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In cammino verso l’utopia

La carovana dei migranti dall’Honduras, El Salvador e Guatemala verso gli Stati Uniti

Michela Giovannini

La rotta dell’immigrazione che, passando per Il Messico, va dal Centroamerica verso gli Stati Uniti, é tra quelle che registrano il maggior numero di persone in transito al mondo. Si tratta soprattutto di migrazione cosiddetta illegale, di persone che partono a piedi in cerca di una qualche opportunità di sopravvivenza, che scappano dalla violenza delle bande criminali, dalle scarse possibilità di impiego, dagli effetti devastanti della siccità. Sono soprattutto migranti honduregni, che fuggono da un paese che ha uno dei tassi di omicidi più alti del mondo e dove, secondo dati della Banca Mondiale, due terzi della popolazione vive in povertà.

Nel 2009 nel paese é avvenuto inoltre un colpo di stato (sostenuto dagli Stati Uniti, protagonisti di tante pagine infelici della storia latinoamericana), teso a mettere un freno alle politiche progressiste dell’allora presidente Zelaya. L’Honduras é anche un luogo maledetto per i difensori dell’ambiente e dei diritti umani, come testimonia l’assassinio di Berta Cáceres e di altri attivisti, soprattutto indigeni.

Normalmente i migranti che intraprendono il viaggio verso la terra promessa nordamericana cercano di non dare nell’occhio, consapevoli degli innumerevoli rischi che questo comporta. Si cerca di fare qualche tratto con la cosiddetta Bestia, il treno merci che attraversa il Messico, o con qualche altro mezzo di fortuna, o ci si affida ai coyotes, trafficanti di esseri umani che vengono pagati per fare attraversare illegalmente la frontiera fra il Messico e gli Stati Uniti.

Questa volta, però, sta avvenendo qualcosa di estremamente diverso: una carovana di persone ha deciso di dare visibilità al fenomeno migratorio, alla sua necessità ed inevitabilità, anche con l’intento di ridurre i numerosi pericoli che il viaggio individuale comporta.

Il 13 ottobre scorso un gruppo di 160 persone é partito da San Pedro Sula, in Honduras, con l’obiettivo di raggiungere gli Stati Uniti a piedi. Durante il cammino le fila della carovana si sono via via ingrossate, andando ad incorporare altre centinaia di migranti provenienti da El Salvador e Guatemala, che sono arrivati a costituire una folta schiera di diverse migliaia di uomini, donne, bambini e neonati decisi a raggiungere la parte più privilegiata del continente americano. Non si sa quanti siano esattamente: varie fonti parlano di una cifra compresa tra le 5 e le 7 mila persone, che dormono per terra, camminano sotto il sole cocente, mangiano e bevono quando e come riescono.

L’atteggiamento da parte della politica istituzionale dei vari paesi coinvolti é quantomeno ostile. Donald Trump ha affermato via twitter che nella carovana sono presenti criminali e “mediorentali sconosciuti” (anche se ha poi ammesso che non vi é alcuna prova di ciò) e che “sfortunatamente” la polizia messicana non é riuscita a bloccare la carovana alla frontiera con il Guatemala.

Già, la polizia messicana, che in Chiapas con i gas lacrimogeni ha tentato invano di disperdere una folla di persone disperate, provate da un viaggio estenuante, composta anche da donne incinte, bambini piccoli, anziani.

Il folto gruppo di migranti, dopo essere riuscito ad oltrepassare lo sbarramento della polizia guatemalteca alla frontiera ed aver sfondato le transenne di protezione, ha superato anche il tentativo di bloccarlo da parte della polizia messicana e sta proseguendo il suo cammino verso nord. Perché “non facciamo male a nessuno. Vogliamo solo un futuro migliore per i nostri figli”, come ha dichiarato ad Al Jazeera un uomo di Tegucigalpa di 34 anni che sta prendendo parte alla carovana.

All’ostilità dei governi si oppone fortunatamente la solidarietà di tante persone che incontrano la carovana lungo il suo cammino. Gente comune che regala acqua e cibo, oppure gruppi come quello de “Las Patronas”, un’organizzazione di donne attive nel dare supporto ai migranti nella zona montagnosa dello stato di Veracruz, che sta preparando l’accoglienza della carovana, dopo aver lanciato una colletta di viveri, capi di abbigliamento e prodotti per l’igiene personale.

Intanto la Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) ha espresso la sua preoccupazione per gli abusi e le violazioni dei diritti umani che si stanno verificando nei confronti della carovana. Raccomanda che gli stati coinvolti dal passaggio della carovana adottino misure tendenti a garantire i diritti umani dei migranti, in particolare il diritto a richiedere asilo da parte delle persone che necessitano di protezione internazionale. La commissione sottolinea inoltre il fatto che della carovana fanno parte persone in situazione di forte vulnerabilità, minori non accompagnati, anziani, donne in stato di gravidanza. Si chiede infine che vengano rafforzati i meccanismi di responsabilità condivisa per fare fronte alla situazione di queste persone che si sono viste costrette a migrare dai propri paesi.

Ma appare del tutto evidente la difficoltà che queste raccomandazioni vengano accolte, mentre la carovana continua il suo cammino disperato.

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Michela Giovannini è dottoressa di ricerca in sviluppo locale, è appassionata di America Latina, popoli indigeni, autogestione, lotte e resistenze politiche e sociali. Ha trascorso periodi di studio e ricerca sul campo in vari paesi. Messico e Cile sono i principali contesti in cui si sono svolte le sue ricerche, dedicate principalmente a varie tipologie di organizzazioni dell’economia sociale e solidale.

Ringraziamo Unimondo per la gentile collaborazione.