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QT n. 2, febbraio 2020 Trentagiorni

Da passo Rolle al Valles con gli sci?

Il ritorno di progetti di collegamento sciistici che sembravano chiusi negli archivi delle follie “sviluppiste” e cieche degli anni Settanta

Lago San Pellegrino

Le ormai prossime Olimpiadi invernali permettono il ritorno di progetti di collegamento sciistici che sembravano chiusi negli archivi delle follie “sviluppiste” e cieche degli anni Settanta. In Trentino se ne fa interprete Marino Simoni, ex consigliere provinciale del centro-destra e ora battitore libero, mantenendo comunque il timone sempre rivolto a destra.

In attesa che la sua terra, il Primiero, trovi un discreto azionariato disposto a sostenere il collegamento fra San Martino di Castrozza e il Passo Rolle, Simoni riprende l’idea di collegare il Rolle a passo Valles, incurante dei valori ambientali e paesaggistici ancora evidenti in Val Veneggia. Sottilmente sottolinea come i parchi naturali e le norme del rispetto ambientali siano solo volontà umane e come tali possano essere facilmente superate da altre scelte, ad esempio la valorizzazione economica del passo.

Il Simoni-pensiero viene subito sostenuto dalla presidente degli impiantisti nazionali, Valeria Ghezzi. Certo, ammette l’impiantista, prioritario deve rimanere il collegamento fra l’abitato e il passo, ma da consumata ambientalista quale giornalmente dimostra di essere afferma che è anche venuto il momento di abbandonare le auto nei trasferimenti in montagna.

Tale collegamento libererebbe la natura dall’increscioso spettacolo delle auto in prossimità di Val Veneggia, o sui due passi grazie ai veloci trasferimenti in quota prima verso Valles, poi verso Passo San Pellegrino e perché no, da lì riprendere l’aggressivo progetto che sosteneva un collegamento verso il bellunese (1980- 2000) fino ai piedi della Marmolada, Malga Ciapèla (QT, settembre 1999).

A risolvere i problemi del traffico ci pensa la tanto vituperata categoria degli impiantisti, unici innovatori nelle montagne italiane. In Trentino, come in Val Pusteria, a Cortina d’Ampezzo verso Val Badia, e ancora Arabba, e non soddisfatti verso l’area sciabile del Civetta, le idealità e le coerenze di questi soggetti non conoscono limiti. In pochi anni, approfittando delle Olimpiadi, ragionano Simoni e soci, Superski Dolomiti potrebbe passare da 1100 chilometri di piste a 1300, ridando dignità a zone marginali come appunto il Primiero o l’Agordino.

Nel presentarvi la proposta noi redattori ci scherziamo. Ma rimaniamo allarmati dalla arroganza, dal linguaggio, dall’assenza di rispetto e cultura che certi politici e imprenditori ormai utilizzano con sempre maggiore frequenza e superficialità.

A demolire queste fantasiose progettazioni deve intervenire l’ex assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi. Definisce la proposta Simoni “vecchio modello di sviluppo…un’idea fuori dal tempo”. E conclude: “C’è da aver paura, se questi sono gli anticipi della revisione del Piano urbanistico provinciale, chissà dove si andrà a finire”.

Solo tre ani fa il patron della Sportiva Lorenzo Delladio proponeva che la riqualificazione di Passo Rolle (QT n° 11 e 12 del 2017) passasse attraverso l’abbandono dell’industria dello sci con l’avvio di attività turistiche legate ai valori della natura. Una iniziativa scelleratamente bocciata dagli impiantisti del Primiero. Ora le ragioni di quella sconfessione sono chiare. Simoni non è personaggio che si lancia nel vuoto.

Qualcuno lo spinge, magari solo per sondare il terreno. Infatti, con la Lega al governo, ogni follia diventa possibile.