L’orso o la Pat: chi è “problematico”?
Gli orsi "problematici" si possono abbattere, stabiliscono i protocolli. Prima però ci sarebbero tante altre misure da prendere. La Pat fugattiana invece latita, si sveglia quando c’è da sparare, e dissipa un’eccezionale risorsa turistica, ecologica, d’immagine.
Con l’ulteriore cattura (la terza!) dell’ormai mitico M49 “Papillon” e l’attacco di Jj4 a un giovane carabiniere che passeggiava con morosa sul lungolago di Andalo, si è riacceso lo scontro tra la Giunta Fugatti e il mondo animalista. Scontro esacerbato dalla conseguente ordinanza fugattiana di abbattimento, peraltro sospesa dal Tar di Trento, che ha accolto il ricorso degli animalisti.
Diciamo subito che il tema della convivenza tra l’uomo e l’orso, per come appare sui mezzi di comunicazione, è molto male impostato. Senza voler assumere ipocrite posizioni mediane, ci sembra di poter dire che non risolvono, ma anzi aggravano i problemi, sia l’evidente strumentalità della giunta leghista, che crea e gestisce una campagna anti-orso e anti-lupo per mere finalità propagandistiche; sia l’estremismo di una parte secondaria ma rumorosa del mondo ecologista, che per principio ritiene intangibile la libertà e la vita di ogni animale selvatico. L’opinione pubblica, presa in mezzo ai due fuochi di sbarramento, appare interessata alla questione, ma al contempo disorientata.
Per meglio capire, partiamo da quello che dovrebbe essere un punto fermo, il PACOBACE, orrido acronimo per Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi. È una direttiva del Ministero dell’Ambiente, stranamente molto ben leggibile, emanata nel luglio 2008 ed aggiornata nel luglio 2015. Leggibile, dicevamo, ad onta del nome repulsivo, e che sprizza competenza e buonsenso in ogni suo capitolo.
Proprio per questo si pone il problema della convivenza orso-uomo, e in particolare quello dei comportamenti definiti “problematici” degli orsi. In termini realistici e chiari. E per non risparmiare sulla chiarezza, il documento allega una tabella che riportiamo, solo leggermente semplificata nell’elaborazione grafica in coda all'articolo. In essa, vengono elencati, in ordine di crescente problematicità, gli atteggiamenti dell’orso nei confronti dell’uomo e del suo habitat. Si va dall’”orso che scappa immediatamente dopo un incontro ravvicinato” (problematicità nulla) a “orso che si solleva sulle zampe posteriori durante un incontro” (problematicità minima) ad atteggiamenti sempre più confidenti e poi dannosi (per l’uomo) e infine pericolosi, il grado massimo è “orso che attacca (con contatto fisico) senza essere provocato”.
Questi gradi di problematicità sono 18, e ad ognuno viene associata una o più azioni di controllo e di intervento da attuare dalle Amministrazioni, anche attraverso apposite squadre di emergenza. Orbene, per i casi più gravi, dal numero 13 - “orso ripetutamente segnalato in centro residenziale o nelle immediate vicinanze di abitazioni stabilmente in uso” - in poi, è prevista anche la cattura con rilascio allo scopo di spostamento, la cattura per captivazione permanente, l’abbattimento.
Insomma, ha ragione Fugatti? Imprigionare e castrare Papillon, ordinare la soppressione di Jj4, sono cose opportune, anzi doverose? Diamine, lo stesso Pacobace, di cui gli ambientalisti si riempiono la bocca, prevede, sia pur “previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente”, la “deroga ai divieti di cattura o abbattimento”. In quali casi? “Al fine di contenere i conflitti con le attività antropiche nonché per motivi di sicurezza pubblica”. Fugatti sembra proprio avere ragione.
Invece no. Rossi, presidente prima di Fugatti, sbagliava, e ora Fugatti sbaglia ancora di più.
Il fatto è che nel Pacobace le azioni estreme sono un’ultima ratio, da utilizzare solo dopo che tutta una serie di altri provvedimenti non hanno dato esiti positivi. “È importante che le autorità competenti per la conservazione e la gestione dell’orso attivino azioni tempestive ed efficaci di prevenzione dei rischi per la sicurezza dell’uomo”, così come per i danni ad agricoltura e soprattutto allevamento. Ed ecco quindi che la nostra tabella prevede una serie di azioni, di molto antecedenti la soluzione finale: stalle adeguate, recinzioni elettriche, cassonetti dell’organico inattaccabili dagli orsi. Fino alle azioni “di dissuasione”: fucilate con proiettili di gomma e lanci di petardi per far capire all’orso troppo confidente che l’uomo è una brutta bestia pericolosa e che è meglio per lui starsene nel bosco.
