“Ex Post: Laurina Paperina, Rolando Tessadri, Luca Coser, Christian Fogarolli”
L’ADAC presenta... Trento, Galleria Civica, fino al 3 marzo
Fondato negli anni Ottanta con lo scopo di documentare l’arte contemporanea trentina, l’ADAC (Archivio degli artisti trentini) raccoglie attualmente materiale documentario - perlopiù a stampa - relativo a oltre 500 artisti attivi nel territorio trentino, così come ad artisti trentini attivi oltre i confini della provincia. Un progetto che nel corso degli anni, soprattutto su impulso del compianto Diego Mazzonelli, che dell’ADAC fu l’ideatore, ha dato vita a mostre, incontri e, tra il 1990 e il 1998, a una collana di agili monografie dedicate ai protagonisti dell’arte contemporanea provinciale.
Esattamente vent’anni dopo, il Mart rilancia l’idea di una serie di monografie volte a documentare i migliori esiti dell’arte contemporanea trentina, pubblicando una nuova serie della collana ADAC e allestendo in contemporanea una mostra negli spazi della Galleria Civica di Trento dedicata ai primi quattro giovani artisti presi in considerazione.
La prima monografia è dedicata a Laura Scottini, alias Laurina Paperina (1980), artista che con le sue personali un po’ in tutto il mondo (Cape Town, New York, Parigi, Madrid, Vienna, San Francisco, Lugano, Shangai, Bruxelles… e ci fermiamo qui) non ha bisogno di presentazioni. Spirito irriverente, profondamente intriso di (sub)cultura giovanile e immaginario pop, Laurina Paperina mette alla berlina con uno stile fumettistico le star del mondo dell’arte come del cinema, della musica e, recentemente, anche del web, anche attraverso l’utilizzo di videoanimazioni e installazioni. Oltre alle opere pittoriche, da qualche anno l’artista interviene direttamente su immagini preesistenti - cartoline, fotografie, manifesti cinematografici e altro ancora - creando interferenze, colpi di scena e rovesciamenti di senso, come ben avvertibile nelle numerose opere esposte.
Al caos dionisiaco di Laurina Paperina fa da contraltare il rigore apollineo di Rolando Tessadri (1968), esponente di una nuova generazione di pittura analitica che pone al centro le minime vibrazioni del colore, la musicalità monocromatica del colore che chiede, per essere intesa, la massima attenzione. La trama della tela, intrisa e poi alleggerita dal colore, è la pagina in cui si dipana un alfabeto a prima vista sconosciuto, ma che rapidamente ci seduce, fino a diventare familiare. L’essenzialità pittorica di Tessadri è scevra da ogni finzione, da ogni fattore altro rispetto a quello puramente e squisitamente pittorico; un’astrazione che trova consonanze in altri artisti trentini molto amati da Tessadri, come Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli e Gianni Pellegrini.
Alla stessa generazione di Tessadri appartiene anche Luca Coser (1965), le cui ricerche portano però decisamente in altri territori. Artista estremamente versatile, negli ultimi dieci anni Coser ha trasferito sulla carta e sulla tela le suggestioni provenienti da una moltitudine di fonti, segretamente private quanto apertamente pubbliche: visioni provenienti da romanzi, poesie, film come L’ultimo americano (1977) di Wim Wenders sono la materia prima da cui rielaborare in forma pittorica nuove iconografie rimodulate, in un’idea di nomadismo culturale che porta a nascondere per poi far riemergere elementi, frammenti figurativi da un ciclo di opere all’altro. Figurazioni, le sue, che rimangono spesso indecifrabili, costellate di tracce, rimandi, affermazioni e cancellazioni che rivelano la natura profondamente e intimamente intellettuale di Coser, artista che affianca all’attività pittorica quella di docente all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Il secondo under 40 a cui è dedicata una monografia e parte del percorso è Christian Fogarolli (1983), le cui ricerche travalicano il campo artistico per abbracciare anche psicologia e soprattutto scienze mediche. A quest’ultimo ambito rimanda ad esempio il ciclo Phantom Models, avviato nel 2015 e ispirato ai modelli anatomici del cervello umano creati sul finire dell’Ottocento dagli svizzeri Christoph Aeby e Adam Ferdinand Büchi.
I relitti del passato, persa la loro primaria funzionalità, diventano per Fogarolli materiali intrisi di rimandi e suggestioni su cui definire l’opera d’arte.
Fonti archivistiche, così come documenti fotografici, diventano così gli elementi-cardine su cui imbastire le proprie ricerche artistiche: così in uno dei suoi primi lavori, Lost Identities (2011), dedicato alla memoria di alcuni ex ospedali psichiatrici italiani, oppure il più recente Krajany (2018), legato ad alcuni pazienti trentini trasferiti nell’spedale psichiatrico di Bohnice, a Praga.