cui ricordiamo nel 2019 la seguitissima e qualificata serata organizzata dagli ambientalisti al Muse, in sostituzione della soppressa presentazione del “Rapporto grandi carnivori”. Fra i più attivi è da annoverare anche il gruppo consigliare del PATT il quale, frizzante nel nuovo ruolo di oppositore, ha gioco facile nell’approfittare dello spazio lasciato vacante dall’attuale assessora di riferimento (Zanotelli) e contemporaneamente nell’utilizzare le competenze del precedente assessore ad agricoltura, foreste, caccia, pesca e turismo, Michele Dallapiccola. Costui si presta volentieri al ruolo di showman: in vari incontri sul territorio, fra un ammiccamento e una battuta di spirito, conditi da qualche puntuto riferimento alla gestione poco felice dell’attuale giunta leghista, snocciola i dati sui grandi carnivori raccolti negli anni dal Servizio foreste e fauna. Da una parte si mostra solidale con gli allevatori, invocando la necessità di garantire il loro lavoro anche attraverso l’eliminazione dei selvatici, ma dall’altra avvalora l’importanza di rispettare le leggi, anche quelle della grande madre Europa. Un uditorio a tratti preoccupato (i messaggi più o meno subliminali per lungo tempo diffusi hanno portato ad avere poche informazioni, spesso confuse o falsate), ma silenzioso e attento, ha permesso il passaggio di notizie importanti: i lupi non sono stati introdotti, ma sono arrivati in Trentino da soli, trovando un territorio adatto alla formazione del primo branco e alla successiva diffusione (grazie all’incontro di Slavc, lupo balcanico di provenienza dinarica, con Giulietta, femmina di lupo italico); non sono animali nocivi, ma rappresentano una risorsa importante ed anzi irrinunciabile per la biodiversità; i famigerati “branchi”, non sono bande di delinquenti senza regole, ma sono “famiglie”, strutturate e ben definite nei ruoli (e, aggiungiamo, rappresentano un esempio di massima collaborazione fra i membri e protezione verso i cuccioli); non sono una specie che si replica all’infinito, ma anzi sono molto territoriali e difendono il loro territorio (che copre una superficie di molti ettari) da ogni nuovo arrivo, pertanto la colonizzazione porterà ad un numero limitato di famiglie, con un altrettanto limitato numero di membri; i risarcimenti nel 2019 sono diminuiti, scendendo a 35 mila euro, dimostrando chiaramente che le opere di prevenzione, quando ben attuate, evitano le predazioni.
Una serie di dati che portano a non comprendere i motivi della decisione dell’assessora Zanotelli di sospendere i lavori per la messa in opera di una recinzione anti predazioni già previsti e quantificati. Come non si comprendono i motivi della soppressione del progetto europeo per la mitigazione dei conflitti, fortemente e ripetutamente richiesto dalle associazioni ambientaliste che siedono al tavolo grandi carnivori, perché finalizzato a supportare agricoltori e allevatori, affinché l’impatto delle predazioni possa essere annullato, o quantomeno fortemente limitato, così da consentire la convivenza fra le attività antropiche e la presenza dei grandi carnivori, questi ultimi garanzia della biodiversità e di un ambiente naturale sano e di alta qualità.
Ivana Sandri, etologa