Su questi aspetti parliamo con Vincenzo Penteriani, ricercatore in Asturia presso il CSIC (equivalente spagnolo del CNR), in particolare studioso degli orsi bruni della Cordigliera Cantabrica e del loro comportamento, come pure dei conflitti tra umani e grandi carnivori.
“In un’area come la vostra – ci dice - che ha ampi spazi dove l’orso può riprodursi e cibo abbondante per l’approvvigionamento alimentare, ma che al contempo è fortemente antropizzata, e dove dunque gli incontri e interazioni possono essere frequenti, è importante impedire che uno o più orsi diventino confidenti con l’uomo. Quindi una gestione adeguata dell’allevamento, tema noto da lungo tempo e risolto. Non rendere accessibili i rifiuti organici. Poi c’è il comportamento degli escursionisti.”
Vuol dire che le zone con l’orso vanno rese meno attrattive per il turismo?
“No, è esattamente l’opposto. L’orso è una grande attrattiva: nella nostra Cordigliera Cantabrica, ma anche in Slovenia, Finlandia, Spagna, Romania, Croazia c’è un turismo degli orsi molto sviluppato, paesini prima morti sono fioriti a nuova vita. Ma il turismo deve essere regolamentato: ci si deve muovere con un campanello anti-orsi, i cani rigorosamente al guinzaglio, i bambini tenuti vicini. Si deve – e si può - evitare l’incontro occasionale, inaspettato per l’orso. Più complesso è il caso delle orse con i cuccioli: quella è una situazione più delicata. Si muovono però in un’area limitata: nelle montagne cantabriche chiudiamo ai turisti quelle aree”.
Non saranno contenti gli albergatori...
“Qualcuno che protesta c’è sempre. Ma la maggioranza è d’accordo. Basta chiudere uno-due sentieri, gli altri rimangono aperti, il turista ecologico ama passeggiare dove c’è l’orso, anche se non se ne accorge (l’orso invece sì, e sta fermo, lo abbiamo rilevato molte volte con la geolocalizzazione). Si possono realizzare poi punti di osservazione strategici, a distanza minima di 500-1.000 metri in modo che non sia possibile alcuna interazione. Nella cordigliera ci sono zone in cui arrivano anche 200 persone ad osservare gli orsi in una valle, ci sono momenti dell’anno in cui sono molto visibili, tanto più con telescopi ecc.”
A noi ricorda il caso dei safari africani. Lì gli animali sono realmente pericolosi, ogni anno c’è qualche “incidente” causato in genere da imprudenze. Eppure il giro turistico economico è grandioso, tiene in piedi l’economia di interi paesi.
“Il problema dell’incolumità e della sicurezza assoluta va visto alla luce dei numeri, anche rispetto agli altri pericoli. Non è che le cadute in montagna o le valanghe frenino il turismo. E infatti pure sulle nostre montagne il turismo ecologico ha cambiato l’economia di alcune zone; e questo fa accettare l’orso; c’è stato uno sviluppo delle comunità locali, e mai penserebbero di sparargli. Poi noi teniamo a questo animale come tassello importante dell’ecosistema, della biodiversità, ecc, ma al sindaco di un paese non puoi fare questi discorsi; invece se vede che si è innescato un afflusso turistico notevole, i piccoli problemi che pur ci sono, scompaiono.”
Insomma, tenere agli orsi invece che sparargli, non solo è giusto da un punto di vista ecologico, ma anche economico. Il problema è, tornando ai nostri governanti “se a livello politico si intende risolvere i problemi, o se l’orso torna utile per definirsi identità politiche: lo abbiamo visto in diversi casi in Europa”.
Nel nostro caso: abbiamo linee guida realistiche e sagge stabilite dal Ministero in accordo con le regioni. Perché non vengono attuate? Come mai si saltano tutte le azioni preventive, le dissuasioni con proiettili di gomma, la chiusura delle aree delle orse con cuccioli, e si passa direttamente alla cattura e soppressione?
