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QT n. 1, gennaio 2018 Trentagiorni

Dolomiti Unesco: un investimento in credibilità?

La Fondazione Dolomiti UNESCO è stata al centro dell’attenzione della sensibilità ambientalista durante tutto l’estate, ma in negativo. L’assessore Mauro Gilmozzi, sostenuto dalla direttrice Marcella Morandini, ha accusato l’ambientalismo di ideologismo e di “fare politica”. Dura la replica: che senso può avere un ambientalismo che non fa politica? Deve rinchiudersi nell’individualismo casalingo, o trasformarsi in testimonianza personale? E da chi viene la morale, da un personaggio che da 30 anni, cioè per tutta la sua vita professionale, ha fatto solo politica?

Il tutto è partito da una scandalosa manifestazione, il raduno dei quad tra Falcade e Moena, all’interno di aree protette da Natura 2000, a ridosso di due gruppi del patrimonio Dolomiti UNESCO, la Marmolada e le Pale di San Martino.

La Fondazione ha risposto alla SAT e a Mountain Wilderness, piccata, dicendo di non avere alcun potere di imporre vincoli.

La contro risposta è stata altrettanto determinata: allora non servite a nulla, siete solo una appendice del marketing turistico; non può essere che gli stessi soggetti che in Fondazione decidono linee guida tese alla protezione del patrimonio naturale, non appena rientrano nelle loro sedi (Provincia di Trento e Regione Veneto), decidano esattamente l’opposto. Meglio andare tutti a casa e sciogliere questo castello ipocrita.

Allo scontro sembrava non esserci via d’uscita. Invece nella riunione di Longarone del 21 dicembre la Fondazione e l’associazione più determinata, Mountain Wilderness, assieme ai CAI Veneto, Friuli, SAT e Alpenverein, hanno condiviso un approccio costruttivo, una mediazione. A Mountain Wilderness è stato affidato l’incarico di proporre delle linee guida che dovrebbero portare la Fondazione a condividere con Comuni, Regole, Regioni e Province autonome un percorso teso a strutturare un regolamento sulla gestione di manifestazioni come raduni di quad e motoslitte, manifestazioni motoristiche in quota, eliturismo e uso di mezzi a motore, comprese le biciclette da montagna e a pedalata assistita. Il tutto teso a garantire la vivibilità delle alte quote, la diminuzione della antropizzazione in aree particolarmente delicate, la gestione del traffico privato sui passi dolomitici. Un investimento in fiducia reciproca. Vedremo in tempi brevi quali saranno gli sviluppi di questo ulteriore impegno donato dal volontariato alpinistico alle istituzioni.