“Sì, l’abbattimento deve essere visto unicamente come opzione finale, quando tutta una serie di interventi non abbia sortito effetti – ci dice Filippo Zibordi, che come tecnico faunistico nel Parco Adamello Brenta ha seguito negli anni scorsi la gestione degli orsi - con una squadra di emergenza ben organizzata, si può prevenire l’insorgere della maggioranza di comportamenti problematici da parte degli orsi. Purtroppo la costante diminuzione dei forestali che seguono l’orso, iniziata con la presidenza Rossi e ora aumentata, dubito che permetta una gestione adeguata. E se le risorse per la gestione vengono invece spostate altrove, poi i problemi ci sono”.
In questi mesi abbiamo infatti visto un tam tam mediatico da parte della Giunta provinciale: i grandi carnivori – lupi e orsi – mettono a rischio l’incolumità pubblica: bisogna intervenire. Ma non con gli strumenti dissuasivi previsti dal Pacobace, bensì con gli abbattimenti. L’orso problematico – ci si scusi la digressione politica – è come l’immigrato spacciatore: non va dissuaso, va coltivato. Giustificherà il cipiglio feroce.
Che il giochetto sia però ormai un po’ troppo scoperto, lo evidenzia l’ultima sentenza del TAR di Trento. Che nel luglio scorso ha sospeso “per irragionevolezza, mancanza di proporzionalità e adeguatezza” l’ordinanza fugattiana di abbattimento di Jj4, l’assalitore del giovane carabiniere. È in proposito molto interessante la lettura che ne fa il numero uscito in questi giorni della Rivista Giuridica dell’Ambiente: “Il TAR ha colto l’esigenza di affermare che la gestione faunistica deve essere attiva prima che difensiva, per cui solo... la messa in atto di misure – previste dai piani – volte a favorire la convivenza tra plantigradi e comunità umane, e a prevenire la confidenza degli orsi, può impedire l’acuirsi, spesso cavalcato strumentalmente, di situazioni di conflitto”.
Un’aggressione ursina che metta a rischio “l’incolumità umana potrebbe legittimare una diminuzione di tutela dell’esemplare protetto, ma solo quando siffatta situazione non sia frutto non già dell’imprudenza del singolo umano, ma dell’amministrazione inerte nell’attuazione degli strumenti gestionali del Pacobace”. Cioè se un orso attacca un uomo non tanto perché l’uomo è imprudente, ma perché l’Amministrazione non ha fatto nulla per prevenire la situazione, allora l’orso rimane un esemplare protetto, non si può abbattere.
Vedremo se questa interpretazione della sentenza del TAR, che a noi pare particolarmente avanzata, troverà seguito nella giurisprudenza. E a seguire, finalmente, nella politica dell’amministrazione.
Orsi: comportamenti problematici e contromisure
- scappa immediatamente dopo un incontro ravvicinato
- si solleva sulle zampe posteriori durante un incontro
- si allontana dalla sua area di frequentazione abituale
- viene ripetutamente avvistato
- stazione in vicinanza di apiari, allevamenti di bestiame o capi incustoditi
- frequenta le vicinanze di case da monte e baite isolate
- viene ripetutamente avvistato a brevi distanze
- stazione in zone attraversate da strade e sentieri frequentati
- causa continui danni lontano da strutture abitate
- causa danni nelle immediate vicinanze di abitazioni
- si lancia in un falso attacco perché colto di sorpresa, per difendere i propri piccoli o per difendere la sua preda
- è ripetutamente segnalato vicino a fonti di cibo di origine antropica
- è ripetutamente segnalato in centro residenziale o nelle immediate vicinanze di abitazioni stabilmente in uso
- provoca danni ripetuti a patrimoni per i quali l’attivazione di misure di prevenzione e/o di dissuasione risulta inattuabile o inefficace
- attacca (con contatto fisico) per difendere i propri piccoli, la propria preda o perché provocato in altro modo
- segue intenzionalmente persone
- cerca di penetrare in abitazioni, anche frequentate solo stagionalmente
- attacca (con contatto fisico) senza essere provocato
Comportamenti dell'orso dal più sicuro al più pericoloso. Dal PACOBACE, Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi, emanato dal Ministero dell’Ambiente nel luglio 2008 ed aggiornato nel luglio 2015.